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Cosa cambia con l'accordo tra Russia e Cina sull'energia

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INTESA MOSCA-PECHINO

Cosa cambia con l'accordo tra Russia e Cina sull'energia

La Russia compie un nuovo passo avanti nel disegno di mettere in concorrenza Europa e Cina negli approvvigionamenti di gas. Tra gli accordi siglati ieri durante la visita a Mosca del presidente cinese Xi Jinping ce n'è anche uno che nessuno si aspettava arrivasse così presto: quello sulla cosiddetta Rotta occidentale, ossia il gasdotto Altai, destinato a “pescare” dagli stessi giacimenti siberiani che Gazprom utilizza per rifornirci.

Non è chiaro se il contratto, che segue di appena sei mesi il memorandum d'intesa (si veda Il Sole 24 Ore dell'11 novembre 2014), riguardi anche il prezzo del gas: anzi, è probabile che su questo punto - il più spinoso - russi e cinesi non siano ancora riusciti a mettersi d'accordo, altrimenti non si spiegherebbe perché nessuno ne abbia fatto parola. Su ogni altro punto della questione, tuttavia, sembra che l'accordo sia ormai vincolante. E per Gazprom sarà una carta importante da giocare nella partita con l'Antitrust europea, se è vero - come suggeriscono fonti vicine alla vicenda - che i russi sono decisi a trattare con Bruxelles, manifestandosi disponibili a fare concessioni su tutta la linea. Comprese le formule di prezzo usate nei contratti, per cui Mosca ha finora difeso a spada tratta l'indicizzazione al petrolio.

Potrebbe essere collegata alla partita a scacchi con la Ue anche l'annuncio, arrivato giovedì, di un accordo per consegnare in Turchia fin da dicembre 2016 il gas trasportato con il Turkish Stream: un gasdotto per ora costruito solo in minima (e imprecisata) parte, che però già preoccupa gli Stati Uniti, tanto che secondo il New York Times Amos J. Hochstein, inviato del dipartimento di Stato, ha esortato la Grecia a negare la sua collaborazione.

Negli accordi russo-cinesi che il ceo di Gazprom, Alexei Miller, e il vicepresidente di Cnpc, Wang Dongjin, hanno firmato ieri al Cremlino - sotto lo sguardo dei due presidenti, Putin e Xi - si stabilisce la rotta del nuovo gasdotto, che punterà dritto verso la Cina attraverso il Kanas Pass, senza passare per il Kazakhstan né per la Mongolia (una deviazione sgradita a Pechino). C'è inoltre la «cornice temporale» in cui verrà costruito, anche se la data di avvio non è stata resa nota, probabilmente perché legata alla firma del contratto definitivo. Inoltre, c'è già l'impegno formale per una fornitura «iniziale» di 30 miliardi di metri cubi di gas all'anno per trent'anni, che Mosca si dichiara disponibile ad ampliare e che si aggiunge ai 38 miliardi di mc che Pechino dal 2018 dovrebbe ricevere dalla Rotta orientale.

L'accordo per queste ultime - che era stato annunciato in pompa magna esattamente un anno fa - è già completo in ogni dettaglio, anche se molti dubitano che il progetto riuscirà a procedere nei tempi previsti: il presidente Putin ha promulgato solo lunedì scorso il decreto che dà il via alla realizzazione del Power of Siberia, la pipeline lunga 4mila km che bisognerà costruire da zero, con un costo di 55 miliardi di dollari, per garantire le consegne (Altai è più corto e in gran parte si limita a rafforzare linee già esistenti). Anche i giacimenti per servire la Rotta occidentale ci sono già, mentre quelli per la Rotta orientale - nella penisola di Yamal - sono ancora in buona parte da sviluppare.

Non solo. Si sospetta che il crollo del petrolio negli ultimi mesi abbia rimesso in discussione anche gli accordi con Pechino sul prezzo del gas. All'epoca il valore delle vendite era stato stimato intorno a 400 miliardi di dollari. Tra i risultati che hanno coronato la visita ufficiale di Xi Jinping a Mosca, alla vigilia della parata del Giorno della Vittoria, snobbata dai leader occidentali, c'è anche la promessa di 25 miliardi di dollari di finanziamenti per le imprese russe, preziosi in tempi di sanzioni, e un accordo di collaborazione in agricoltura che potrebbe aiutare la Cina diminuire ulteriormente la dipendenza dagli Stati Uniti per le importazioni di mais e altri prodotti.

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