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Saipem, si sblocca il contratto per il gasdotto nel Mar Nero

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ENERGIA

Saipem, si sblocca il contratto per il gasdotto nel Mar Nero

Il comunicato, diffuso ieri sera da Saipem, è decisamente stringato: la società italiana riprenderà «le operazioni per la costruzione del gasdotto offshore nel Mar Nero», dopo aver «ricevuto notifica dal cliente South Stream Transport Bv della revoca della sospensione dei lavori». Ma i vertici della controllata dell'Eni hanno sicuramente tirato un profondo sospiro di sollievo: l'incognita sulla sorte del contratto da 2,4 miliardi di dollari, “congelato” lo scorso dicembre dalla russa Gazprom, minacciava il bilancio, rischiando di sottrarre almeno un miliardo di euro ai ricavi di quest'anno, previsti a 12-13 miliardi. L'improvviso stop di Mosca, che si protraeva da mesi, aveva inoltre immobilizzato nel Mar Nero le navi Castoro Sei e Saipem 7000, cariche di tubi preassemblati da posare sui fondali, un fermo prolungato che preoccupava la società: dopo marzo-aprile, aveva spiegato il ceo Umberto Vergine, oggi sostituito da Stefano Cao, è «difficile trovare una sistemazione alternativa, perché la programmazione estiva è già stata fatta». Le penali che sarebbero spettate a Saipem in caso di rescissione del contratto sarebbero servite proprio «a coprire i costi generati dall'inattività dei nostri mezzi», aveva aggiunto Vergine.

Il fermo di 5 mesi rappresenta comunque un danno, di cui probabilmente la società dovrà discutere con i committenti. Ma il timore principale è ormai alle spalle.

La notifica da parte di South Stream Transport Bv non deve trarre in inganno: la Russia non sta resuscitando il “vecchio” South Stream, gasdotto abbandonato in polemica con l'Unione europea, che non voleva concedere l'esenzione dal Terzo pacchetto energia, che impone di separare la proprietà dei gasdotti da quella dei giacimenti. Si tratta anzi, con tutta probabilità, di un'accelerazione da parte di Mosca del progetto Turkish Stream: pipeline alternativa al South Stream, che segue in gran parte il tracciato di quest'ultimo, ma per sfociare in Turchia anziché dirigersi verso l'Europa balcanica attraverso la Bulgaria. Giovedì, durante una visita ad Ankara, il ceo di Gazprom Alexei Miller aveva annunciato di voler avviare le consegne attraverso il nuovo gasdotto già a dicembre 2016, una data che adesso sembra meno inverosimile.

Per quel che concerne Saipem, che interviene solo nella tratta sottomarina del gasdotto, era certamente più pratico conservare il contratto già esistente, piuttosto che aprire una nuova gara di appalto, relativa al Turkish Stream, attraverso un'altra società. Del resto ben 660 km del tracciato offshore dei due gasdotti coincidono e South Stream Transport Bv ormai è controllata al 100% da Gazprom. Lo scorso dicembre il colosso russo del gas aveva rilevato le partecipazioni dei soci del consorzio, che avrebbe dovuto occuparsi solo del segmento di South Stream nel Mar Nero, liquidando Eni (che ne possedeva il 20%), la francese Edf e la tedesca Wintershall (gruppo Basf), che avevano il 15% ciascuna. Si stima che il gruppo di San Donato avesse investito nella joint venture 300 milioni di euro, che - secondo indiscrezioni - le sono stati restituiti interamente, con una remunerazione intorno al 10 per cento.

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