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Dal Qe benefici sui conti bancari

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Dal Qe benefici sui conti bancari

L’aria che soffia da Francoforte aiuta i conti di banche e assicurazioni. Perché il Quantitative easing, entrato ormai nel vivo, ha finito per prolungare quella fase di discesa dello spread e del rendimento dei titoli di Stato avviata dopo i picchi di fine 2011.

Scendono i tassi dei BTp e delle obbligazioni in generale, sale il valore dei titoli , e per le banche e le assicurazioni il margine per il profitto è doppio: vendono i titoli a un prezzo maggiore di quello a cui avevano comprato, e beneficiano delle commissioni dei milioni di clienti che vendono titoli di Stato e preferiscono muoversi su alternative più remunerative, che nella maggior parte dei casi corrispondono ai prodotti di risparmio su cui le banche intascano commissioni di vendita e di produzione (nel caso in cui la fabbrica è interna). Questa dinamica si è avviata da ormai un triennio, e fino a oggi ha consentito alle banche italiane di compensare almeno in parte la redditività persa sul margine d’interesse, che - con i tassi ai minimi - si riduce quasi a zero.

Ora che gli accantonamenti sui crediti iniziano finalmente a ridursi, la capacità di generare reddito della componente commissionale emerge in tutta la sua potenza di fuoco. Si è visto con le trimestrali di ieri, probabilmente si ripeterà con la tornata attesa la prossima settimana: stando alle previsioni formulate da Credit Suisse in settimana, la crescita del 7% degli utili delle prime quattro banche italiane, ovvero Intesa Sanpaolo, UniCredit, Mps e Ubi sarebbe il risultato della media tra il calo del margine d’interesse (-2% su base annua), il balzo delle commissioni (+2% i profitti) e delle masse gestite, attese in rialzo del 20%.

A meno di imprevisti di natura macroeconomica, il clima non dovrebbe cambiare per il resto dell’anno. Motivo per cui, dal punto di vista della remunerazione del capitale, il 2015 delle banche dovrebbe riservare qualche soddisfazione in più di quello precedente, ancora pesantemente segnato da accantonamenti sui crediti deteriorati e aumenti di capitale dettati dalla Banca centrale europea diventata Vigilanza unica. E poi? Gradualmente, prevedono gli analisti, si tornerà a una situazione di normalità, che significa rialzo progressivo dei tassi, ripresa del margine d’interesse e inevitabile compressione delle commissioni. Ecco perché quest’anno “di grazia”, andrebbe sfruttato al meglio.

Le banche, che nel frattempo hanno ormai quasi esaurito il bacino di titoli vendibili con potenziali plusvalenze, hanno avviato la rifocalizzazione del business sui servizi (in modo da stabilizzare le commissioni al di là dei movimenti di mercato), ma al tempo stesso è necessario che la finestra di quiete venga utilizzata anche per abbattere la montagna di sofferenze che incombe sulle banche.

Da sole, finora, l’hanno contenuta e gestita là dove sono riuscite. Ma non sono riuscite a scalfirla, e - non a caso - per il Fondo monetario internazionale è uno dei problemi alla base della fatica con cui l’Italia sta tornando alla ripresa: gli npl, che (stime Prometeia) costeranno altri 50 miliardi di rettifiche entro il 2017, mangiano capitale e limitano il nuovo credito, compromettendo - tra l’altro - il margine d’interesse una volta che i tassi torneranno alla ntormalità. Ci perdono le banche, ci perdono i clienti.

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