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Investitori golosi: puntano a guadagni sempre maggiori ma senza sorprese

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risparmio e scelte

Investitori golosi: puntano a guadagni sempre maggiori ma senza sorprese

Chi non vorrebbe guadagnare tanto senza rischiare nulla? È tanto umano, quanto impossibile: e non serve un Nobel in economia per comprenderlo e nemmeno un master in finanza alla Stanford University. Molto più tranquillamente si tratta di individuare – come ci hanno insegnato – il giusto rapporto tra rischio e rendimento e di conseguenza decidere quale “equilibrio” scegliere. Evidentemente il buon andamento dei mercati finanziari negli ultimi anni ha coccolato a tal punto gli investitori che ha fatto perdere loro la giusta misura su quanto è possibile attendersi dai proprio investimenti.

Quanto emerge dall'indagine realizzata tra 20mila investitori da Schroder, asset manager inglese che gestisce 441,6 miliardi di euro, è un misto di ottimismo e incoerenza rispetto a questi scenari: gli interpellati hanno dichiarato di aver guadagnato in media il 10%, una media tra il 9% dell'Europa e il 13% dell'America Latina e il 14% dei Paesi arabi. Le aspettative per il rendimento del proprio portafoglio nel prossimo anno è del 12%: una media tra le ambizioni degli arabi, che puntano in un +16%, quelle dei sudamericani, al 17%, e quelle meno “ambiziose” di europei e nordamericani, al 10%, o degli australiani, che si accontentano di un più modesto 9 per cento.

Nella nuova indagine di Schroders, oltre la metà (54%) degli investitori finali intervistati a livello mondiale si dichiara più fiduciosa dello scorso anno circa le opportunità d'investimento dei prossimi 12 mesi, con nove rispondenti su dieci (91%) convinti di ottenere profitti, indicati mediamente nell'ordine di un +12 per cento. Un ottimismo verosimilmente motivato dal fatto che quasi nove intervistati su dieci (88%) dichiarano di aver registrato un rendimento medio del 10% negli ultimi 12 mesi.

Ingolositi da un trend positivo che ha visto gli indici di Borsa raddoppiare o triplicare negli ultimi due anni, per non parlare dell'impennata dei prezzi che titoli di Stato (con conseguente crollo epocale dei tassi, per nulla vanificato dal recente rimbalzo), gli investitori sembrano osservare i mercati guardando “nello specchietto retrovisore”, come dice il proverbio che invita a non considerare i rendimenti passati come garanzia di quelli futuri.

Da registrare, tuttavia, che questo eccessivo ottimismo non ha intaccato la voglia di protezione degli stessi soggetti: l'indagine Schroder testimonia come le asset class a basso rischio e a bassi rendimenti restino quelle privilegiate: in media, prevedono infatti di allocare solo il 21% del loro portafoglio in strumenti con le più alte prospettive di guadagno e di rischio, come le azioni, mentre il 45% del portafoglio resta indirizzato a investimenti tipicamente a basso profilo di rischio/rendimento, come la liquidità, e circa un terzo (35%) ad asset a medio rischio, come le obbligazioni.

E gli italiani? Non fanno eccezione, anzi, si mostrano i più prudenti di tutti: ben il 91% degli intervistati italiani intende investire in strumenti a reddito fisso, come i titoli di Stato, trascurando decisamente altre tipologie di asset class come le azioni.

Questa distorsione tra eccesso di ottimismo e scarsa attitudine al rischio non è una novità e trova molte spiegazioni negli studi di finanza comportamentale; le aspettative rispetto al futuro, peraltro, agiscono su parti del nostro cervello differenti rispetto a quelle relative alla conoscenza personale delle cose. Nella nostra mente futuro e passato, in altre parole, non si parlano più di tanto se non si attiva un legame tra queste due aree

«La nostra indagine – dice Massimo Tosato, Executive Vice Chairman, Schroders plc - evidenzia tuttavia una chiara divergenza tra le attese in termini di rendimento degli investitori e la loro attitudine al rischio. Aspettarsi ritorni a doppia cifra nei prossimi 12 mesi, allocando meno di un quarto (21%) del proprio portafoglio in asset più rischiosi, indica che gli investitori non stanno adottando un approccio realistico. È fondamentale che gli investitori modellino il proprio portafoglio per bilanciare il profilo di rischio rispetto ai rendimenti ricercati e questo, nella maggior parte dei casi, richiede consulenza professionale».

In ogni caso è da sottolineare che l'”ingolosimento” degli investitori non è cresciuto di pari passo con la crescita dei mercati. E' è l'effetto “elastico” o “ritardo” che porta chi deve decidere di allocare il proprio portafoglio ad aspettare prima di compiere la propria decisione: arrivando sempre in (parziale) ritardo con le proprie decisioni finanziarie, sia sui trend ascendenti dei mercati che su quelli discendenti. Scottati dalle precedenti perdite, ci si convince tardi che gli indici stiano davvero salendo (fase toro); e dall'altra parte ingolositi dai guadagni ottenuti non si tengono in sufficiente considerazione i rischi che portano a deprimere i corsi borsistici (fase orso). Perché in definitiva, gli investitori sono golosi, irragionevoli e paurosi. Almeno finchè non decidono, grazie a un consulente o informandosi per bene da soli, a diventare consapevoli del proprio destino finanziario.

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