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Qual è il mese giusto per investire in Borsa? Ce lo dice un grafico…

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Qual è il mese giusto per investire in Borsa? Ce lo dice un grafico che racconta la storia degli ultimi 15 anni

Non ci sono più le mezze stagioni? Non è vero quando si è in Borsa. Le statistiche parlano chiaro: gli investimenti hanno una forte componente stagionale. Analizzando l’andamento di Wall Street e Piazza Affari negli ultimi 15 anni nei 12 mesi dell’anno - quindi un arco temporale statisticamente abbastanza rilevante dato che ingloba lo scoppio della bolla di Internet, il fallimento di Lehman Brothers, l’attuale era dei tassi sottozero e la forte espansione dell’economia occidentale dal 2002 al 2006 - emergono dati netti.

Il primo dato che balza all’occhio e che si può osservare anche da questo grafico è la dinamica vista a Wall Street ha un’alta correlazione con quanto accaduto sul listino milanese. Fatta eccezione per il mese marzo, dove negli ultimi tre lustri il listino statunitense ha chiuso nell’80% dei casi in territorio positivo a fronte di Piazza Affari che ha chiuso con il segno - 8 volte su 15 (in poco meno del 50% delle volte è andata bene).

La correlazione è fortissima in primavera. A maggio e giugno sia Wall Street che Piazza Affari tendono a soffrire di più: nel periodo considerato. Le probabilità di chiudere questi mesi con una performance positiva scemano sotto il 50%, toccando il punto più basso a luglio che con quello di giugno risulta essere il mese più difficile per chi finora ha puntato su un rialzo delle Borse occidentali (in questa analisi sintetizzate da New York e Milano).

Ad agosto le due Borse tornano più toniche riportando le probabilità di un rialzo oltre il 60% dei casi. L’autunno e l’inizio dell’inverno rappresentano senza dubbio il momento migliore. Perché il trend di probabilità positivo prosegue a settembre, ottobre, novembre e dicembre. Gli ultimi tre mesi dell’anno negli ultimi 15 anni sono risultati positivi a Piazza Affari quasi il 70% delle volte mentre il trend a Wall Street è ancora più marcato: 60% ad ottobre, 73% a novembre e 80% di volte in rialzo a dicembre, come marzo.

Si tratta di dati consistenti che indicano almeno altre due cose:

1) in Borsa non v’è certezza alcuna. Anche i mesi migliori restano solo “statisticamente” migliori, ovvero dire che le cose nel recente passato in autunno sono andate bene nel 70-80% delle volte vuole anche dire che sono andate male nel 20-30%. Quindi non c’è un mese, un periodo di invulnerabilità totale, ma semplicemente delle tendenze probabilistiche, comunque forti e ripetute;

2) gli investitori tendono comunque a seguire un andamento stagionale che, sempre “statisticamente” li vede meno pesati sulle azioni in primavera, estate e più nell’ultima parte dell’anno e nell’inizio di quello successivo. Del resto, nell’ultima parte dell’anno molti fondi hanno bisogno di rimpolpare le performance promesse magari a inizio anno. Così come a inizio anno nella maggior parte dei casi si parte con più ottimismo e questo lo si denota da mesi tendenzialmente favorevoli come gennaio e marzo

Ha quindi ragione il vecchio adagio borsistico “sell in may and go away?”. Le statistiche pare che dicano di sì. Ma, ripetiamo, non si tratta di certezze assolute. Ci sono stati ad esempio dei mesi di maggio molto positivi per le Borse: nel 2003 sia Piazza Affari che Wall Street guadagnarono il 5,5%. Nel 2009 il 7%. E che dire di luglio, che risulta essere negli ultimi 15 anni il mese peggiore? Beh, ci sono stati anche dei “luglio” interessanti per le Borse: nel 2010 Piazza Affari salì del 13,7 % e Wall Street del 9,6%.

Pertanto le statistiche vanno guardate con un occhio, ma con l’altro è bene contestualizzare gli appuntamenti e le incognite del momento sia a livello macroeconomico che a livello finanziario e prendere il flusso dei dati passati sempre con le pinze: ciò che è importante è investire con un orizzonte temporale preciso ed essere consapevoli che più è breve l’orizzonte più si è necessariamente soggetti a volatilità.

twitter.com/vitolops

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