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«The Cartel» e la manipolazione mozzafiato dei cambi

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DIETRO LO SCANDALO

«The Cartel» e la manipolazione mozzafiato dei cambi

NEW YORK - «Si erano autoproclamati The Cartel, il Cartello, e ne avevano ben ragione. Quella che hanno messo in atto è una audace collusione, una cospirazione e una manipolazione di mercato da mozzare il fiato. Le sanzioni senza precedenti che abbiamo ora imposto riflettono le dimensioni sistemiche e il significativo impatto della cospirazione. E vogliono essere un duro monito: questo Dipartimento della Giustizia perseguirà vigorosamente simili scandali».

Nelle parole di Loretta Lynch, il neo Segretario alla Giustizia americano, c'è tutta la gravità dello scandalo della manipolazione delle valute ad opera dell'alta finanza americana e internazionale. E il rilievo del duro intervento deciso dalla Giustizia americana, con il ruolo ancillare delle autorità di mercato britanniche.

In tutto cinque grandi banche pagheranno 5,6 miliardi di dollari di multe per comportamento illegali dal 2007 in avanti. Le sanzioni penali saranno 2,5 miliardi, un record per un caso portato dal Dipartimento sotto lo Sherman Act, la legge antitrust. Citigroup da sola, la più penalizzata sotto il profilo penale, verserà 925 milioni (e un totale di 1,27 miliardi). Il suo amministratore delegato, Michael Corbat, ha ammesso che le azioni dei suoi dipendenti sono state «imbarazzanti» e ha precisato di averne licenziati nove. Gli altri istituti coinvolti sono JP Morgan, Barclays (che in tutto tra multe penali e civili verserà 2,38 miliardi) e Royal Bank of Scotland. UBS ha ottenuto l'immunità per aver cooperato, ma è stata penalizzata per aver violato un precedente accordo a non ricadere in violazioni sul Libor. Bank of America ha pagato solo una multa amministrativa. Accanto ai procuratori del Ministero, multe sono scattate da parte della Fed e di autorità statali oltre che da parte di Londra.

Il Dipartimento della Giustizia ha descritto la cospirazione a chiare lettere. I trader delle banche comunicavano in codice attraverso una chat room online sui tassi di cambio di dollaro e euro, un segmento di mercato da oltre 500 miliardi di dollari al giorno. Quasi quotidianamente per oltre cinque anni i funzionari influenzavano in questo modo i tassi di cambio, gli spot market euro-dollar exchange rate, che erano fissati nel pomeriggio americano, all'1,15 e alle 4. «A vantaggio delle loro banche e delle loro posizioni e ai danni di un intero mercato, di aziende e consumatori», ha tuonato la Lynch. «Agivano da partner e non da concorrenti», ha aggiunto il ministro, «influenzando così tutti i settori dell'economia ovunque nel mondo» data la vastità e importanza del mercato valutario. In un esempio concreto di come operava con determinazione il Cartello creato, il gruppo decide di ammettere un nuovo trader di Barclays nel grande gioco di manipolazione per un mese di prova, ammonendolo di «non fare pasticci».

A parole e nei fatti, il giro di vite dato della Giustizia americana vuole adesso avere un valore di deterrenza per il futuro, oltre che di punizione per il passato. È auspicabile che abbia ragione. Le banche, tornate a macinare solidi profitti, non avranno difficoltà a pagare le multe. E nonostante le ammissioni di colpa, non hanno dimenticato di difendersi: hanno accusato soprattutto singoli trader o piccoli gruppi di dipendenti per lo scandalo, non un'intera cultura.

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