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Per i mercati le minacce di Atene non sono un bluff. Quali le…

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tra finanza e politica

Per i mercati le minacce di Atene non sono un bluff. Quali le probabilità che la Grecia esca dall’euro?

Fino ad ora i mercati hanno snobbato le trattative tra la Grecia e i creditori internazionali. Le divergenze tra le parti in causa sono state più che altro colte dagli investitori come capri espiatori per prendere profitti dopo i rialzi messi a segno da inizio anno.

Nel corso dell’ultimo week end, però, da Atene sono arrivate dichiarazioni pesanti, più forti di quelle che si rilasciano nel “gioco delle parti” per tirare l’acqua al proprio mulino in attesa di un accordo. Il ministro dell'Interno greco, Nikos Voutsis, ha affermato che Atene non rimborserà nessuna delle quattro rate in scadenza a giugno per la restituzione del prestito al Fondo monetario internazionale. «Le quattro rate per l'Fmi valgono un miliardo e 600 milioni, questo denaro non sarà versato e non ce n'è da versare».

E poi ci sono le parole del ministro delle Finanze ellenico, Yanis Varoufakis, il quale ha ribadito che il suo governo ha già fatto la sua parte e ha avvertito che un'uscita della Grecia dall'euro sarebbe «catastrofica», «l'inizio della fine per il processo della moneta unica».

Il ministro delle Finanze tedesco Schaeuble ha risposto a distanza, affermando che i passi avanti compiuti da Francia e Italia vanno nella giusta direzione.

La sensazione è che Atene, qualora abbia mai bluffato, forse ora non lo stia più facendo. Non ha più intenzione di concedere altri punti alle trattative, altri elementi di austerità, anche perché questo andrebbe contro il mandato elettorale ricevuto dal premier greco Alexis Tsipras a fine gennaio.

Questa mattina i mercati europei hanno proceduto in forte ribasso. Piazza Affari, Madrid e Atene hanno accusato un calo coordinato vicino al 2%, mentre Londra, Francoforte e Wall Street sono chiuse per festività. La loro chiusura pesa per cercare di intercettare fino in fondo la reazione dei mercati, visto che oggi i volumi sono ridotti e, di conseguenza, la volatilità più elevata. Sul mercato obbligazionario nessun panico, solo un incremento dello spread BTp-Bund di qualche punto base a quota 130. Mentre l’euro scende dello 0,3% sul dollaro sotto quota 1,10 dopo la violenta caduta della settimana scorsa in scia all’aumento dell’inflazione core negli Stati Uniti (che lascia preludere a un rialzo più avvicinato dei tassi negli Usa).

C’è anche da dire che i bond di Atene sono addirittura in rialzo o poco variati rispetto alla chiusura di venerdì, confermando incertezza tra gli operatori nel leggere questo ennesimo tira e molla tra Atene e i creditori internazionali.

Viene comunque da chiedersi a questo punto quale è lo scenario più probabile ipotizzato dagli investitori. Credono ancora che Atene, nel momento in cui minaccia di non pagare e quindi di fare default ed, eventualmente di uscire dall’euro, stia bluffando?

«I mercati incominciano a credere che le tensioni in Grecia non siano più un bluff ma una minaccia concreta- spiega Filippo A. Diodovich di Ig -. I timori sul Grexit avranno un impatto maggiore sull'euro rispetto alle piazze azionarie, sostenute ancora dalle iniezioni di liquidità della Bce».

«Il nostro osservatorio operativo indica che la fazione degli operatori che hanno a lungo ritenuto un bluff il comportamento per certi versi non molto collaborativo delle autorità greche verso i rappresentanti della comunità europea si sta assottigliando - commenta Riccardo Ambrosetti, presidente di Ambrosetti Am sim- . Oggi valutiamo intorno al 50% la quantità di operatori che ritengono minaccioso lo sviluppo del contraddittorio verso un 50% che ritiene la rappresentazione in atto una sorta di pantomima che cela un sostanziale accordo già raggiunto ma non ancora pubblicabile. L'impatto dipenderà essenzialmente dal momento e dal modo. Nello scenario dei prossimi 5 mesi è ipotizzabile uno shock immediato su diverse asset class seguito da una probabile repentina recovery. Successivamente l'impatto potrebbe essere più contenuto anche nel breve termine».

Invece, secondo Antonio De Gaetani, gestore di Bnp Paribas Investment Partners, «ad oggi i mercati non sembrano eccessivamente preoccupati della situazione greca. Nonostante le trattative tra i rappresentanti del governo ellenico e l'Unione europea/Fmi appaiano sempre più difficili, Piazza Affari non ne ha risentito, continuando a beneficiare degli interventi della Bce e di primi segnali di ripresa economica in Europa. Le difficoltà che la Grecia dovrà affrontare nelle prossime settimane per ripagare l’Fmi le tranche di debito in scadenza rappresentano una grossa spada di Damocle sia per il listino domestico sia per la moneta unica che, tra l'altro, deve anche fare i con un dollaro Usa destinato a rimanere forte nel corso di quest'anno».

Per Claudio Barberis, responsabile asset allocation di MoneyFarm.com «i mercati continuano a prezzare una soluzione tutto sommato indolore della vicenda greca. Le Borse in queste settimane sono salite e solo oggi scendono. L'impatto del mancato pagamento della Grecia all’Fmi dipende da come verrà gestito a livello istituzionale, ossia a quali saranno le reazioni di Fmi e Commissione Europea, al fatto che si ragioni sul default della Grecia all'interno dell'Eurozona o che venga presa in considerazione l'uscita dall'area euro».

Per Gabriele Zaninetti, responsabile degli investimenti per la private bank di Jp Morgan in Italia «le ultime tensioni sui mercati dimostrano come il rischio Grecia non sia completamente risolto. Di rilievo sono poi le parole del governatore Draghi a Sintra, in Portogallo, riprese dalla stampa nel week end, che esortano i governi a procedere con le riforme strutturali e verso una politica di convergenza. Le divergenze strutturali, che sono emerse durante la crisi, rischiano di riproporsi anche durante una fase positiva di crescita, se non risolte. Potrà infatti arrivare un momento in cui emergeranno in alcune zone dell'area tensioni inflazionistiche che richiederanno una stretta monetaria, non adeguata al resto dell'area. Il tema delle divergenze strutturali, evidenziato da Draghi, rimane un tema sostanziale per l'area euro e la Grecia è un tassello importante di questi negoziati».

Quali probabilità ha la Grecia oggi uscire dall’euro?
«Le dichiarazioni ufficiali del ministro degli interni greco Nikos Voutsis sulla mancanza di fondi per far fronte alle scadenze a giugno dei prestiti del Fmi hanno aumentato notevolmente le possibilità che il paese possa abbandonare l'Unione Monetaria e ritornare alla dracma - spiega Diodovich -. Valutiamo che sia sempre più probabile uno scenario di un accordo in extremis tra le parti a fine maggio/inizio giugno, ma incrementiamo notevolmente le stime su un possibile fallimento delle negoziazioni con conseguente uscita del paese ellenico dalla zona euro. Crediamo che esistano un 30% di probabilità che la Grecia possa uscire dall'Unione monetaria. Le parti sono ancora troppo lontane e Alexis Tsipras deve disilludere il proprio elettorato (riforme del lavoro e del sistema pensionistico) per salvare la Grecia dal default».

Secondo De Gaetani «le parti in causa nelle trattative faranno di tutto per evitare un'uscita della Grecia dall'Area Euro e di conseguenza assegniamo a questo evento una probabilità non superiore al 30%. Nonostante la situazione della liquidità per la Grecia sia estremamente critica e richieda obbligatoriamente una rinegoziazione del debito, riteniamo che l'assenza di un meccanismo che preveda l'uscita di un Paese dell'Unione spingerà le parti in causa a trovare della soluzioni alternative come il controllo sui movimenti di capitale».

«La nostra stima valida 10 giorni addietro (15% di probabilità di uscita della Grecia dall'Euro) è aumentata ad un 30% valido oggi - spiega Ambrosetti -. Dobbiamo tuttavia sottolineare, in aggiunta all'aspetto quantitativo, che sotto il profilo qualitativo l'eventuale uscita appare più guidabile e, quindi, meno traumatica».

«Per il momento le probabilità dell'uscita dall'Eurozona sono basse e non è ben chiaro da che parte una eventuale decisione di questo tipo possa essere presa, se dalle istituzioni europee e o dai cittadini della Grecia - spiega Barberis -. I trattati europei infatti non prevedono l'eventualità dell'uscita dalla zona Euro, per cui si tratterebbe di una prima volta».

A parer di Marco Palacino, managing director per l'Italia di Bny Mellon, «al momento l'ipotesi di un'uscita della Grecia dall'euro non è interamente da escludere, ma non credo che i mercati la considerino come l'esito più plausibile dello stallo in corso. Penso che la “Grexit” sia percepita come un worst case scenario possibile, certo, ma ancora irrealistico. L'opinione che percepiamo tra gli investitori è che la Banca Centrale Europea farà tutto il possibile per evitare una frattura dell'Eurozona, nonostante la posizione rigida di alcuni Paesi membri. La volatilità stessa dei mercati ne è la prova: tendenzialmente, i listini azionari possono subire dei rovesci di breve periodo come quelli attuali, ma le valutazioni restano a livelli storicamente elevati che non incorporano affatto le reali conseguenze del verificarsi di una “Grexit”. Le tensioni si acuiscono al momento in cui i negoziati raggiungono dei momenti critici, ma una volta superate le fasi peggiori torna a regnare la calma artificiale generata dal programma di qe della Be. Se la Grecia uscisse dall'euro, infatti, il contagio finanziario risultante sarebbe ampio e diffuso in tutta Europa, con una portata simile se non superiore a quella della crisi del debito europeo del 2011-2012. Gli investitori fuggirebbero dal debito periferico dell'Europa nel timore di ulteriori fratture, causando un aumento significativo degli spread rispetto ai Paesi dell'Europa centrale. Anche i listini azionari sarebbero contagiati dal panico degli investitori, vista l'elevata correlazione attuale tra le asset class».

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