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Borse, Tokyo in lieve rialzo (+0,2%). Lo yen in picchiata ai minimi da 8 anni sul dollaro

TOKYO - L’indice Nikkei della Borsa di Tokyo ha chiuso in lieve rialzo dello 0,17% a 20.472,58 punti: si tratta della nona sessione consecutiva con il segno più, con l’indice che continua a ritoccare i suoi massimi da oltre 15 anni. Il mercato azionario giapponese è andato comunque incontro oggi a pressioni di realizzo dopo i cali a Wall Street e in altre piazze (comprese molte in Asia oggi) ma il deprezzamento dello yen continua a dare supporto a vari titoli di gruppi esportatori sostenendo l'intero listino.

Gli ultimi dati provenienti dall'economia Usa (dagli ordini di beni durevoli al mercato immobiliare) e le ultime dichiarazioni dei vertici della Fed indicano la crescente possibilità di un rialzo dei tassi Usa in autunno, il che ha fatto superare al ribasso un cambio di 123 sul dollaro per la divisa nipponica (ai massimi da circa 8 anni). Tra i singoli comparti, in difficoltà quello dell'energia (a partire da Inpex) dopo che i rialzi del dollaro hanno provocato un calo dei prezzi petroliferi. In evidenza positiva Mitsubishi Gas Chemical, che si è accodata a quanto fatto di recente da numerosi altri gruppi nell'annunciare un piano di buyback azionario.

Intanto sono stati pubblicati questa mattina i verbali della penultima riunione della Banca del Giappone, che evdenzia persistenti divisioni: alcuni membri del board segnalano che la ripresa dei consumi resta ancora relativamente modesta, il che ritarda l’atteso miglioramento dell'output gap e dell'inflazione. Ma vengono sottolineati in genere i miglioramenti dei salari, il cui aumento si starebbe estendendo anche a imprese medio-piccole.

Lo Yen in picchiata

Con lo yen che ha sfondato al ribasso un cambio con il dollaro oltre quota 123, il deprezzamento della valuta nipponica ha portato il suo valore ai minimi da circa 8 anni nei confronti del biglietto verde. Una dinamica che il capo di Gabinetto Yoshihide Suga ha definito come nell'ordine normale delle possibilità, senza che il governo intraveda un “rapido cambiamento”. Vari analisti hanno considerato questo commento come una tacita approvazione da parte del governo. Se normalmente la discesa dello yen tende a favorire la Borsa, non sono in pochi, però, a ritenere che questa volta, sul piano complessivo, l'ulteriore svalutazione non vada a sostanziale beneficio complessivo dell'economia. Non a caso anche qualche società esportatrice ha cominciato a lamentarsi per i rincari delle materie prime. Tuttavia buona parte degli economisti ritiene che anche fino a un cambio a 130 il Giappone potrà trarre vantaggi da una valuta debole.

Se lo yen scendesse oltre quota 124,14 - il che appare ormai in vista - andrebbe a livelli mai registrati dal 2002. Certo, buona parte della sua debolezza non è che un riflesso della rinnovata forza del dollaro, sia generale sia relativa, in vista della prospettiva dell'avvio di un rialzo dei tassi americani (indicato dalla presidente della Fed Yellen venerdì scorso come probabile quest’anno) che aumenterebbe il gap con quelli del Giappone, dove invece la banca centrale è in predicato di effettuare prima o poi ulteriori allentamento monetari per combattere il ritorno di pressioni deflazionistiche. A suo supporto, la divisa nipponica può contare su sprazzi di ritorno dell'avversione al rischio da parte degli investitori, in relazione ad esempio alle notizie sull'aggravarsi della crisi del debito greco. Ma anche nei confronti dell'euro tutto sommato lo yen resta relativamente debole, in una fascia tra 133 e 134.

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