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Usa, il boom delle fusioni nei media e nell'hi-tech non è finito

NEW YORK – Dai microprocessori per il wireless ai sistemi di cable tv e Internet fino ai siti di contenuto e pubblicità digiltale. È scattata una nuova ondata di fusioni nei settori media e hi-tech, frutto della spinta propulsiva impressa dalle continue rivoluzioni tecnologiche e della necessità di avere dimensioni e influenza per esercitare ruoli di leadership e reggere la crescente concorrenza.

Abbondante liquidità, bassi tassi di interesse e azioni dalle ricche valutazioni possono rendere particolarmente digeribile questo “banchetto”, che in pochi giorni ha messo sul piatto quasi 140 miliardi di dollari di operazioni. Recenti sondaggi hanno indicato che simili bagordi, comprese operazioni cross-border con protagonisti esteri, sono tutt'altro che finiti: oltre metà delle società di questi comparti restano a caccia di nuovi deal, piccoli e grandi. Di seguito una fotografia di quanto finora accaduto e che potrebbe diventare d'esempio per ulteriori merger.

Chip
Avago, vecchia costola scorporata da Hewlett-Packard, ha rilevato la rivale Broadcom per 37 miliardi di dollari, 17 in contanti e 20 in titoli. Un'operazione di consolidamento che combina due grandi fornitori di componenti per il settore in gran fermento degli smartphone e di tutti i gadget mobili. E che sale di diritto in testa alla classifica delle fusioni “puramente tecnologiche”, stando a Dealogic. Di certo batte da sola la somma dei altri deal globali nei microprocessori avvenuti da inizio anno ad oggi, che totalizzano 26 miliardi e già rappresentano un raddoppio rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso.

Cable systems
Charter Communications ha conquistato per 55 miliardi di dollari più l'assunzione di oltre 20 miliardi in debito la storica Time Warner Cable. Così facendo ha dato vita al secondo gruppo di sistemi via cavo per televisione e Internet ad alta velocità alle spalle di Comcast, forte di oltre 23 milioni di abbonati in oltre 40 stati americani.
La francese Altice, che era in corsa per TWC, ha dovuto accontentarsi di una preda più piccola, la Suddenlink, per 9,1 miliardi di dollari. La concentrazione nei re delle tecnologie di trasmissione potrebbe adesso incoraggiare fusioni tra case e canali produttrici di programmi, che altrimenti temono di perdere potere negoziale.

Content
Verizon, leader della telefonia cellulare sempre più proiettato su un futuro multimediale, ha assorbito Aol per 4,4 miliardi di dollari, aggiudicandosi una significativa presenza nell'universo digitale dove la ex America Online vanta alcune delle piattaforme pubblicitarie più efficaci a alcuni dei siti tuttora più trafficati. Aol ha oltretutto di recente svelato di aver avuto altri tre pretendenti per un merger oltre a Verizon, tra i quali secondo indiscrezioni l'editore tedesco Axel Springer e il private equity General Atlantic.
Vox Media, gruppo digitale con all'attivo otto testate tra le quali Sb Nation nello sport e The Verge nella tecnologia, ha rilevato Re/Code, un'operazione dove sul valore finanziario, in questo caso minimo, prevale quello strategico. Un consolidamento tutto nel contenuto, con Re/Code che, con i suoi 44 dipendenti, ha fama di sito prestigioso di informazione tech fondato da ex giornalisti del Wall Street Journal.

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