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Il ceo Starace: «Con Enel si cabla l’Italia spendendo un…

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INTERVISTA AL SOLE 24 ORE

Il ceo Starace: «Con Enel si cabla l’Italia spendendo un quarto»

L’intervento di Enel nel progetto di cablatura del paese può fare scendere i costi per la posa dell’ultimo miglio della fibra di almeno quattro volte. «Alcune stime hanno calcolato questi costi in 16 miliardi per collegare 20 milioni di punti - spiega Francesco Starace, ad di Enel -. Le sinergie che si possono fare in concomitanza con il nostro piano di sostituzione dei contatori potrebbero portare il costo a 4/6 miliardi» per cablare 33 milioni di case. Enel non parteciperà a gare per investire nella banda ultralarga, nè farà alleanze. «La nostra rete sarà a disposizione di ogni operatore che voglia investire, l’importante è chi si eviti la duplicazione delle reti» chiosa il manager. Enel attende di ricevere entro un paio di settimane dall’Authority per l’energia i dettagli sulle nuove funzioni che dovranno fornire i contatori digitali di nuova generazione.

Possiamo chiarire il ruolo di Enel nel progetto di cablatura?
In occasione di una consultazione dell’Agcom abbiamo dato la disponibilità ad usare le nostre infrastrutture per facilitare la posa di fibra. È qualcosa che facciamo già, ad esempio con la società pubblica Infratel.

Qual è dunque la novità?
La nostra proposta di posare la fibra nel cosidetto ultimo miglio. Se si fa coincidere questa disponibilità con il nostro piano di sostituzione di 33 milioni di contatori (che abbiamo istallato 15 anni fa) a partire dal 2016, gli oneri per il sistema diventano decisamente inferiori. E questo perchè la nostra infrastruttura è capillare e si potrebbero utilizzare i cavidotti esistenti anzichè fare nuovi scavi molto onerosi. Un’opportunità banale che però ha cambiato il panorama.

Le prime indiscrezioni sul decreto per il piano della banda ultralarga indicano che bisognerà partecipare a gare. Dovrete fare accordi con gli operatori telefonici?
Non sappiamo come sarà gestito il processo, quando uscirà il decreto valuteremo. Come principio, alle gare dovrebbero partecipare gli operatori di tlc che saranno proprietari della fibra. Abbiamo già chiarito che non vogliamo fare l’operatore telefonico. La nostra disponibilità è nei confronti di tutti coloro che vorranno utilizzare le nostre infrastrutture. Non vogliamo, nè possiamo scegliere con chi fare questa operazione. L’obiettivo fondamentale è evitare la sovrapposizione di reti di fibra nel paese.

Il decreto sembra prevedere l’obbligo per chi, come Enel, possiede le infrastrutture a metterle a disposizione
Mi sembra una buona cosa, la dimostrazione che la nostra idea è stata recepita in modo robusto.

La rete dorsale di Telecom arriva a cabinet a una certa distanza delle abitazioni. Le vostre cabine dove arrivano? C’è una stima di quanto l’intervento di Enel può far ridurre i costi di cablatura?
Enel possiede circa un milione di cassette di derivazione, un’ordine di grandezza superiore ai circa 150 mila armadi di tlc presenti, quindi la nostra presenza è più capillare. Le stime per ora sono molto approssimative, ma ci sono calcoli in base ai quali portare la fibra nell’ultimo miglio, dal cabinet alle case, a 20 milioni di punti costerebbe mille euro a punto, con un onere complessivo di 16 miliardi. Utilizzando l’opportunità offerta da Enel ritengo che l’onere a quel punto potrebbe scendere nell’ordine di 4 volte.

Un costo di 4 miliardi, dunque, ma per coprire 20 milioni di utenze. Mentre Enel parla di 33 milioni di contatori
Oggi non posso dire se il costo sarà di 4,5 o 6 miliardi. E’ comunque un numero molto più basso di 16 miliardi. L’operazione ha senso se si coprono i 33 milioni di contatori.

Quanto dovrete investire per sostituire i contatori?
Il piano precedente era costato 2,8 miliardi ed è stato attuato tra il 2001 e il 2006. Questo piano è ancora da definire: l’Authority per l’energia deve prima stabilire quali servizi debbano fornire i nuovi misuratori. Credo che questo processo sarà concluso nel giro di una o due settimane. A quel punto sapremo quale sarà il nostro investimento. Per quanto riguarda la nostra parte, l’investimento sarà nell’ordine di 3/4 miliardi.

C’è il rischio che i costi aggiuntivi per posare la fibra finiscano nella bolletta elettrica?
È da escludere. Ripeto, non è la prima volta che facciamo operazioni di questo tipo.

L’Authority per l’energia sta valutando se il piano di sostituzione dei contatori non sia tale da portare anche alla sostituzione di misuratori che non stati completamente ammortizzati in tariffa (in media servono 15 anni) per evitare che nella bolletta finiscano i costi di vecchi contatori (sostituiti) e dei nuovi misuratori...
Non si può certo pensare che alcuni cittadini si ritrovino con contatori vecchi e altri con quelli nuovi. Perchè in un sistema digitale i misuratori vecchi impedirebbero l’utilizzo delle funzionalità di quelli nuovi.

Da dicembre partirà il nuovo periodo regolatorio per le tariffe elettriche della rete di distribuzione. C’è la possibilità che, al netto dei nuovi investimenti sui contatori, la tariffa si prospetti più bassa?
La fine del ciclo regolatorio coincide casualmente con la fine del quindicesimo anno del primo contatore. Non c’è relazione tra le due cose. È in corso una ridefinizione del ciclo tariffario che deve tener conto delle economie cumulate negli anni, dell’evoluzione dei tassi, delle novità regolatorie come la maggiore lunghezza del periodo, che dovrebbe passare da 4 a 6 anni: tutto questo determinerà una nuova tariffa. In base a quella tariffa, l’economicità del cambio del contatore verrà valutata.

I gruppi di lavoro tra Enel e Telecom sul tema fibra di cosa si occupano?
Servono a capire esattamente quanto può costare la cablatura con il contributo di Enel. Sono valutazioni tecniche di dettaglio che stiamo facendo anche Metroweb, che ha sottoscritto accordi con Vodafone e Wind. Questo lavoro cammina in parallelo con il percorso del decreto sulla banda ultralarga e con la definizione dei soggetti di tlc che chiariranno i loro progetti. Penso che entro l’autunno ci dovrebbe essere un quadro complessivo più chiaro.

Chi stabilirà la remunerazione per Enel per la posa della fibra e la manutenzione ?
Ci saranno modalità per definire in maniera trasparente il calcolo dei costi e la relativa remunerazione. I gruppi di lavoro di cui parlavo dovranno anche riuscire a identificare il costo vero. La remunerazione dovrà essere disciplinata in un modo equo che consenta una contabilità semplice. Immagino che sarà materia dell’Agcom.

Enel guadagnerà da questa operazione?
Non guadagnamo molto nel posare i cavi. Enel guadagna se alla fine dei 4-5 anni del piano l’Italia sarà riuscita a cablarsi, l’attività economica del paese migliorerà e con essa anche l’attività della nostra azienda.

Ha avuto contatti con gli azionisti di Telecom?
No.

Non pensa che il rischio per Telecom di dover spegnere anzitempo la rete in rame costituisca un problema per l’operatore ex incumbent?
Penso che il nuovo decreto cambierà completamente gli scenari. E ritengo che forse anche gli azionisti vorranno cogliere la nuova opportunità.

A novembre presenterete l’aggiornamento del piano industriale. Quali sono le novità?
Dovremo adeguare le previsioni alle variazioni sui prezzi del petrolio e sul cambio euro/dollaro intercorsi a inizio anno. Daremo anche un aggiornamento delle progressione sull’attività di efficientamento operativo che stiamo portando avanti e l’outlook per i prossimi anni. Avremo un quadro più definito sul riassetto societario in corso in Sudamerica nelle partecipate di Enersis. L’impatto di un coinvolgimento nel piano della banda larga non sarà sensibile nel piano. Forse ci sarà la novità della tariffa elettrica e potremo dare indicazioni per i prossimi 6 anni.

A che punto siamo con le cessioni in Slovacchia?
Sono arrivate tre offerte. Aspettiamo di sapere quando il governo slovacco ci incontrerà per conoscere le loro intenzioni, visto che hanno espresso l’interesse a salire nel capitale di Slovenske Elektrarne. Il rapporto è buono, hanno apprezzato che siamo stati di parola nel mettere mano con più decisione ai lavori per il completamento della centrale nucleare di Mochovce.

State uscendo anche dall’upstream con la cessione delle esplorazioni in Algeria e in Italia. A che punto siete?
Il processo è partito, lo sta seguendo Jp Morgan e abbiamo un certo numero di parti interessate, ma non c’è l’Eni se lo vuol sapere. Potremmo vendere le due attività separatamente, ma pensiamo che entro fine anno ci sia qualche risultato.

In Italia si parla di ripresa. Lei come la vede?
I consumi crescono per la prima volta da 5 anni e lo stanno facendo da 5 mesi. Non c’è un’impennata colossale, ma è evidente che l’attività economica sta richiedendo più consumi. La crescita delle domanda elettrica è sempre stata considerata connessa alla crescita economica. Ci sono però studi recenti che mostrano come il collegamento tra crescita e consumi elettrici stia entrando in crisi di identità: un legame che sarà meno forte, con i consumi che tenderanno a raggiungere un certo livello e a non salire ulteriormente a prescindere dal Pil e questo per le efficienze e le innovazioni che si faranno sulle reti di distribuzione.

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