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Tsipras rischia di perdere anche il treno del «Qe»

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POLITICA MONETARIA

Tsipras rischia di perdere anche il treno del «Qe»

Scopriremo fra una settimana se la Grecia riuscirà ad evitare il default e in che termini, ovvero se ci sarà un accordo tampone (che rimandi la questione della ristrutturazione del debito al prossimo autunno) oppure un'intesa più solida con i creditori internazionali. Nel fine settimana i mercati finanziari si sono posizionati sulla prima ipotesi, ma non c'è nulla di certo dato che il premier Alexis Tsipras ha continuato a mostrare il pugno duro anche dinanzi all'ultima proposta avanzata dai creditori di un prestito ponte da 15,5 miliardi in cambio di riforme che però non ridefiniscono, né riscadenziano il quadro debitorio di Atene.

Va detto che in caso di accordo Atene eviterebbe il default. Ma non solo. In prospettiva potrebbe anche salire sul treno del quantitative easing, la manovra di espansione monetaria avviata dalla Bce lo scorso marzo e che, al momento, esclude i titoli di Stato greci. Si tratta di un'esclusione molto più tecnica che politica. Nel lanciare il “Qe” la Bce ha infatti posto quattro paletti, condizioni essenziali per beneficiare della manovra attraverso la quale la Bce acquisti titoli di Stato a mercato aperto dei Paesi dell'Eurozona in base alla quota di partecipazione di questi ultimi al capitale della banca centrale: 1) non vengono acquistati titoli con scadenza inferiore a due anni; 2) non vengono acquistati titoli per un ammontare superiore al 25% della singola emissione; 3) non vengono acquistati titoli di quei Paesi di cui la Bce detiene almeno il 33% del debito emesso in bond con scadenza superiore a due anni; 4) non vengono acquistati titoli di quei Paesi che hanno un rating inferiore al grado “investment grade” che non siano sotto la tutela di un programma di protezione della Troika (Ue-Fmi-Bce).

La Grecia in questo momento non è in grado di rispettare il terzo paletto, dato che nel bilancio della Bce c'è più del 33% del debito con scadenza superiore ai due anni di Atene scambiato in bond. Di che cifre stiamo parlando? Il debito in titoli di Stato di Atene ammonta a 81 miliardi di euro, ma se si escludono i 15 miliardi di titoli che vanno in scadenza entro 12 mesi (i Treasury Bill con cedola zero esclusi automaticamente dal “Qe”) il debito che entra nel calcolo di fattibilità del “Qe” ammonta a 66 miliardi. Di questi, quanti sono in pancia alla Bce? Circa 25 miliardi, di cui 19,8 miliardi relativi alle operazioni di Smp (Securities markets programme) effettuate dall'istituto di Francoforte tra il 2010 e il 2012 e 5,4 miliardi relativi all'esercizio del programma Anfa (Agreement on net financial assets). Va da sé che quindi la quota del debito pubblico oggetto di potenziale “Qe” detenuto dalla Bce è oggi pari al 37%. Quindi siamo oltre il paletto del 33% consentito.

Il quadro però è destinato a cambiare. Perché a luglio e ad agosto vanno in scadenza tranche di debito relative al programma Smp per un controvalore di 5 miliardi, il che porterà la quota del debito greco in mano alla Bce a 20 miliardi, ovvero al 30% (ipotizzando allo stesso tempo che ci sia un rollover dei 5 miliardi ma non più nel bilancio della Bce). A quel punto dal punto di vista tecnico anche la Grecia potrebbe essere inclusa nel piano di quantitative easing. E questo potrebbe portare un beneficio soprattutto per provare a normalizzare la curva dei rendimenti che oggi è pesantemente invertita dato che sulla scadenza a due anni il mercato secondario chiede un rendimento del 20%, il doppio di quanto chiede sui titoli a 10 anni. Gli acquisti della Bce potrebbero dare una mano. Come dicevamo, la questione è più tecnica che politica, ma anche un po’ politica. A quel punto – come conferma la Bce al Sole 24 Ore – il consiglio direttivo potrà riesaminare la situazione di Atene e decidere se farla entrare nel piano di espansione monetaria, anche sulla base di un programma di sviluppo. Ecco perché il costo opportunità di un mancato accordo potrebbe essere ancora più alto. Nel conteggio andrebbe inserita anche la perdita del biglietto per salire sul treno del quantitative easing.

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