Finanza & Mercati

La sfida del matematico Varoufakis tra la Teoria dei giochi e Machiavelli

  • Abbonati
  • Accedi
emergenza grecia

La sfida del matematico Varoufakis tra la Teoria dei giochi e Machiavelli

La settimana scorsa era seduto al tavolo delle trattative con Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, la cancelliera tedesca Angela Merkel e compagnia bella. Con quelli che il ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, ieri ha definito in un’intervista «terroristi», parlando dei creditori che pretendono dalla Grecia fino all’ultimo centesimo di quanto prestato, con tanto di interessi agevolati.

Più volte l’economista Varoufakis, laureato in Matematica e Statistica, greco naturalizzato in Australia, prestato per l’occasione a fare il ministro delle Finanze del governo di Alexis Tsipras (alla guida del partito di estrema sinistra Syriza che dal 25 gennaio è alla guida del Paese ellenico) ha ricordato che dopo la Seconda Guerra Mondiale una buona parte del debito tedesco fu condonato dai creditori internazionali. Anche grazie a quel gesto dei Paesi europei, Grecia compresa - anche l’Italia che figurava tra i creditori - la Germania è ripartita.

Bene, il crollo del Pil greco, conseguenza della recessione dovuta ai piani di austerity e di risanamento imposti dai creditori internazionali, è tra i peggiori registrati dal 1870 ad oggi in un Paese attualmente ritenuto ad economia avanzata.

Il -25% fatto registrare dal prodotto interno lordo (reale) della Grecia tra il 2008 e oggi ha paragoni solamente con quanto avvenuto in altri Paesi a seguito della Grande Depressione del secolo scorso o delle due Guerre Mondiali.

Una tabella pubblicata dall'ufficio economico della Royal Bank of Scotland, su dati Maddison Database e Fmi, traccia una “classifica” delle recessioni più disastrose degli ultimi 145 anni.

Il Pil della Germania, tra il 1945 e il 1946, segnò un -66 per cento. Ancora la Grecia, nel 1938-1945, registrò un dato del -64 per cento. Il Pil dell'Italia, negli anni dal 1941 al 1945, crollò del 44%, mentre quello della Francia, tra il 1940 e il 1944, del 53%. Negli anni immediatamente successivi alla Grande Guerra, nel periodo 1919-1921, sempre l'economia italiana risultò tra le peggiori d'Europa, con un dato di pil pari a -25%, lo stesso registrato in questi anni in Grecia.
Nel secolo scorso vi fu una recessione disastrosa anche per gli Stati Uniti, il cui Pil, negli anni tra il 1930 e il 1933, precedenti il New Deal rooseveltiano, si contrasse del 29 per cento.

Difficile, quindi, discostare dal punto di vista macroeconomico la situazione della Grecia di oggi da quelle dei Paesi in crisi post-bellica. Questo Varoufakis lo sa ed è un tasto che muove nel momento in cui cerca di applicare la Teoria dei giochi nelle trattative con i creditori (qui la mappa del debito greco). Di cosa si tratta? È la teoria elaborata dal matematico John Nash che a sua volta si è ispirato a Nicolò Machiavelli e alla sua più grande opera “Il Principe”, scrivendo con ammirazione: «Nelle pagine di quel capolavoro si ha l'impressione che Machiavelli cerchi di insegnare a dei mafiosi come operare in modo efficiente e spregiudicato. Fornisce consigli tattici a principi crudeli ed egoisti, e nella sua opera descrive effettivamente i “giochi di corte” che venivano praticati nelle stanze vaticane e nei palazzi fiorentini».

La teoria dei giochi analizza le decisioni di un soggetto prese in situazioni conflittuali o di interazione con due o più rivali al fine di portare il massimo beneficio per tutti. Ci sono quattro elementi: i giocatori, le loro azioni, una strategia e le vincite. Prima dell’avvento di Syriza in Grecia i giocatori nell’Eurozona si conoscevano molto bene fra loro, così come le loro strategie (ad esempio l’ortodossia tedesca e un atteggiamento più moderato della periferia).

Con l’arrivo di Tsipras e del suo alfiere Varoufakis i vecchi equilibri sono saltati. È entrato un nuovo giocatore che si dà il caso sia un matematico, un ammiratore del genio matematico John Nash (lo conosceva personalmente) ma anche un esperto di Teoria dei Giochi, coautore con Shaun P. Hargreaves-Heap, del testo “Game Theory: A Critical text” (2004).

Da quello che è successo nelle ultime due settimane di trattative deragliate fino al referendum di oggi (che ha colto di sorpresa perfino i mercati) e allo scontro finale (Varoufakis ha detto che se vince il «sì», cioè se vincono i «terroristi creditori» «mi dimetto») è evidente che il “nuovo giocatore” stia provando a spiazzare i “vecchi giocatori” lanciando con il referendum una sorta di “Gioco del coniglio” in cui in due lanciano simultaneamente le auto verso un burrone.

Chi sterza prima per evitare il burrone fa la figura del coniglio. Ma se nessuno sterza, entrambi muoiono. Nei prossimi giorni scopriremo se qualcuno deciderà di sterzare prima del burrone.

twitter.com/vitolops

© Riproduzione riservata