Finanza & Mercati

Cdp, Bassanini rimette il mandato

  • Abbonati
  • Accedi
Cassa depositi e prestiti

Cdp, Bassanini rimette il mandato

Conto alla rovescia per Cdp. Probabile che l'assemblea ordinaria e straordinaria, che dovrà avviare il riassetto, si celebri domani. Al momento, però, non ci sono certezze e dunque non è da escludere che la riunione slitti al 14 luglio (seconda convocazione) per dare ai soci (Tesoro e fondazioni) il tempo di affinare le modifiche statutarie. Le fondazioni hanno chiesto garanzie sul nuovo corso della Cassa e sui rischi che potrà assumere e ieri, a tal proposito, il presidente dell'Acri Giuseppe Guzzetti ha incontrato il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan.  Sempre ieri, poi, il presidente Franco Bassanini ha inviato una missiva alle fondazioni, al cda, al collegio sindacale e al personale di Cdp, nonché alla commissione parlamentare di vigilanza, in cui mette il mandato a disposizione dell'assemblea per favorire il ricambio.

Nella lettera, inviata per conoscenza al premier Matteo Renzi e al ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, Bassanini spiega innanzitutto la sua scelta. «Tengo a sottolineare che la richiesta del governo (di favorire il ricambio, ndr) non è stata motivata, per quanto a me noto, da giudizi negativi né sull'operato degli amministratori né tantomeno sull'attività di Cdp e i risultati conseguiti». Nessuna bocciatura quindi dell'operato della Cassa dietro la decisione dell'esecutivo di anticipare il cambio della guardia («né da Renzi né da Padoan sono state avanzate al riguardo critiche o riserve», precisa), ma solo la necessità, prospettata sia da Palazzo Chigi che dal Mef, di anticipare il ricambio in modo «da insediare un nuovo consiglio che abbia davanti un mandato triennale e possa impostare fin da ora il prossimo piano industriale 2016-2018». Se così non fosse stato, rimarca Bassanini, «avrei ritenuto doveroso difendere in straordinario lavoro svolto in questi anni» da tutta la Cdp - cui riserva «un ringraziamento forte e sincero», a cominciare dall'ad Giovanni Gorno Tempini - «con il supporto attento e sempre costruttivo dei suoi azionisti».

Certo, fa notare Bassanini, dai vertici di Cdp sono arrivati anche dei “no” ai vari governi - il presidente cita i casi di Parmalat, Mps e Alitalia - ma i dinieghi erano giustificati «dalle normative internazionali, europee e nazionali che regolano l'attività di Cassa e che le vietavano di intervenire». Quanto all'Ilva, un intervento diretto avrebbe incontrato analoghi ostacoli, rammenta, ed è per questo che si è arrivati a una soluzione (“il fondo di turnaround”), la cui identificazione «si deve agli amministratori di Cdp (e personalmente al sottoscritto)». Mentre su Telecom, Bassanini ribadisce che «nessuna richiesta di acquisizione di quote del suo capitale è stata rivolta dal governo a Cdp fino a oggi».

La missiva, su cui si sarebbe registrato anche l'apprezzamento del futuro vertice - al quale Bassanini assicura «tutta la collaborazione e il supporto che riterranno utile» -, racchiude poi un lungo excursus sui risultati raggiunti, a cominciare dal totale attivo che, secondo la stima a metà 2015, ha raggiunto i 400 miliardi di euro, quasi il doppio rispetto alla fine del 2008 (quando Bassanini assunse la presidenza), con un significativo aumento dello stock dei crediti a clientela e banche (106 miliardi di euro, +29%) e del portafoglio partecipativo (30 miliardi, più che raddoppiato). Con la Cassa che, evidenzia Bassanini, «continua a godere della fiducia di oltre 20 mlioni di italiani che a essa affidano la gestione e gli impieghi dei loro risparmi». Tanto che lo stock del risparmio postale ha superato i 250 miliardi (+45% rispetto al 2008).

In questi anni, prosegue il presidente, la Cassa ha saputo trasformarsi e cambiare pelle «adeguandosi tempestivamente ed efficacemente alle nuove missioni che gli azionisti, il governo e il Parlamento le hanno affidato nel corso del tempo, anche per far fronte a una realtà economica e sociale in rapido e impetuoso cambiamento». Uno snodo, quest'ultimo, importante perché Bassanini sottolinea, ancora una volta, che la mutazione di Cdp «non è che in misura secondaria il prodotto di decisioni dei suoi vertici e dei suoi azionisti» e «neppure di una “libera e arbitraria scelta” dei governi e dei Parlamenti», ma è stata una «conseguenza quasi obbligata» di una economia e di una finanza globale profondamente cambiate.

Infine, un passaggio accorato sulle fondazioni, alle quali il presidente riserva «uno speciale ringraziamento»: il loro ruolo «non è stato né marginale né subalterno» e si è sempre indirizzato alla salvaguardia della redditività e della sostenibilità degli impieghi della Cassa. La loro presenza, riconosce Bassanini, in più occasioni «ha contribuito a evitare un improprio uso del risparmio delle famiglie. Penso che sarà così anche in futuro». E, chiosa, «penso non mancheranno altre occasioni di collaborazione» anche nel futuro. Che lo vedrà approdare a Palazzo Chigi come consigliere speciale del premier.

© Riproduzione riservata