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Deutsche, altre accuse dalla Bafin sul caso Libor

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Deutsche, altre accuse dalla Bafin sul caso Libor

  • –Alessandro Merli

FRANCOFORTE

Per Deutsche Bank, i guai con le autorità di controllo dei mercati non finiscono mai. Il più grande gruppo bancario tedesco, dopo una lunga serie di vicende che lo hanno visto coinvolto con le autorità di diversi Paesi, fra cui Stati Uniti e Gran Bretagna, è finito ora nel mirino della Bafin, l’organo di supervisione dei mercati finanziari in Germania.

Secondo un rapporto della Bafin del maggio scorso, di cui ha dato notizia per primo il Wall Street Journal, il regolatore ha accusato diversi dirigenti della banca di non aver impedito tentativi di manipolazione dei mercati, per i quali la Deutsche Bank è finita sotto indagine altrove, o di non aver informato gli organi di controllo.

Il rapporto parla di una cultura del gruppo “guasta”. Meno di un mese dopo che il rapporto è stato inviato ai vertici della banca, uno dei due amministratori delegati, Anshu Jain, a lungo responsabile dell'investment banking e quindi delle attività indicate nel documento, che lo critica severamente, ha annunciato che avrebbe lasciato l’incarico, il che è avvenuto il 30 giugno scorso.

La Bafin, che non ha commentato dopo la pubblicazione del rapporto, accusa quattro componenti del consiglio di gestione e altri due dirigenti di negligenza o di comunicazioni selettive o inaccurate ai regolatori che stavano indagando la manipolazione di mercato. In una nota, Deutsche Bank, che ha inviato all’inizio di questo mese una replica alla Bafin che non è stata resa pubblica, contesta le critiche, sostenendo che nel frattempo la banca ha migliorato le procedure interne di controllo, oltre a esprimere «profondo rincrescimento» per gli errori commessi.

Il rapporto contiene dichiarazioni che sono state citate fuori contesto, secondo la nota, ed è «ingiustificato raggiungere conclusioni sulla condotta della banca o dei singoli individui a questo punto». La Bafin prenderà ora una decisione finale che può comprendere sanzioni nei confronti della banca e dei dirigenti.

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Il documento della Bafin riguarda in modo particolare la manipolazione dei tassi interbancari, per la quale Deutsche Bank è stata indagata dalle autorità di controllo dei mercati negli Stati Uniti e in Gran Bretagna e per la quale ha pagato 2,5 miliardi di dollari. I trader della banca sono definiti responsabili di «condotta gravemente errata» e i dirigenti di «serio fallimento» nei controlli.

Fra i dirigenti citati nel rapporto figura un italiano, Michele Faissola, attualmente responsabile della divisione gestione di fondi e in passato stretto collaboratore di Jain all’investment bank. Secondo il “Wall Street Journal”, Faissola ha scritto alla Bafin contestando le conclusioni del rapporto, secondo cui avrebbe tra l’altro omesso alcune informazioni ai regolatori. Tra gli altri dirigenti criticati dalla Bafin c'è l'ex direttore finanziario Stefan Krause, attualmente incaricato della vendita della controllata Postbank.

Jain nel frattempo è stato sostituto da John Cryan, ex direttore finanziario di Ubs, mentre l'altro amministratore delegato Juergen Fitschen, lascerà nella primavera del 2016.

Complessivamente, Deutsche Bank ha pagato negli ultimi tre anni circa 9 miliardi di euro di multe o composizioni stragiudiziali. Gli ultimi anni sono stati per il colosso bancario tedesco uno stillicidio di indagini e di scandali finanziari. Oltre alla manipolazione del Libor, per la quale aveva pagato una multa anche alle autorità antitrust europee nel 2013, l'istituto di Francoforte è stato coinvolto in quella dei tassi di cambio e del mercato dei metalli preziosi. Nei giorni scorsi, l'autorità di controllo britannica Fca, ha aperto un'inchiesta per stabilire se la filiale di Mosca abbia violato le norme anti-riciclaggio per favorire i suoi clienti (una vicenda avviata dalla denuncia della banca stessa). Deutsche Bank è stata inoltre multata dalla Sec, negli Stati Uniti, per irregolarità contabili sui derivati. Fitschen è sotto accusa a Monaco di Baviera per falsa testimonianza nel processo per il fallimento del gruppo Kirch, accuse che il dirigente respinge.

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