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Google da record: aumenta il suo valore di 67 miliardi in un solo giorno e…

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colossi in borsa

Google da record: aumenta il suo valore di 67 miliardi in un solo giorno e tocca i 700 dollari ad azione

«Era da tanto tempo che Google non registrava un trimestre così». Basta questa frase, scritta in un report di JP Morgan, per capire il motivo dietro al poderoso rally del titolo del gigante Internet visto ieri sul Nasdaq. Per soli 38 centesimi di dollaro, le azioni di Classe A di Google non sono riuscite ad archiviare la seduta a quota 700 dollari. Sarebbe stata una pietra miliare. Ma una serie di record sono stati comunque messi a segno a cominciare dal prezzo di chiusura (699,62 dollari) e dalla performance a livello intraday, quando il titolo si era spinto fino a 703 dollari, ossia in rialzo di 101,22 dollari o del 17% rispetto alla chiusura di giovedì 16 luglio, dopo che il gruppo aveva diffuso utili trimestrali oltre le stime per la prima volta negli ultimi sei trimestri. Alla fine la giornata è finita in aumento del 16,26%, 97,84 dollari: si è trattato del balzo giornaliero più ampio dal 18 aprile del 2008 e il terzo più alto in assoluto per Google.

Il gruppo ha visto gonfiare la sua capitalizzazione di circa 66,9 miliardi di dollari, ossia più del valore di 400 società dell'S&P 500. Qualche esempio? Caterpillar vale circa 50 miliardi, Ford intorno ai 58 miliardi e Netflix ai 49 miliardi. Google ha così superato i record in mano ad Apple e Cisco System. Il produttore dell'iPhone il 25 aprile del 2012 vide il suo valore di Borsa salire di 46 miliardi mentre il gruppo specializzato in soluzioni di rete il 17 aprile del 2000 registrò un balzo della sua capitalizzazione pari a 66,1 miliardi.

Lunedì Google ritornerà alle contrattazioni con un valore di mercato pari a circa 478 miliardi di dollari. Ma secondo JP Morgan, Bernstein Research, Nomura, Jefferies e Evercore - il cui target price è stato alzato a 800 dollari - quella cifra può arrivare fino a 547 miliardi facendo di Google la seconda azienda dopo Apple ad avere superato i 500 miliardi di capitalizzazione (il produttore dell'iPhone sta a 740 miliardi). E c'è chi crede, come Colin Gillis di BGC Partners, che l'azienda «sia quella meglio posizionata per raggiungere una valutazione da 1.000 miliardi di dollari».

Parte dell'entusiasmo degli investitori sta nel neo direttore finanziario del gruppo, strappato lo scorso maggio a Morgan Stanley dove lavorava dal 1987. Ruth Porat, che nella banca di Wall Street ricopriva lo stesso incarico, ha promesso «grande cura nell'allocazione delle risorse». Tradotto? La top manager eserciterà un controllo dei costi tanto desiderato da un mercato timoroso di un aumento degli investimenti al di fuori del business della ricerca online (si pensi ai Google Glass e alle Google Car). Un timore di cui l'amministratore delegato e co-fondatore di Google, Larry Page, è consapevole visto che lo scorso marzo, quando annunciò la nomina di Porat, si rivolse proprio agli investitori dicendosi impaziente di «imparare da Ruth mentre continuiamo a innovare [le nostre attività] core - dalla ricerca e pubblicità ad Android, Chrome e YouTube - e allo stesso tempo investiamo in modo disciplinato e calibrato nella nostra generazione futura di grandi scommesse».

Con una sola conference call, Porat ha saputo convincere gli analisti. Di lei sembrano apprezzare il suo approccio pragmatico ma anche le indicazioni per la possibile distribuzione di utili agli azionisti. Si tratterebbe di una prima volta, visto che Google non ha mai emesso cedole né ha mai riacquistato titoli propri nonostante sieda su una montagna di cash che a fine 2014 valeva 64 miliardi di dollari, in rialzo da 45 miliardi di tre anni fa. La Cfo ha fatto capire che potrebbe emettere debito per finanziare un tale programma o per fare acquisizioni o altri investimenti.

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