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Vivendi, altra mossa in Europa: ingresso in Telefonica con…

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Il riassetto tlc

Vivendi, altra mossa in Europa: ingresso in Telefonica con l’1%

PARIGI - Vincent Bolloré, principale azionista di Vivendi (con il 14,5%), ha piazzato un’altra tessera del puzzle di alleanze strategiche che sta costruendo intorno al gruppo francese di media e contenuti. Vivendi ha annunciato ieri di aver convertito una parte della quota ereditata in Telefonica Brasil con la cessione a fine maggio di Gvt(58,4 milioni di titoli, pari al 3,5%) in una partecipazione diretta dello 0,95% (46 milioni di azioni) nella casa madre spagnola Telefonica.

Grazie alla vendita di Gvt, Vivendi era già entrata in possesso dell’8,24% di Telecom Italia, partecipazione poi portata al 14,9% facendo diventare il gruppo francese l’azionista di riferimento dell’ex monopolista italiano. E le fonti vicine all’imprenditore bretone hanno fatto sapere che Bolloré non si fermerà qui: la quota in Telecom Italia è destinata a salire ancora.

Nel contempo, Vivendi aveva ricevuto il 7,5% di Telefonica Brasil. Una partecipazione ritenuta non strategica, vista la scelta di rafforzarsi in Europa (e in particolare in Europa del Sud, come aveva spiegato a suo tempo l’amministratore delegato di Vivendi Arnaud de Puyfontaine). Ora è quindi stato fatto il primo passo, in attesa che anche il restante 4% venga convertito.

Pian piano sta insomma prendendo forma il disegno che Bolloré ha in mente per la Vivendi del prossimo futuro. La priorità è certo quella di creare un colosso europeo, e mondiale, dei contenuti. Sviluppo che si basa sui due pilastri Universal Music e Canal+. Quest’ultima, che investe due miliardi all’anno nella realizzazione di film e programmi, è decisamente avviata sulla strada di una forte internazionalizzazione, con la creazione di fiction in formato export. Mentre Universal è già il leader mondiale del suo settore.

Ma l’altra direzione della crescita è quella della distribuzione, che deve tenere il passo di un contesto tecnologico sempre più dinamico. E anche qui la strategia si basa su due pilastri: uno, di dimensioni certo più ridotte, è DailyMotion, che il gruppo ha rilevato da Orange (l’ex monopolista France Télécom), per i video; l'altro, ben più importante, è appunto quello delle telecomunicazioni.

Ecco allora entrare in gioco i due gruppi italiano e spagnolo (quest’ultimo ha anche una presenza nel settore televisivo). La logica, spiegano gli stretti collaboratori di Bolloré, è sempre la stessa: diventare azionisti di attori di primo piano delle telecomunicazioni che possano distribuire i contenuti prodotti dal gruppo. Senza trascurare gli aspetti finanziari, e cioè il fatto che si tratta comunque di investimenti probabilmente destinati a conoscere una forte valorizzazione nel quadro di un processo di concentrazione a medio termine nel settore in Europa. Un processo di riassetto in cui Telecom Italia e Telefonica sembrano destinati a giocare un ruolo non secondario.

Vivendi salirà anche in Telefonica come ha fatto in Telecom? «Vedremo», dicono le fonti vicine a Bolloré. «L’importante era cogliere un’opportunità, mettere un piede dentro».

«L’operazione – dice peraltro il comunicato di Vivendi – dimostra la volontà del gruppo di impegnarsi ancora di più in Europa e realizzarvi dei partenariati strategici».

Non si spengono intanto in Francia le polemiche sul controllo che Bolloré ha deciso di esercitare personalmente – e strettamente - su Canal+, sostituendo alcune figure chiave, rivedendo i palinsesti e rimettendo in discussione alcune emissioni culto, dal Grand Journal ai Guignols. L’ultima, aperta dal sito Mediapart, riguarda la presunta censura da parte di Bolloré di un documentario molto critico nei confronti della banca Crédit Mutuel.

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