Dopo Sky e Netflix, arriva anche Mediaset. Con il gruppo del Biscione, Telecom è rimasta impegnata fino nella tarda serata di ieri a rifinire i dettagli dell’accordo che dovrebbe essere annunciato oggi. Un accordo commerciale con “minimi garantiti” - sulla falsariga di quello firmato con l’emittente di Murdoch - che riguarda la trasmissione su piattaforma Internet di contenuti a pagamento. Nel caso di Mediaset il “piatto forte” sono le partite di Champions League per il prossimo triennio.
Le prime indicazioni di come sta andando l’esperienza-pilota, quella con Sky (partita operativamente a maggio), dovrebbero aversi nel consiglio di domani che esaminerà i risultati semestrali e nella conference call con gli analisti venerdì prossimo. L’arricchimento del book dei contenuti presuppone uno sforzo supplementare da parte dell’incumbent nell’ammodernamento della rete per aumentare velocità di navigazione e la qualità della trasmissione sul mercato domestico che, a stare alle previsioni degli analisti, dovrebbe aver dato i primi segnali di miglioramento.
Segnali che arrivano dalla dinamica delle cifre, necessariamente da interpretare. Dalle stime di consensus sul secondo trimestre i ricavi di gruppo sono dati in calo del 5,9% a poco più di 5 miliardi, ma il mercato domestico è previsto in calo “solo” del 2% a 3,727 miliardi. Trimestre su trimestre, in sequenza, si evidenzierebbe persino un segno +, visibile in particolare sulla telefonia mobile - anello debole dalla fine dello scorso decennio - dove i ricavi, sempre secondo il consensus, sarebbero risaliti a 1,236 miliardi rispetto ai 1,151 miliardi consuntivati nel primo trimestre 2015.
Una pesante battuta d’arresto arriva invece dal Brasile che finora era stato il motore della crescita, a compensare la debolezza del mercato domestico. Qui gli analisti prevedono una diminuzione dei ricavi del 15,7% a 1,314 miliardi di euro. Un ruolo lo gioca anche il cambio, con il real che da inizio anno ha subito una svalutazione dell’ordine del 5%. Ma è in generale il mercato brasiliano nel suo compelsso a soffrire una crisi di crescita e l’impatto del calo dei prezzi delle materie prime. Tant’è che, con l’eccezione di Vivo (Telefonica), anche gli altri concorrenti - Oi, ma persino Claro - hanno denunciato risultati in rallentamento. Tim Brasil, da parte sua, ha una componente elevata di clienti sulla parte delle carte pre-pagate, che strutturalmente è più esposta al rischio di difficoltà economiche. Per cercare di dare una sterzata, l’ad Marco Patuano ha infatti deciso di raddoppiare il presidio sul mercato sudamericano, inviando in Brasile un manager di sua fiducia, Pietro Labriola, quale nuovo chief operating officer in affiancamento all’ad Rodrigo Abreu.
Anche l’Ebitda è previsto in calo, ma qui, sul consensus dei dati “reported”, dovrebbe essere il mercato domestico a segnare il maggior decremento, con previsioni di calo del 20% a 1,368 miliardi rispetto al -13,5% a 375 milioni del Brasile. Il dato contabile deve però essere interpretato alla luce degli oneri non ricorrenti - 309 milioni nel consensus sul trimestre - che sono prevalentemente “domestici” e riconducibili in buona parte al contenzioso in materia regolamentare senza effetti per cassa nell’immediato. Senza queste poste l’Ebitda risulterebbe in ripresa sia a livello assoluto, sia sia sul mercato domestico rispetto al primo trimestre che, a riguardo, aveva segnat un punto di minimo (1.61 miliardi l’Ebitda delle attività italiane, 2,031 miliardi l’Ebitda consolidato).
Il dato sull’indebitamento finanziarionetto non dovrebbe risentire invece delle poste non ricorrenti ed è atteso in calo dai 27,43 miliardi del 31 marzo a 27,028 miliardi nel consensus a fine giugno. Il secondo trimestre dell’esercizio è però tipicamente un periodo di generazione di cassa.
I dati in valuta locale esaminati ieri dal consiglio di Tim Participaçoes, holding di Tim Brasil, evidenziano nel secondo trimestre ricavi in calo dell’8,8% a 4,35 miliardi di reais, con un Ebitda organico in flessione del 4,4% a 1,27 miliardi di reais. Il margine Ebitda, senza tener conto dell’effetto della vendita delle torri mobili, è migliorato dal 27,9% del secondo trimestre 2014 al 29,2%.