Finanza & Mercati

«UnipolSai, integrazione in porto Dal 2016 guida operativa a …

  • Abbonati
  • Accedi
intervista

«UnipolSai, integrazione in porto Dal 2016 guida operativa a Laterza»

UnipolSai chiude il primo semestre con profitti da record a 455 milioni di euro, trainati dalla gestione finanziaria, e, in vista del nuovo piano industriale, avvia la trasformazione della governance indicando fin d’ora il vertice operativo che dalla primavera 2016 guiderà la compagnia. A tre anni dall’acquisizione del gruppo Fonsai, la prospettiva di UnipolSai è radicalmente cambiata: oggi le emergenze che hanno accompagnato il salvataggio della compagnia sono finite, la solidità patrimoniale del leader italiano delle polizze danni è consolidata (Solvency I al 176%), la capitalizzazione in Borsa è salita a 6,6 miliardi, la redditività supererà il target di oltre 2 miliardi di euro in tre anni e il ceo Carlo Cimbri si prepara a completare l’aggregazione e a lasciare la guida operativa di UnipolSai, come richiesto dalla vigilanza, per restare a capo della holding quotata Unipol Gruppo Finanziario. «Stiamo costruendo il futuro del gruppo, gettando le basi del nuovo piano industriale, preparando nuovi investimenti sulla rete distributiva e sull’innovazione tecnologica e lavorando all’assetto manageriale - spiega il ceo Carlo Cimbri in questa intervista al Sole 24 Ore -. Abbiamo varato in consiglio d’amministrazione una prima modifica organizzativa, operativa dal 1° ottobre, nominando Matteo Laterza direttore generale dell’area assicurativa.»

«Con il rinnovo del cda nel 2016 poi intendo lasciare tutte le cariche operative in UnipolSai a Matteo Laterza che, sono sicuro, assicurerà continuità di gestione in stretto coordinamento con la capogruppo. Si chiude un ciclo importante: Laterza sostituirà Franco Ellena, storico dirigente del gruppo, con cui ho condiviso tutta la lunga fase del rilancio di Unipol, prima, e dell’integrazione Fonsai, poi. Ellena, con l’esperienza di oltre 40 anni di lavoro, ha contribuito in maniera decisiva ai successi che hanno caratterizzato la storia recente del gruppo e continuerà ad aiutarci, seppur in forma diversa, a costruire una nuova fase».

Il riassetto nella governance accompagna peraltro il cambiamento industriale in atto. Acquisizioni e diversificazioni internazionali «non sono all’ordine del giorno», ma «abbiamo iniziato a lavorare al nuovo piano industriale, incentrato sul consolidamento e sviluppo nel mercato domestico, con una focalizzazione sulla distribuzione e sull’innovazione tecnologica», sottolinea Cimbri. «Abbiamo la più grande rete di agenti in Italia e su questa vogliamo concentrarci per farla evolvere; i cambiamenti sono tali da richiedere un ripensamento del modo di stare sul mercato e dobbiamo renderci accessibili al cliente secondo le modalità che lui vuole: da remoto, telefono, agenzia. L’assicurato sceglie, noi dobbiamo adeguarci, facendo sì che il terminale del rapporto con il cliente sia sempre l’agente, un valore che va salvaguardato». Il nuovo piano industriale di Unipol guarderà poi «all’allargamento della gamma dei servizi accessori all’assicurazione - anticipa il manager - grazie a una filiera industriale che va dall’assistenza, alla riparazione, ai ricambi» e porterà «nuovi investimenti nella filiera tecnologica che, fra l’altro, internalizzerà la gestione delle scatole nere sino ad oggi sviluppata con partner esterni; oggi UnipolSai è leader in Europa con 2,2 milioni di black box installate, più del 20% dei nostri assicurati. Un processo, su cui siamo stati i primi, che è diventato strategico nella gestione del business, nella liquidazione e nella tariffazione».

Il futuro del gruppo Unipol non è fatto solo di internalizzazione, anzi. «Per quanto riguarda Unipol Banca seguiamo con interesse i processi di consolidamento in corso - dice Cimbri - e se si creeranno le condizioni per partecipare con Unipol Banca ad un gruppo bancario più grande, saremo pronti. Certo, bisognerà valutare la bontà dei piani industriali e le prospettive di creazione di valore. La Banca oggi è in sicurezza, ha una solida base patrimoniale, un tasso di copertura delle sofferenze allineato con la media del sistema Italia e registra segnali positivi nella gestione». Insomma, un’integrazione ha senso strategico ma «non a tutti i costi».

L’apertura al sistema Italia (non sono quello finanziario) è ampia. Se la cronaca recente mostra come in Germania Audi, Bmw e Mercedes facciano sistema per comprarsi le mappe di Nokia (2,8 miliardi) e Allianz e Munich Re organizzino cordate per rilevare insieme i servizi autostradali Tank & Rast (valore stimato 3,5 miliardi) Cimbri, «al di là degli interessi del comparto assicurativo», apre a nuove collaborazioni fra grandi imprese, a «sinergie intersettoriali» nell’interesse del Paese. «Le grandi aziende italiane, da Generali a Unicredit, da Intesa, a Telecom, Enel, Eni e Atlantia solo per citarne alcune, hanno interessi convergenti con quelli della comunità - sottolinea il manager - noi per esempio abbiamo tutto il portafoglio basato in Italia, i nostri destini sono legati a quelli del Paese, e anche le aziende diversificate all’estero hanno un forte ancoraggio all’andamento del Pil nazionale. Nelle grandi aziende italiane penso ci siano le condizioni e gli uomini in grado di dialogare fra loro, ma oltre alle associazioni di imprese servono nuovi pivot fra gli amministratori dell’interesse pubblico che catalizzino queste energie, un dialogo costante, un tavolo con governo e Authority per fare emergere e indirizzare con pragmatismo gli interessi convergenti di imprese e comunità al servizio dello sviluppo del Paese. Non si può andare in ordine sparso: penso agli interventi infrastrutturali, allo sviluppo del welfare, alla sanità, campi nei quali il coordinamento sistemico fra pubblico e privato può catalizzare risorse e generare un circolo virtuoso per l’economia».

In attesa di una nuova alleanza pubblico-privato, la cronaca delle disposizioni normative in arrivo per il settore assicurativo, in particolare il Ddl Concorrenza, non sembra alimentare grandi entusiasmi. «In materia di Rc Auto, il disegno di legge elaborato dal governo era organico nell’interesse dei cittadini e avrebbe reso il mercato italiano più comparabile con quello degli altri Paesi europei, consentendo una riduzione stabile dei costi dei sinistri e conseguentemente dei prezzi per i consumatori», spiega Cimbri. «La versione che sembra uscire invece dalle Commissioni mi pare vanifichi gli sforzi dell’esecutivo. Bisogna intendersi sul ruolo delle assicurazioni. Le compagnie in tutto il mondo raccolgono il denaro e lo redistribuiscono a coloro che hanno sinistri adeguando il prezzo delle polizze alle disposizioni normative di ogni singolo Paese. Oggi in Italia gli incidenti riguardano 5/6 assicurati su 100 e a loro spetteranno i relativi risarcimenti. Decidere se aumentare il valore di tali risarcimenti a discapito dei prezzi pagati dalla collettività degli assicurati è una scelta del Legislatore».

© Riproduzione riservata