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Fmi: taglieremo le stime sul Pil mondiale per il calo delle materie prime

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World Economic Outlook

Fmi: taglieremo le stime sul Pil mondiale per il calo delle materie prime

FRANCOFORTE – Il rallentamento dei mercati emergenti mette il freno all'economia mondiale e il Fondo monetario si prepara a tagliare le sue stime di crescita per quest'anno e il prossimo. E il crollo dei prezzi delle materie prime avrà un forte impatto sui Paesi esportatori, in particolare quelli petroliferi, secondo lo stesso Fmi.

Il direttore del Fondo, Christine Lagarde, ha dichiarato che, a causa dell'indebolimento dei Paesi emergenti, l'istituzione di Washington, nelle sue previsioni che verranno pubblicate la prossima settimana in occasione della riunione annuale di Lima, rivedrà al ribasso le stime sulla crescita mondiale. «Una crescita del 3,3% per quest'anno non è più realistica. E neppure del 3,8% per l'anno prossimo. Resteremo sopra il 3%, comunque», ha detto la signora Lagarde in una intervista al quotidiano francese “Les Echos”. Il 3% viene considerato dagli economisti la soglia al di sotto della quale l'economia mondiale è in recessione.

La frenata della Cina, della quale non si conosce ancora appieno la portata, e la contrazione di altri grandi mercati emergenti, come Brasile e Russia, sono uno dei maggiori elementi di preoccupazione per le prospettive di crescita, come è emerso anche alla recente riunione del G-20 ad Ankara. Le previsioni su alcuni Paesi avanzati più esposti ai mercati emergenti, come la Germania, potrebbero essere limate. Probabilmente è troppo presto invece per valutare gli effetti macroeconomici, che pure ci saranno, dello scandalo Volkswagen. Difficilmente l'Fmi ne terrà conto nelle previsioni che renderà note martedì prossimo.

In una anticipazione di due capitoli del “World Economic Outlook”, pubblicata oggi, gli economisti del Fondo monetario si concentrano sugli effetti del crollo dei prezzi delle materie prime, un fenomeno che ha favorito la ripresa di alcuni Paesi avanzati importatori, compresa l'eurozona, come ha notato più volte la Banca centrale europea, ma che ha un impatto pesante sui Paesi esportatori. La debolezza delle quotazioni delle commodities, secondo l'Fmi, ridurrà di un 1% l'anno la crescita di questi ultimi nel periodo 2015-2017, nel confronto con i tre anni passati. Le ripercussioni sugli esportatori di energia sono ancora più pesanti, stimabili in un taglio medio della crescita del 2,2% l'anno nel prossimo triennio.

Circa i due terzi di questa minor crescita sono imputabili a fattori ciclici, legati quindi all'andamento dell'economia, secondo l'analisi, ma un terzo è da attribuirsi a una componente strutturale, legata a minori investimenti e quindi un potenziale di crescita inferiore.
Nel settore petrolifero, per esempio, sono già stati annunciati numerosi tagli agli investimenti, non più redditizi a questi livelli di prezzo.

La risposta di politica economica in questi Paesi, secondo l'Fmi, dovrà andare al di là di misure di sostegno della domanda e includere riforme strutturali. Il Fondo ricorda anche che nell'ultimo decennio molti Paesi esportatori di materie prime hanno aumentato la flessibilità dei tassi di cambio e questo dovrebbe contribuire ad attutire l'impatto del crollo delle quotazioni. In molti di questi Paesi, le entrate fiscali dipendono in larga misura dall'export di commodities e questo limita l'uso della politica di bilancio per contrastare la frenata della crescita, osserva l'Fmi.

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