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Glencore, il tracollo del re delle materie prime

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LA PARABOLA DELLE MATERIE PRIME

Glencore, il tracollo del re delle materie prime

LONDRA - Di male in peggio per Glencore: il colosso delle materie prime, che è già il titolo che quest'anno ha registrato il maggiore crollo alla Borsa di Londra, oggi ha proseguito la sua traiettoria discendente. Il titolo è arrivato a calare del 31% al nuovo minimo storico di 66 pence in seguito ai dubbi espressi dagli analisti sul futuro del gruppo dato il crollo dei prezzi dei suoi prodotti principali, rame e carbone. Il titolo, che aveva debuttato nel 2011 a 530 pence, da allora ha perso l'85 per cento.

Hunter Hillcoat, analista di Investec, ha sottolineato oggi che l'alto indebitamento del gruppo lo rende vulnerabile se i prezzi delle materie prime non torneranno a salire, e che Glencore ha bisogno di una ristrutturazione ancora più profonda di quella annunciata. «Prevediamo che i mercati delle materie prime continueranno a essere deboli per diversi anni, dato che l'eccesso di offerta ha conciso con un rallentamento della domanda», ha scritto in una nota. Se la previsione è indovinata il valore del gruppo «potrebbe evaporare».

Nel mirino dall'inizio dell'anno a causa del calo dei prezzi delle materie prime e della domanda dalla Cina, Glencore poche settimane fa aveva annunciato un piano da 10 miliardi di dollari di interventi per ridurre l'indebitamento, che comprendeva un aumento di capitale, la vendita di asset, un blocco temporaneo della produzione in alcune miniere africane e la sospensione del dividendo agli azionisti.

Il mercato aveva inizialmente reagito positivamente alle misure e il titolo aveva ripreso quota, ma è poi tornato a calare in seguito all'aggravarsi dei timori sul rallentamento dell'economia cinese e di conseguenza sulla domanda di materie prime.

Glencore, gigante delle commodities con 180mila dipendenti in tutto il mondo, oggi è la vittima principale di un calo che sta interessando tutto il settore estrattivo: l'indice minerario è crollato infatti ai minimi dal dicembre 2008 e altri nomi illustri come AngloAmerican stanno perdendo terreno.

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