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Malacarne (Snam): in gara entro l’anno per rilevare da…

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Malacarne (Snam): in gara entro l’anno per rilevare da Statoil il 20% del gasdotto Tap

È con i norvegesi di Statoil che Snam giocherà la partita per l’ingresso nel capitale della Trans Adriatic Pipeline (Tap), la condotta che dal 2020 trasporterà in Italia il gas del Caspio. «Entro fine anno molto probabilmente ci sarà l’ufficializzazione della vendita del 20%», ha anticipato Carlo Malacarne, ceo di Snam, a margine del 15° Italian Energy Summit del Sole 24 Ore. «Noi parteciperemo sicuramente, anche se non siamo ancora entrati nella fase di due diligence», ha aggiunto il manager, confermando l’interesse già più volte manifestato dalla società italiana dei gasdotti. Sembra invece uscita di scena l’ipotesi che possa essere Bp a cedere la sua quota, anch’essa del 20 per cento. «Non mi risulta vogliano uscire», ha detto Malacarne, che pure nei mesi scorsi aveva citato anche il gruppo britannico come possibile controparte della transazione.

Statoil (come del resto Bp) non sono finora usciti allo scoperto sull’operazione. Ma di una prossima uscita dei norvegesi dal progetto aveva parlato in luglio in presidente della compagnia azera Socar: quel Rovnag Abdullayev con cui Malacarne proprio la settimana scorsa a Baku ha firmato un memorandum di intesa «per la valutazione congiunta di iniziative volte allo sviluppo del Corridoio Sud» (si veda Il Sole 24 ore del 24 settembre).

Statoil, impegnata in un importante programma di dismissioni, è del resto uscita anche dal consorzio che sviluppa il giacimento azero di Shah Deniz, destinato ad alimentare la Tap: la sua partecipazione del 15,5% è stata acquistata in ottobre dalla malese Petronas per 2,3 miliardi di dollari. E proprio Petronas, secondo altre indiscrezioni, potrebbe ora puntare anche a una quota del gasdotto verso l’Italia. «Penso che ci saranno altri soggetti interessati», riconosce Malacarne, suggerendo però che gli italiani potrebbero essere favoriti, forse proprio in virtù del rafforzamento delle relazioni con l’Azerbaijan. «Noi siamo i partner più strategici per Socar, che apporterà il gas all’infrastruttura - afferma il manager - Penso che il nostro apporto possa essere superiore a quello degli altri». Riuscire a rilevare il 20% darebbe tra l’altro a Snam un ruolo importante in termini di governance. Oltre a Bp e Statoil, solo Socar attualmente ha in mano una quota del 20% Tap . Gli altri soci sono Fluxys Belgio (che peraltro è alleata di Snam in altri progetti) con il 19%, la spagnola Enagas col 16% e la svizzera Axpo col 5 per cento.

Malacarne è un convinto sostenitore dell’importanza di diversificare le rotte di approvvigionamento di gas, al fine di migliorare la sicurezza energetica europea. «Oggi i contratti di fornitura Take-or-pay non bastano più - ha ricordato dal palco dell’Energy Summit - Serve più flessibilità, un obiettivo che si ottiene anche grazie agli stoccaggi». Quanto a Tap, Snam ha sempre lavorato a stretto contattto con il consorzio, per predisporre la rete ad accogliere - e in parte riesportare - le nuove forniture, traducendo in realtà l’obiettivo di fare dell’Italia un hub del gas. Pochi giorni fa ha completato il rafforzamento dei gasdotti della Pianura Padana, primo passo per garantire il cosiddetto “reverse flow”, ossia la possibilità di redirigere i flussi di gas verso l’estero. Lavori che confermano l’importanza del ruolo di Snam anche per l’economia italiana: «Investiamo 1,3-1,5 miliardi di euro l'anno e diamo lavoro a 1.400 imprese», ha ricordato Malacarne.

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