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Acciaio ai minimi da undici anni. Eurofer: dazi contro la Cina anche…

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Acciaio ai minimi da undici anni. Eurofer: dazi contro la Cina anche sui laminati a caldo

Il crollo delle commodities non risparmia l’acciaio, provocando ulteriori sofferenze a un settore che in Europa - e in Italia in particolare - è già in crisi da anni. Diversi indici dei prezzi siderurgici, tra cui quelli elaborati da Cru e Meps, sono crollati ai minimi da oltre undici anni in settembre, rispecchiando una debolezza dei listini diffusa in tutte le aree geografiche e che riguarda non solo i prodotti lunghi, utilizzati soprattutto nell’edilizia, ma anche i piani, che pure stanno godendo di una ripresa dei consumi. È proprio sui laminati a caldo che l’allarme si sta facendo particolarmente acuto nel Vecchio continente, tanto da spingere Eurofer - l’associazione delle industrie siderurgiche europee - a invocare ulteriori dazi anti-dumping contro la Cina, che sta letteralmente sommergendo i mercati internazionali di prodotti sotto costo.

«Sui mercati di tutto il mondo c’è un eccesso di offerta rispetto all’attuale domanda», spiegano gli analisti di Meps. «Questo, insieme al basso costo delle materie prime, ha provocato un crollo dei prezzi dell’acciaio al livello più basso da febbraio 2004». Il minerale di ferro in particolare in luglio è sceso a 44,59 $/tonnellata sul mercato spot cinese, il minimo da oltre un decennio. Oggi scambia intorno a 55 $ e il dipartimento dell’Industria australiano ieri ha previsto una media di 53 $ per quest’anno e 51 $ per il prossimo (anche se dal 2017 al 2020 prevede una ripresa ininterrotta fino a 75 $). Anche i costi energetici sono diminuiti, in seguito al simultaneo crollo dei prezzi di petrolio, gas e carbone, sia pure con un impatto diverso sulle bollette a seconda dei Paesi.

La maggior forza ribassista per l’acciaio è comunque indubbiamente la Cina. Il rallentamento della sua economia non solo ne ha frenato la crescita dei consumi, ma ha spinto le sue imprese siderurgiche - esse stesse in crisi, oltre che spesso antiquate e inefficienti - a cercare spazi all’estero con un’aggressività senza precedenti. In modo analogo si sono comportati i produttori cinesi di alluminio, provocando una levata di scudi da parte delle associazioni di settore di mezzo mondo.

Le preoccupazioni di Eurofer sono molto simili a quelle espresse da European Aluminium e dalla nordamericana Aluminum Association.«I cinesi stanno offrendo prezzi che sono sotto i nostri costi di produzione e questo sta affondando l’intero mercato», denuncia Axel Eggert, direttore generale di Eurofer, in un’intervista alla Bloomberg. Quello che sta accadendo con i laminati a caldo, spiega Eggert, «è uno sviluppo inedito, un’improvvisa crescita delle importazioni che non avevamo mai visto prima».

Secondo i dati raccolti da Eurofer - ancora insufficienti per inoltrare a Bruxelles una richiesta immediata di dazi anti-dumping - le importazioni di laminati a caldo cinesi nell’Unione europea l’anno scorso sono raddoppiate a 660mila tonnellate e nel primo semestre del 2015 ammontavano già a oltre 700mila tonnellate, pari a quasi il 5% di un mercato che vale 10 miliardi di euro. L’invasione è addirittura più accentuata di quanto non sia in generale per i prodotti siderurgici: in totale Pechino ha conquistato una quota del 3% del mercato Ue, con esportazioni che hanno raggiunto 4,5 miliaoni di tonnellate nel 2014 (contro 1,2 milioni nel 2009) e 3,1 milioni di tonnellate nei primi sei mesi di quest’anno.

La destinazione finale dei laminati cinesi è soprattutto l’Italia, denuncia Eurofer, anche se le pressioni sui prezzi si sentono a cascata in tutto il continente: nel nostro Paese Pechino avrebbe offerto prezzi fino a 300 euro per tonnellata (320 € in media ai clienti europei), quando i produttori locali chiedono intorno a 360 $, un prezzo già bassissimo, proprio per colpa della concorrenza sleale della Cina. Anche Meps osserva che in Italia sono arrivate «grandi quantità di materiale a basso prezzo importato» e che questo è stato «il maggior elemento di disturbo» in un settore che stava appena cominciando a godere di una ripresa dei consumi, al traino dell’automotive e degli elettrodomestici bianchi.

Eurofer, insieme a oltre 25 associazioni industriali europee, sta facendo forti pressioni sulle istituzioni europee affinché alla Cina non venga riconosciuto lo status di economia di mercato. «Questo porterebbe i dazi a livelli così bassi da renderli insignificanti», avverte Eggert.

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