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Borse, nel terzo trimestre in fumo 11mila miliardi. E da qui a…

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le previsioni sui mercati

Borse, nel terzo trimestre in fumo 11mila miliardi. E da qui a dicembre?

Il terzo trimestre dell’anno si è concluso davvero male per i mercati azionari. In termini di capitalizzazione le Borse globali valgono ora 11mila miliardi di dollari in meno rispetto a fine giugno. Le Borse europee hanno ceduto l’11%, si è difesa Piazza Affari che ha perso il 5% restando l’unico listino continentale (+8%) insieme a Parigi (+1%) in attivo da inizio anno.

Nell’ultimo trimestre è successo un po’ di tutto. Prima le tensioni sul terzo piano di salvataggio della Grecia, poi lo scoppio della bolla della Borsa cinese e, ultimo ma non meno significativo, il «dieselgate» scoppiato a settembre con il caso Volkswagen e dintorni. E poi c’è la Federal Reserve e l’ormai tanto atteso (e più volte sfumato) rialzo dei tassi di interesse negli Stati Uniti. Le ultime indicazioni sono per un possibile rialzo (sarebbe il primo dal 2006) a dicembre. Ma c’è da dire che a suon di continui rimandi (il primo rialzo era inizialmente previsto entro il primo trimestre 2015) la Fed ha perso un po’ di credibilità nell’ottica degli investitori. Qualcosa si è incrinato nel rapporto tra banche centrali e mercati, un rapporto sempre più stretto negli ultimi anni dato che non era accaduto nella storia che le banche centrali dei Paesi del G-8 attuassero contemporaneamente piani di quantitative easing, ovvero ulteriori iniezioni di liquidità dopo aver azzerato i tassi di interesse.

I motivi per scendere non sono quindi mancati. Ma resta il fatto che per quanto le Borse facciano tutte parte del calderone dell’azionario, ci sono storie e storie. Ad esempio Piazza Affari è la migliore da inizio anno (+8%) ma se si confronta la performance di Milano con Francoforte (che da inizio anno perde il 3%) nell’arco degli ultimi 12 mesi si scopre che sono in parità (entrambe +1,9%). Negli ultimi 12 mesi la migliore è Tokyo (+8%) che continua a beneficiare del quantitative easing avviato dalla Bank of Japan nel 2013.

Se non invertiranno marcia nel quarto e ultimo trimestre le Borse europee rischiano di passare alla storia per essere il primo mercato in rosso al primo di «Qe» della rispettiva banca centrale. Il «Qe» della Bce è partito a marzo ma è stato difatti annunciato a gennaio. Quindi l’esito del quarto trimestre dell’anno può essere comunque considerato chiave per gli amanti delle statistiche in tempi di quantitative easing.

Storicamente gli ultimi mesi - come dimostra questo grafico che analizza l’andamento di Piazza Affari e Wall Street mese per mese negli ultimi 10 anni - sono i più favorevoli, ma posto che si sia in un trend positivo.

Ma resta da capire a questo punto quali sono le previsioni proprio perché sul trend gli analisti sono spiazzati. Un paio di settimane fa Morgan Stanley ha pubblicato un report indicando che questo sarebbe il momento migliore per comprare azioni, come mai accaduto da qui a cinque anni. Secondo Nomura, invece, Wall Street ha margini per scendere ancora del 10-15%.

L’unica certezza è che la volatilità in questo momento resta alta (indice Vix sopra i 20 punti) e quando la volatilità è alta i valori si discostano ampiamente dalla media storica e questo spinge molti investitori ad assumere un atteggiamento guardingo per non incappare in un timing operativo sbagliato.

Quindi, come andrà questo quarto e ultimo trimestre dell’anno che scocca oggi?

«La sequenza di eventi negativi che ha investito le borse internazionali dalla scorsa primavera è stata eccezionale per portata ed intensità. Crisi greca, svalutazione cinese e scandalo Volkswagen hanno inferto alla fiducia degli investitori colpi durissimi, perfino superiori alla reale portata delle conseguenze economiche di quegli episodi - sottolinea Massimo Terrizzano, responsabile fondi di Bnp Paribas ip-. Proprio perché è la fiducia l'elemento mancante nell'attuale fase di mercato, crediamo che da qui a fine anno, in assenza di ulteriori shock, le borse europee ed americane possano ritrovare un clima più sereno e recuperare in parte le pesanti perdite subite nel corso dei mesi estivi.
Passando in rassegna le principali piazze finanziarie, la borsa USA ci sembra offrire le migliori opportunità, vista la robusta tenuta della crescita economica ed uno scenario di tassi d'interesse al rialzo con moderazione. Sulle prospettive dell'Europa pesa lo scandalo Volkswagen, che rischia di penalizzare l'industria e quindi la borsa tedesca per molti anni a venire. Migliori appaiono le possibilità di recupero per l'Italia e la Francia».

Per Marco Bolzoni, senior portfolio manager equities di Credit Suisse «il Q3 è stato un trimestre negativo per l'Equity, principalmente per le preoccupazioni sul fronte della crescita globale, per le incertezze sulla politica monetaria in US e per specifici shock in termini di newsflow su alcune società (Volkswagen, Glencore). Secondo la nostra ricerca, la volatilità potrebbe essere ancora forte nel mese di ottobre, ma se la storia può essere una guida utile anche per il futuro, il prossimo trimestre dovrebbe vedere una certa stabilizzazione. Nei passati 5 anni, infatti, l'indice S&P 500 ha registrato una performance nel Q4 di oltre il 5% in 4 occasioni (il 2012 è stata l'unica eccezione). Dobbiamo tornare al biennio 2007/2008 per trovare ritorni peggiori. Dall'inizio dell'anno, inoltre, la performance dello S&P 500 assomiglia a quella registrata nel 2011, quando era più o meno flat prima del forte sell-off di luglio e agosto. Nel 2011, dopo aver toccato nuovi minimi all'inizio di ottobre 2011, l'indice fece registrare una performance per il Q4 pari a +11%. Statisticamente, infine, ottobre è il terzo migliore mese dell'anno dopo Dicembre e Aprile ma è anche il mese più volatile dell'anno. La volatilità tende a scendere in novembre e dicembre. Sul lato macro, la nostra ricerca ritiene che la Fed potrebbe rialzare i tassi a dicembre (sarà molto importante capire se la Fed riconquisterà la fiducia dei mercati) e che la Bce potrebbe utilizzare il meeting di dicembre per annunciare un'estensione del programma di acquisto di Asset oltre l'annunciata scadenza di settembre 2016, specialmente se l'euro dovesse mantenersi a livelli troppo elevate. In Cina, inoltre, è in corso di svolgimento il quinto Ple¬num del Par¬tito comu¬ni¬sta cinese che produrrà un nuovo piano quinquennale con nuove e più chiare indicazioni sugli obiettivi di crescita della nazione. In questo contesto, la nostra ricerca ha una chiara preferenza per il mercato dell'Eurozona nel suo complesso, visto il positivo giudizio ciclico e un ininterrotto trend tecnico al rialzo, nonostante la recente correzione. L'indice azionario tedesco Dax, che ha anche evidenziato un'underperformance negli scorsi mesi, dovrebbe beneficiarne particolarmente, Neutralità su Italia e Spagna. La solida performance del nostro paese ha lanciato un campanello d'allarme sulle valutazioni, nonostante la positiva dinamica ciclica. La Spagna, d'altro canto, offre del valore, ma riteniamo che esso potrebbe non dischiudersi finché i rischi politici non saranno diminuiti».

«Siamo convinti che la performance borsistica per il quarto trimestre dipenderà da due principali fattori: 1) l'effettivo stato di salute dell'economia cinese (soft o hard landing?) e 2) l'entità delle ricadute del rallentamento degli emergenti su Stati Uniti ed Europa. Riguardo al punto 1, al momento propendiamo per un soft landing con effetti limitati (e comunque correggibili con adeguate politiche di investimento da parte degli organi governativi). Riguardo al punto 2, riteniamo che i prezzi attuali, dopo la correzione del terzo trimestre, incorporino già un certo livello di ricadute, coerentemente con lo scenario attuale (Cina in soft landing, Russia e Brasile in recessione), ma non certo gli effetti di un eventuale hard landing cinese - spiega Stefano Benzi, Gestore azionario estero, Banca Akros Private Banking -. In merito ad eventuali differenze tra Borse e Borse, le correlazioni sono ormai tali da rendere improbabili performance nettamente diverse tra loro (almeno per quanto riguarda i mercati occidentali). Si può eventualmente ragionare su quale area, tra Europa e Stati Uniti, sia più esposta alla situazione di impasse degli emergenti. Al contrario, non consideriamo rilevante la cosiddetta “divergenza” delle politiche monetarie adottate da Bce e Fed, in quanto entrambe le banche centrali, anche se posizionate in misura diversa, sono comunque allineate nel sostenere le rispettive economie».

Per Giovanni Daprà, ad di MoneyFarm «i mercati continueranno ad essere caratterizzati da elevata incertezza nei prossimi mesi. Le Borse Usa nonostante il recente sell-off continuano a essere ai massimi storici e care in termini di utili, anche se l'andamento dei principali dati economici continua a mostrare una certa solidità. Le Borse Europee invece, anche se hanno corso molto, hanno guadagnato negli ultimi anni meno dell'S&P 500, lasciando spazio quindi a maggiore potenziale di crescita. Dalle nostre analisi la ripresa sembra essere ben avviata e il «Qe» sembra non essere in discussione, tuttavia le recenti settimane hanno mostrato come due titoli (Volskwagen prima, Glencore poi) possano da soli destabilizzare intere sedute, denotando una certa tensione sui mercati. Il problema di oggi, che è stata una caratteristica delle recenti crisi, è che difficilmente gli indici si muovono in maniera differenziata e le correlazioni sono molto alte dato che gli eventi che definiscono l'andamento di mercato sono cosidetti Macro. Detto questo la storia ci insegna che investire in questi momenti con un occhio al valore tende a pagare nel lungo periodo».

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