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Dati orribili? Borsa euforica. Ecco perché i mercati ragionano al…

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MACRO STRANEZZE

Dati orribili? Borsa euforica. Ecco perché i mercati ragionano al contrario (e come guadagnarci)

L’ultima stranezza di Borsa risale a venerdì scorso. I mercati aspettano con i nervi a fiori di pelle i dati sull’occupazione statunitense, i mitici non farm payrolls. La tensione si taglia a fette per i soliti motivi: la frenata cinese, il dollaro forte che impatta sugli utili aziendali, il crollo delle materie prime, la fuga dagli emergenti, l’Europa che cresce meno del previsto, il Giappone che non cresce proprio eccetera. E poi il tormentone infinito del rialzo dei tassi Fed. Esce il dato ed è orribile: ben sotto le attese (appena 142mila nuovi posti contro 201mila stimati) e debole in ogni componente. Correttamente le Borse stornano, ma dura poco: Wall Street conclude la seduta sui massimi di giornata e continua la corsa - assieme all’Europa - nella seduta seguente, con un rimbalzone complessivo di circa il 5%.

Ma come: esce un dato orribile e le Borse festeggian0? Certo, spiegano gli esperti, perché per i mercati le cattive notizie sono splendide: brutti dati sull’occupazione Usa allontanano la stretta della Fed sui tassi, che a sua volta allontana la conseguente crisi (con fuga di capitali) dai Paesi emergenti, il che a sua volta sopisce l’ansia della recessione globale e così via. Da quando le banche centrali le hanno abituate a mari di liquidità e tassi a zero, per le Borse «bad news are good news», sospirano gli esperti: il tanto peggio diventa tanto meglio.

In realtà questo meccanismo perverso non esiste solo nell'era post Lehman (dal 2008), con l’iperattivismo dei banchieri centrali e il denaro facile. Uno studio pubblicato nel 2001 dal National Bureau of Economic Research statunitense prova che il «bad news good news» è molto più vecchio degli attuali eccessi monetari. La pubblicazione scientifica è stata scritta dai docenti universitari John Boyd e Ravi Jagannathan - assieme a Jian Hu, managing director di Moody’s Investor Services - e per chi volesse approfondire si intitola The Stock Market's Reaction to Unemployment News: why Bad News are Usually Good For Stocks.

Cosa dicono i tre studiosi? Mettendo assieme le statistiche dal lontano 1961 sull’uscita dei dati sull’occupazione Usa e sulla conseguente reazione dell’indice S&P 500, i tre hanno scoperto che nelle fasi di espansione economica i mercati reagiscono alle sorprese in modo completamente opposto rispetto a quando c’è una recessione. Più in dettaglio: nelle fasi “toro” (come questa che stiamo vivendo dal 2009), le sorprese negative producono un rimbalzo sui mercati, mentre quelle positive tendono a deprimerli. Il contrario avviene durante le recessioni: sorprese positive sull’occupazione fanno crescere le Borse, come da logica, mentre dati brutti sul lavoro portano a una discesa degli indici. E' da notare che venerdì scorso, dopo i brutti non farm payrolls sul lavoro, gli indici hanno inizialmente ritracciato per qualche ora, ma poi ha prevalso la filosofia del “tanto peggio tanto meglio” ed è partito il robusto rally.

Ci si può guadagnare? Fermo restando che i mercati sono imprevedibili, il modello individuato da Boyd, Jagannathan e Hu ha dalla sua la solidità della statistica: se si è in una fase di espansione, come accade per la maggior parte del tempo, storicamente un brutto dato porta a una crescita delle Borse e viceversa. La morale col sorriso la lasciamo a Mark Hulbert. Okay , dice l’editorialista di MarketWatch, deprimiamoci per i brutti dati sul lavoro, ma consoliamoci per il rimbalzo delle Borse: finché i mercati ragionano con «bad news are good news», la vera recessione è ancora lontana.

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