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Il dossier Metroweb torna sul tavolo del cda Telecom

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Il 16 ottobre il board

Il dossier Metroweb torna sul tavolo del cda Telecom

Il dossier Metroweb torna sul tavolo Telecom. Venerdì 16 ottobre si terrà infatti un consiglio di amministrazione dove il principale argomento da discutere sarà la rinnovata proposta di F2i e Fsi - i due azionisti di Metroweb - a riaprire una discussione con Telecom sul tema banda ultralarga.

In realtà più che di una nuova proposta si tratta di un ripensamento, cioè di una risposta a distanza di mesi alla proposta che era stata formulata dall'incumbent in primavera quando ancora erano in corso le trattative per una joint-venture infrastrutturale centrata sulla società che di suo detiene la rete in fibra ottica di Milano. Trattative che si erano chiuse al no secco, trasmesso per mail al ceo di Telecom Marco Patuano, nella seconda metà di aprile, dall'ad del Fondo Strategico della Cdp Maurizio Tamagnini. La posizione è stata riconsiderata e ora F2i e Fsi, congiuntamente, si dicono disposti ad accettare lo schema prospettato allora da Telecom che si basava sul modello olandese di Reggefiber, dove Kpn e lo Stato avevano collaborato per la costruzione della rete in fibra ottica che, a completamento del progetto, era stata interamente rilevata dall'incumbent nazionale. La rottura si era consumata appunto sul nodo della proprietà della rete di nuova generazione che nell'ottica della Cdp avrebbe dovuto restare pubblica per almeno il 20%.

Ora, nella lettera inviata qualche giorno fa a Telecom, i due azionisti di Metroweb- F2i e Fsi - si dicono invece disposti, a determinate condizioni, ad accettare che la rete di nuova generazione passi interamente a Telecom una volta completato il piano di investimenti, un progetto che potrebbe richiedere almeno cinque anni per essere realizzato.

Da aprile, quando le trattative su Metroweb si erano interrotte, il quadro è molto cambiato. Al vertice della Cdp si sono insiediati il presidente Claudio Costamagna e l'ad Fabio Gallia. Che finora non hanno rilasciato una singola dichiarazione sul tema, ma evidentemente non sono rimasti con le mani in mano. Tant'è che l'iniziativa di farsi avanti nuovamente con Telecom ha trovato un impulso determinante proprio nella nuova Cdp. Il cui vertice non solo si è consultato, a quanto risulta, con il premier Matteo Renzi, ma ha anche fatto in modo di informare il nuovo azionista di riferimento di Telecom, Vivendi, che dal primo ingresso nel capitale a maggio, con la quota girata da Telefonica in contropartita della cessione della brasiliana Gvt, è già salito fino ad arrivare in questi giorni a sfiorare la soglia del 20%.

Le cose però sono cambiate anche nel contesto generale. Perchè finalmente sono stati stanziati i primi miliardi di fondi pubblici, da qui al 2020, per lo sviluppo della rete, ma si è anche chiarito che gli incentivi sono destinati alle aree a fallimento di mercato o comunque alle aree non concorrenziali dove gli operatori privati non avrebbero interesse a investire. È di qualche giorno fa la delibera del Cipe che definisce le modalità di intervento.

Nel frattempo Telecom ha varato il suo piano per coprire nei prossimi anni 100 città con la formula dell'Ftth (Fiber to the home, cioè fibra fino all'abitazione/ufficio dell'utente finale), per un investimento previsto di oltre 700 milioni. E nel frattempo, ancora, Enel si è fatta avanti dichiarandosi disponibile a offrire gli “spazi” fisici per la posa della fibra nell'ambito del suo programma di sostituzione dei vecchi contatori elettrici. Al lavoro, per uno studio di fattibilità, la compagnia elettrica guidata da Francesco Starace avrebbe messo McKinsey. Ma al momento Telecom è ancora in attesa di una risposta per poter avviare un'esperienza-pilota in alcuni centri cittadini, in modo da poter verificare sul campo le possibilità di sviluppi concreti.

Alla luce di tutto ciò, il consiglio Telecom ha intenzione di procedere con i piedi di piombo per verificare se ci sono le condizioni per riaprire un dossier che, a inizio maggio, sul «no» di Fsi era stato definitivamente archiviato. La logica è sempre quella di verificare la convenienza economica, in ottica privatistica, a condividere un piano di investimenti con una controparte para-pubblica. In gioco potrebbe tornare anche Metroweb Milano che, nella precedente fase di trattativa, era stata tenuta fuori dal perimetro delle discussioni per evitare complicazioni antitrust e per la struttura proprietaria dell'infrastruttura meneghina dove Fastweb, che ha una quota di minoranza, detiene fino al 2017 un potere di gradimento a fronte di modifiche dell'azionariato.

La risposta che sarà data a F2i e Fsi, dunque, sarà condizionata dall'esito di un'analisi approfondita che tenga conto del nuovo contesto, dopo un attento esame delle tematiche regolamentari e delle prospettive di ritorno economico per un'offerta di banda ultralarga che vada oltre le cento città già previste dal piano aziendale.

Se il dossier sarà riaperto, è da mettere in conto la reazione degli Olo che sicuramente non mancherà. Con Metroweb Vodafone e Wind avevano siglato una lettera d'intenti, non vincolante, per sviluppare un progetto di banda ultralarga nel presupposto che fosse possibile ottenere aiuti pubblici anche nelle zone concorrenziali. Presupposto che tuttavia pare essere caduto di fronte all'ostacolo del necessario benestare Ue.

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