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Rcs Media Group verso un nuovo cda

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EDITORIA

Rcs Media Group verso un nuovo cda

Tensione alta in RcsMediaGroup. Secondo quanto ricostruito da Il Sole24 Ore, nelle ultime ore si sarebbe registrato un forte strappo all’interno del consiglio di amministrazione del gruppo editoriale. Tanto che negli ambienti finanziari sarebbero insistenti le voci di dimissioni da parte dell’amministratore delegato del gruppo, Pietro Scott Jovane. Secondo alcune fonti già domani potrebbe essere convocato un consiglio di amministrazione straordinario con all’ordine del giorno le dimissioni dell'amministratore delegato. Ma su questo mancano ancora conferme ufficiali. Voci riferiscono che al posto di Scott Jovane potrebbe arrivare Gabriele Del Torchio, ex ad di Alitalia, o attuale ceo di Prelios, Sergio Iasi.

Da tempo il clima all’interno del board non era buono. E proprio in occasione dell'ultima operazione approvata all’unanimità, la vendita della divisione libri alla Mondadori, ci sarebbe stato un confronto acceso tra i consiglieri in merito alla gestione della trattativa da parte dell’amministratore delegato. Sulla carta, per la nascita del nuovo gigante del mercato dell’editoria libraria, Rcs ha dato il via libera alle vendita della Rizzoli Libri alla Mondadori per una cifra pari a 127,5 milioni. Un valore “scontato” rispetto alla cifra pattuita in prima battuta, pari a 135 milioni, a causa del nodo Antitrust: Mondadori è riuscita a strappare uno sconto assumendosi il rischio di un intervento Antitrust.

Il primo punto, messo sotto esame, sarebbe lo sconto. In una trattativa che va avanti da quasi un anno – sarebbe il ragionamento fatto - come mai il rischio Antitrust, ovvio fin dall’inizio, non è stato mai preso in considerazione? Non solo. Nell’ambito del contratto siglato tra i due gruppi ci sarebbero una serie di costi accessori legati alla separazione della divisione Libri che sarebbero a carico di Rcs. Il risultato finale, così, è che il vero impatto sulla posizione finanziaria netta del gruppo a fine anno potrebbe essere secondo alcune stime inferiore ai 100 milioni. Con una aggravante: non è affatto certo che le risorse frutto della cessione entrino nelle casse di Rcs entro fine anno. Un dettaglio che, nella pratica, si traduce in un rischio sempre più concreto che il gruppo che edita il Corriere della Sera non rispetti i paletti stabiliti con le banche.

Rcs era, infatti, obbligata a vendere i libri. Le banche creditrici da tempo premono per accelerare il piano cessioni con l’obiettivo di tener fede alle garanzie previste dai contratti di finanziamento. A partire dal livello dell’indebitamento che a fine anno non dovrebbe superare i 440 milioni: al 30 giugno scorso il livello era a 526,2 milioni. La realtà è che difficilmente questi numeri potranno vedere la luce entro fine anno, tanto più che la vendita dei libri porta con sé anche margine operativo lordo (Ebitda). In questo quadro, sempre più complesso, i consiglieri hanno la delega a chiamare l’aumento di capitale per completare quello deliberato nel 2012, nel caso le condizioni finanziarie della società lo rendano necessario. Nel 2013 Rcs è stata ricapitalizzata per 400 milioni e la delega per il secondo aumento di capitale è sino a 190 milioni.

In questo quadro poi, c'è il nodo del piano industriale. Un piano atteso dal consiglio entro settembre, ma che finora non è stato presentato. E in un momento di estrema difficoltà per il gruppo, impegnato a portare a casa risultati in grado di scongiurare una seconda ondata di aumento di capitale, il piano rappresenta un tassello chiave.

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