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Draghi: monito ai Paesi da alto debito, Qe meglio del previsto

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meeting fmi a lima

Draghi: monito ai Paesi da alto debito, Qe meglio del previsto

LIMA – La Banca centrale europea ha in corso la valutazione della possibilità di rafforzare lo stimolo monetario a fronte di rischi al ribasso sia sull'inflazione sia sulla crescita nell'eurozona, ha detto ieri sera il suo presidente Mario Draghi, il quale però ha evitato di dare qualsiasi indicazione sui tempi.

«Stiamo valutando – ha detto Draghi in conferenza stampa – la forza e la persistenza dei fattori che determinano questi rischi. Se vedremo che la normalizzazione si allontana troppo nel tempo, il programma ha la flessibilità per essere aggiustato nelle dimensioni, nella composizione e nella durata». Molti di questi fattori sono esterni, come il calo dei prezzi dell'energia e l'indebolimento dei Paesi emergenti. L'inflazione dell'eurozona è tornata sotto zero (-0,1%) a settembre, lontanissima dall'obiettivo di avvicinarsi al 2% e la Bce prevede che resti molto bassa ancora per diversi mesi, prima di risalire nel 2016 e nel 2017 e la crescita resta modesta. La valutazione della Bce, ha precisato il banchiere centrale italiano, non dipenderà da un solo indicatore né da un singolo punto di osservazione. Draghi ha detto anche che il consiglio non ha discusso la possibilità di abbassare ulteriormente il tasso sui depositi delle banche presso la Bce stessa (già oggi a -0,20%), che sui mercati molti ritengono uno strumento più efficace del rafforzamento del programma di acquisto di titoli, il cosiddetto Qe.

«Siamo soddisfatti del Qe, ha perfino superato le nostre aspettative iniziali», ha detto Mario Draghi in un’intervista rilasciata al quotidiano greco Kathimerini, spiegando però che «ci vorrà più del previsto affinché l'inflazione raggiunga livelli che sono vicini al 2%».

Draghi, insieme al consigliere della Bce Benoit Coeuré, ha incontrato il presidente della Federal Reserve, Janet Yellen, e il suo vice Stan Fischer (che del banchiere centrale italiano è stato uno dei maestri al Mit di Boston), ma “non le ho chiesto” , ha scherzato, i tempi del prossimo aumento dei tassi d'interesse negli Stati Uniti. L'incertezza sulla mossa della Fed è una delle principali fonti di incertezza per lo scenario dell'economia mondiale e potenzialmente della volatilità dei mercati finanziari. In un discorso al Fondo monetario, il capo della Bce aveva affermato ieri che i Paesi ad alto debito dell'eurozona (uno di essi è l'Italia) devono fare attenzione ai rischi collegati a un'inversione dell'attuale situazione di bassi tassi d'interesse. Le economie dell'eurozona e degli Stati Uniti sono in posizioni diverse, ha affermato Draghi, con la ripresa più forte in America, quindi le politiche monetarie seguiranno “un percorso divergente”. Dal canto suo, Fischer ha detto in giornata che la Fed, più che in passato, tiene conto di fattori internazionali nelle sue decisioni.

Il più importante di questi fattori al momento è la frenata della Cina e degli altri Paesi emergenti, che contribuiscono all'aumento dell'incertezza anche sullo scenario europeo, ha rilevato Draghi. Il caso Cina è stato al centro di molte delle discussioni alle riunioni del G-20, del Fondo monetario e negli incontri dei banchieri qui a Lima. Draghi ne ha ricavato un giudizio tutto sommato positivo. Il quadro descritto dalle autorità cinesi e dal Fondo monetario, che ha confermato le sue previsioni di crescita per l'economia cinese al 6,3 nel 2015 e al 6,8% nel 2016, è “bilanciato e rassicurante”, ha detto il presidente della Bce, nonostante il “complesso cambiamento in corso” delle politiche di Pechino, che comprendono il regime di cambio, il rafforzamento del sistema bancario e la correzione del problema delle sofferenze. In genere, è apparso che da parte ufficiale ci sia stato a queste riunioni uno sforzo per presentare una valutazione positiva dell'evoluzione in Cina, dopo che al G-20 di Ankara, quando si era spenta da poco l'eco delle turbolenze di mercato e delle difficoltà delle autorità cinesi nel gestire la situazione, la preoccupazione era palpabile.

Draghi ha confermato anche che la Bce è al lavoro sulle banche greche, con una revisione della qualità dell'attivo e uno stress test sui 4 maggiori istituti, che dovrebbero essere completati entro fine mese. Successivamente, partirà la ricapitalizzazione in due stadi, per un massimo di complessivi 25 miliardi di euro, già stanziati nel terzo salvataggio firmato nel luglio scorso da Atene e dai partner europei. Verrà rivista, ha detto il capo della Bce, anche la governance delle banche elleniche. “Siamo piuttosto fiduciosi che se tutte queste cose vengono fatte e viene approvata la legislazione per affrontare il problema dell'alto livello di sofferenze, le banche possano riprendere la loro funzione di finanziare l'economia”, ha detto Draghi.

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