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Un big con meno recapiti e più risparmio

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LA METAMORFOSI

Un big con meno recapiti e più risparmio

  • –di L.Ser.

La metamorfosi del gruppo Poste Italiane, in corso ormai da una decina di anni, sarà accelerata grazie al processo di privatizzazione. La società guidata da Francesco Caio sta riducendo progressivamente il peso del comparto dei recapiti sul business del gruppo, che è destinato a spostarsi sempre più verso risparmio gestito - sia finanziario che assicurativo - logistica e consegna pacchi e gestione del sistema dei pagamenti. Tutto in un’ottica di sviluppo del digitale che il numero dell’azienda intende cavalcare. Poste Italiane ha chiuso il 2014 con ricavi per 28,5 miliardi e probabilmente chiuderà il 2015 superando soglia 30 miliardi. Il fatturato, nonostante l’attesa crescita dei volumi del risparmio gestito e della raccolta assicurativa (quella di Poste Vita è destinata a raddoppiare entro la fine del piano industriale nel 2020), resterà stabile - anche se oltre le soglia dei 30 miliardi - a seguito della dismissione di società partecipate prevista dal piano industriale, a partire da Banca del Mezzogiorno-Mcc.

La consegna delle lettere peserà sempre meno sulla torta dei ricavi. Oggi la sua incidenza è scesa al 14%. A fine 2014 il fatturato del settore dei recapiti era pari a 3,9 miliardi; il fatturato del settore finanziario era di 4,9 miliardi, quello assicurativo era pari a 15 miliardi. La scommessa che il management si è impegnato a vincere con gli investitori istituzionali, soprattutto esteri, è quella di uno sviluppo basato sui tre pilastri del nuovo piano industriale - logistica, pagamenti digitali e risparmio - che rappresentano settori in forte espansione a livello globale. In Italia, più indietro rispetto ad altri paesi europei nella logistica, nelle transazioni on line, nel risparmio gestito, le prospettive di crescita sono più forti che altrove e Poste Italiane si trova proprio sulla cresta di quest’onda.
La società sta puntando molto anche sul turnaround del settore dei recapiti. Sia attraverso una riforma sul sistema di consegna della posta, con l’introduzione della consegna a giorni alterni sul 25% del territorio nazionale e l’incremento delle tariffe soprattutto per la posta prioritaria (tutte innovazioni sulle quali dovrà esprimersi a breve la Commissione Ue), sia attraverso investimenti per potenziare l’automazione dei processi.

Sulla base di queste iniziative Poste Italiane ha costruito la sua politica dei dividendi, che farà perno sulla capacità di garantire la generazione di flussi di cassa costanti nel tempo. Solo nel 2014, un anno difficile caratterizzato da un’erosione dei ricavi nel comparto dei recapiti (seppure in parte dovuta a una politica di prezzi scontati), Poste ha comunque generato una cassa operativa (al netto degli investimenti) per 600 milioni.
I segnali che la cura Caio sta cominciando a produrre i primi effetti si vedono già nella semestrale di quest’anno: i ricavi hanno raggiunto 16 miliardi, il risultato operativo ha raggiunto 638 milioni (contro 506 milioni di fine giugno 2014), l’utile netto si è attestato a 435 milioni (contro 222 milioni dello stesso periodo 2014). La maggiore sfida resta quella del cambiamento culturale dei 140 mila dipendenti dell’azienda, destinati ad essere sfoltiti nei prossimi anni attraverso meccanismi di esodi incentivati o formati e riconvertiti a nuovi ruoli, con particolare attenzione al comparto finanziario.

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