Finanza & Mercati

Una doppia sfida dell’Italia all’Italia

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L’ANALISI

Una doppia sfida dell’Italia all’Italia

Qual è il denominatore comune tra le due Ipo dell’anno, Poste e Ferrari? Difficile immaginare fattori comuni tra l’azienda che, con i postini in bicicletta, ha unito l’Italia fino a diventare un ibrido gestore di corrispondenza, logistica e attività finanziarie con l’azienda che ha dato forma e sostanza al mito delle auto veloci fino a diventare un brand planetario che brevetta anche il rumore dei propri motori e il loro inconfondibile colore.

Pop e superlusso, eppure un tratto comune esiste e non è solo dettato dai capricci di un calendario che le rende contemporanee nei road show con gli investitori. È la nuova voglia dell’Italia di mettersi alla prova. Sul mercato interno per le Poste in via di privatizzazione; su quello internazionale per il Cavallino rampante che di strada ne ha fatta dai garage di Maranello al tabellone di Wall Street. Entrambi guardano, da luoghi agli antipodi come Milano e New York, ai flussi di capitale del mondo e agli investitori senza patria.

In entrambi i casi si quotano, oltre ad aziende con invidiabili patrimoni di idee oltre che di risorse economiche, anche una cultura, una suggestione di un Paese laborioso e geniale, un’idea di “italian way of life” che oscilla tra il popolo di formiche risparmiatrici, faticatori e schiene curve, e quello del talento di ingegneri artigiani che sanno guardare al mondo e sfidarlo perché forti di una capacità unica anche nel fabbricare i sogni.

I mercati faranno anche i conti con un po’ di nostalgia per Neruda e quel postino isolano incarnato dall’ultimo, malinconico Troisi, per le gag Nord-Sud trasformate al cinema in commedie che alla fine parlano sempre di una sola Italia nonostante i troppi “muri” culturali. Rivedranno quel volto unico e gli occhialoni neri del Drake, la sua tetragona voglia di vincere nel mondo senza mai spostarsi da quel fazzoletto di terra spianato alle porte di Modena. O le emozioni dei sorpassi, anno dopo anno, curva dopo curva, bolide dopo bolide; ma anche le emozioni dei sorpassi, semestre dopo semestre, brevetto dopo brevetto, delle tecnologie e dei materiali.

Un test per l’Italia. Forse anche per la sua autostima, mai tradizionalmente esibita e magari anche poco accettata o consapevole anche quando c’è. Un modo per far sapere al mondo che il Paese può rialzare la testa; un modo per dare visibilità e concretezza di mercato a un popolo che da anni intraprende, esporta e fa conoscere il made in Italy da un capo all’altro del globo. Un po’ con molto glamour, un po’ con molto silenzio.

Due Ipo, due sfide, ma soprattutto la sfida dell’Italia all’Italia.

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