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Dossier Diversificazione a basso costo grazie all’Etf

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Dossier | N. 29 articoliEtf facile

Diversificazione a basso costo grazie all’Etf

Gli Exchange traded fund, meglio conosciuti come gli Etf, sono strumenti d’investimento che offrono numerosi vantaggi. Al piccolo risparmiatore, ma anche agli investitori professionali. Tant’è che il loro utilizzo è cresciuto in misura esponenziale nel tempo. Basti pensare che i primi tre Etf, due targati Merrill Lynch e uno Lyxor (gruppo Société Générale), sono approdati a Piazza Affari a settembre del 2002. Da allora è stato un susseguirsi di ulteriori quotazioni, a opera anche di nuovi emittenti. E oggi, a distanza di 13 anni, si contano 700 prodotti quotati, con un patrimonio complessivo in soli Etf di circa 42 miliardi di euro (dato Borsa Italiana aggiornato a giugno 2015).

In Europa, invece, gli Etf prezzati sui mercati regolamentati sono 2.270 e valgono circa 460 miliardi di euro.
Un successo che è legato alle caratteristiche dello strumento; un prodotto che nel tempo si è dimostrato efficiente, trasparente, flessibile e alla portata di tutte le tasche. Acquistabili direttamente in Borsa, come una qualsiasi azione, i replicanti hanno costi molti più bassi rispetto ai tradizionali fondi comuni. Un Etf passivo di tipo azionario, per esempio, ha costi di gestione che si aggirano tra lo 0,15% e lo 0,60 per cento. Inoltre, non presentano commissioni di performance né eventuali fee di ingresso, che invece in alcuni fondi comuni arrivano anche a punte del 4% (possono comunque essere azzerate dalle reti di distribuzione).

Al di là della maggiore economicità, però, uno dei principali vantaggi che offrono gli Etf, e che molto probabilmente è stato tra i fattori chiave del loro successo, è la diversificazione. Sì, perché investendo in un singolo replicante non si compra una sola azione o una sola obbligazione, ma un paniere diversificato di titoli. Per fare un esempio pratico, chi investe nell’Etf sul Ftse Mib a conti fatti investe in tutti i tioli che compongono l’indice italiano: da a2a a Yoox, passando per Intesa Sanpaolo e Telecom Italia. Ampliando la platea degli asset su cui investire, quindi diversificando, automaticamente si riduce il rischio di portafoglio. Certo, lo si potrebbe fare autonomamente, per esempio comprando tutti i titoli appartenenti al Ftse Mib replicandone l’incidenza del peso sul paniere; ma si sopporterebbero costi di intermediazione più elevati, oltre all’onere di dover monitorare e gestire il portafoglio. Con l’Etf diventa tutto più facile.

La diversificazione è un elemento che va preso in considerazione da chiunque voglia costruirsi un portafoglio efficiente. Più l’asset allocation è variegata e minore sarà la volatilità e quindi l’impatto negativo sul portafoglio in caso di discesa dei mercati. E con l’Etf è possibile diversificare le scelte di investimento anche per settori e aree geografiche. Supponiamo che si voglia allocare i propri risparmi in uno specifico comparto, per esempio le energie rinnovabili, oppure nelle aree emergenti. In questo caso si potrebbe scegliere sul’EtfPlus uno dei tanti replicanti tematici o emergenti, investendo così su più titoli settoriali e su più aree in via di sviluppo. Se l’obiettivo, invece, fosse raggiungere una diversificazione dello stile di gestione, allora si potrebbe puntare su uno dei cosiddetti Etf Style, che permettono di scegliere tra small cap, large cap, value, growth e alto dividendo (tutte le tipologie di Etf sono reperibili sul sito di Borsa Italiana, www.borsaitaliana.it, nella sezione Etf).

Insomma, con pochi strumenti, e senza accollarsi l’incombenza di un monitoraggio costante dell’asset allocation, è possibile ottenere una diversificazione completa per indice, settori, area geografica e stile. Il che equivale a meno volatilità e meno rischi. Tutto a beneficio del portafoglio.

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