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Eni: +8,1% la produzione nel terzo trimestre ma conti in rosso

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Eni: +8,1% la produzione nel terzo trimestre ma conti in rosso

Archiviata la cessione del 12,5% di Saipem al Fondo strategico italiano, Eni si presenta all'appuntamento dei conti, forte della crescita produttiva segnata sia nel trimestre (+8,1%, a 1,703 milioni di barili al giorno) sia nei primi nove mesi dell'anno (+8,7%), nonché dei successi esplorativi che, a fine settembre, hanno superato l'asticella degli 1,2 miliardi di barili, migliorando di fatto il target fissato per il 2015. E anche gli altri business (raffinazione, chimica e gas) continuano la loro lenta risalita grazie alla ristrutturazione profonda messa in campo dall'ad del gruppo Claudio Descalzi.

Certo i risultati annunciati oggi scontano, e non poteva essere diversamente, la dinamica ribassista del mercato per via del calo del prezzo del greggio, e, ovviamente le difficoltà di Saipem, che Eni potrà però ora deconsolidare in virtù dell'accordo sottoscritto martedì con il braccio operativo della Cassa. Ed eccoli i numeri: nel trimestre l'utile operativo adjusted, esclusa Saipem, è pari a 0,6 miliardi nel trimestre (-79%) e 3,51 miliardi nei nove mesi (-60%), mentre includendo la controllata, l'utile l'operativo rettificato è sceso a 0,7 miliardi nel trimestre (-75,2%) nel trimestre e del 66,7%, a quota 3,08 miliardi da gennaio a settembre. L'utile netto rettificato, invece, si è fermato, escludendo gli effetti della controllata, a -0,29 miliardi nel trimestre con un peggioramento di 1,42 miliardi rispetto al dato registrato nello stesso periodo del 2014, mentre sui nove mesi la diminuzione, sempre escludendo Saipem, è stata del 76%, a 759 milioni ( il calo sarebbe stato invece dell'83,7% includendo gli effetti dell'azienda attiva nei servizi petroliferi e sul trimestre la perdita sarebbe stata di 0,26 miliardi).

Il cash flow operativo è stato di 7,39 miliardi nei nove mesi (1,71 miliardi solo nell'ultimo trimestre) e, insieme ai proventi arrivati da dismissione di asset non strategici nell'esplorazione e produzione, ha coperto quasi interamente gli investimenti tecnici (8,65 miliardi). Quanto al debito, che ancora non beneficia dell'effetto del deconsolidamento di Saipem, a fine settembre si è attestato a 18,4 miliardi, in crescita di 1,94 miliardi rispetto al dato di fine giugno (4,7 miliardi su quello di dicembre 2014) per via del pagamento dell'acconto cedola 2015 del gruppo e degli investimenti del periodo. Di conseguenza, peggiora il leverage - cioè il rapporto tra esposizione netta e patrimonio netto - che è aumentato a 0,39 a fine settembre contro lo 0,22 di dicembre 2014. Ma anche questo tassello beneficerà dei riverberi positivi della cessione di un primo pacchetto di Saipem al Fondo.

Il numero uno Claudio Descalzi, commentando i conti, ha sottolineato come nel trimestre «pur in un contesto debole di prezzi del petrolio, Eni continua a registrare risultati importanti sia in termini di crescita upstream sia di ristrutturazione dei business mid-dowsntream. Nell'E&P la produzione è ancora in forte crescita e per la seconda volta nell'anno rivediamo al rialzo le nostre previsioni, pressoché raddoppiando l'obiettivo originario». L'ad ha poi rimarcato la buona performance anche degli altri business. «La ristrutturazione e gli interventi di efficientamento che abbiamo condotto in ambito R&M e Chimica, uniti a uno scenario favorevole, hanno portato questi business a conseguire un'eccellente performance e una generazione di cassa positiva nel corso del 2015. Anche per G&P la guidance è migliorata. Tutte queste azioni, unite a un ulteriore intervento di ottimizzazione degli investimenti nel corso dell'anno - ha concluso l'ad - e al miglioramento della nostra struttura dei costi operativi, ci consentiranno di ottenere, escludendo Saipem, la copertura organica degli investimenti già nel 2015, con uno scenario di 55 dollari al barile».

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