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Dossier | N. 29 articoliEtf facile

Guida allo «spread» degli Etf: quanto pesa il differenziale denaro/lettera

Con strumenti poco liquidi si rischia – soprattutto in fasi di turbolenza - di non riuscire a concludere il proprio ordine, o di concluderlo a condizioni di prezzo svantaggiose. È un passaggio molto importante e il risparmiatore deve imparare e trovare confidenza con alcuni meccanismi di mercato. Per valutare la liquidità di un Etf occorre guardare una serie di indicatori: il patrimonio gestito, i volumi di contrattazione, la continuità degli scambi, e soprattutto lo spread denaro-lettera.

Quest'ultimo è il differenziale, espresso in percentuale, tra il prezzo che il mercato é disposto a pagare in acquisto e quello che é disposto ad accettare quando vende uno strumento, e rappresenta pertanto un prezzo impliciti per l'investitore. In generale, tanto minore è lo spread quanto più è liquido lo strumento, anche se per gli Etf sono importanti anche altri indicatori, come la profondità del book di negoziazione (cioè il prospetto video dove si vedono molti ordini di acquisto e di vendita per diversi valori di prezzo, che limita il rischio di vuoti di domanda e di offerta e quindi di eccessive variazioni) e la sua ampiezza (vale a dire la presenza di proposte di dimensioni significative).

Va sottolineato che il sistema entro cui operano gli Etf è studiato proprio per garantirne la liquidità: lo spread deve restare entro l'1%, salvo in casi particolari, e ogni strumento Etf ha almeno un operatore specialista, che è tenuto a esporre in via continuativa ordini di acquisto e vendita (in modo da consentire in qualsiasi momento agli investitori di trovare una valorizzazione aggiornata per vendere o comprare lo strumento di proprio interesse) per una quantità minima e uno spread massimo fissati da Borsa Italiana.

Per valutare i differenziali denaro/lettera si possono consultare le statistiche di Borsa Italiana, che ogni mese elabora un report per gli strumenti quotati sul segmento Etfplus, raggruppati per classi di attivo e per classi dimensionali di investimento: 5mila euro – quella tipica per il settore retail – 15mila e 25mila euro. Guardando le statistiche di Borsa Italiana si possono notare già delle differenziazioni all'interno delle macro categorie: per esempio, sulla classe dimensionale da 5mila euro gli Etf azionari sui mercati sviluppati hanno spread più bassi (in media lo 0,15% nel mese di settembre, con un minino dello 0,08% sugli strumenti sull'Italia e un massimo dello 0,22% sugli Etf sugli indici dell'area Pacifico e su quelli a leva short) rispetto a quelli sui mercati emergenti (0,42% nello stesso periodo). All'interno della categoria degli Etf azionari emergenti, il differenziale più ampio si nota sugli strumenti che replicano indici di Africa e Medio Oriente (0,93%), il più stretto su quelli che investono su indici emergenti mondiali (0,28%).

Differenziali più elevati, in media dello 0,33%, si registrano sugli Etf di stile, che hanno cioè come sottostante degli indici che selezionano titoli in base a una certa strategia, “value” o”growth”. Quindi sul valore intrinseco o sulle prospettive di apprezzamento del titolo . Gli Etf obbligazionari a settembre avevano uno spread dello 0,14%, di poco inferiore a quello degli azionari: gli spread della categoria si segnalavano sugli Etf short (0,32%) e sui bond emergenti (0,28%), quelli più bassi sugli Etf a leva con posizioni lunghe e sugli strumenti sui titoli di stato italiani e dell'area euro (0,08%). All'interno di altre categorie di Etf, si notano spread particolarmente elevati tra gli Etf azionari tematici (0,72%), sugli indici leveraged credit (0,82%) e sugli indici di volatilità (1,68%).

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