Finanza & Mercati

I conti della Pop. Spoleto, il buco da 200 milioni e…

  • Abbonati
  • Accedi
l’inchiesta sulla banca

I conti della Pop. Spoleto, il buco da 200 milioni e l’offerta «patacca» (svelata dai commissari)

I tre ex commissari della Spoleto coinvolti nell’inchiesta giudiziaria l’hanno definita, senza mezzi termini nei giorni scorsi, una “patacca”. Era l’offerta per rilevare la banca spoletina lanciata dalla Nit Holding Ltd, società di Hong Kong, i cui uffici in Italia sono stati perquisiti ieri dalla Guardia di Finanza. Gli stessi ex commissari (Gianluca Brancadoro, Nicola Stabile, Giovanni Boccolini) avevano nei mesi scorsi presentato a loro volta un esposto in Procura proprio sull’offerta esotica perché fondata su un’ostentata disponibilità di risorse liquide non veritiere e su di un assegno risultato falso. A corredo dell’offerta c’era infatti copia di un assegno di 300 milioni di dollari rilasciato da Hsbc e la dichiarazione della disponibilità di somme per addirittura 20 miliardi depositate presso UniCredit Mosca.

Ebbene interpellati sia Hsbc che UniCredit gli ex commissari scoprirono che l’assegno era falso e la società di Hong Kong non era cliente di UniCredit e tanto meno per depositi per 20 miliardi. Una bufala colossale sembrerebbe, che smonta uno dei capisaldi dell’accusa degli ex soci della Spoleto Credito e Servizi che sostengono che la banca sarebbe stata svenduta a Banco Desio invece che all’offerta assai più consistente della società di Hong Kong e su cui la la Procura di Roma ora vuole fare chiarezza. Ma al di là dell’inchiesta giudiziaria che dovrà appurare la fondatezza o meno delle accuse nei confronti dei vertici di Bankitalia c’è un fatto di sostanza. La Popolare di Spoleto è stata ingiustamente commissariata? Era una banca solida come sostengono gli accusatori? Poteva farcela da sola?

Per i documenti in possesso del Sole 24 Ore, quando scatta il commissariamento a febbraio del 2013 sia della banca che della sua controllante la cooperativa Spoleto Credito e Servizi la situazione appare assai critica.

A fine 2012 il bilancio della cooperativa si chiude con una perdita per 33 milioni, per metà figlia delle perdite della banca di cui ha il 51% e per l’altra metà da accantonamenti a fondi rischi. È un buco consistente per un bilancio che vale poco meno di 130 milioni. Quella perdita erode patrimonio e in più ci sono debiti per 60 milioni. Non c’è solo la banca in perdita nei conti della cooperativa. Tutte le partecipazioni immobiliari, documentano i commissari, sono in grave tensione finanziaria e pericolosamente collegate tra loro. Con un bilancio di questa natura ovvio che la controllante non aveva risorse per capitalizzare la banca che è il nodo dolente.

La Popolare di Spoleto entra in amministrazione straordinaria con i conti a fine 2012 chiusi con 31 milioni di perdite nette. I crediti malati sono quasi un quinto del portafoglio impieghi.

Ma sarà la gestione commissariale a dover poi pulire il bilancio dalle incrostazioni di sofferenze e incagli non svalutati dalla gestione degli ex vertici della Spoleto su cui ha governato per più lustri l’ex dominus Giovannino Antonini. E così i tre commissari provano a fare ordine nei conti. Cosa scopriranno? Molti crediti tenuti in bonis e in realtà non più esigibili. La cura dura un anno e mezzo, fino all’estate del 2014. Ebbene i conti della Spoleto vengono passati ai raggi x e il risultato è in una perdita netta complessiva a fine luglio del 2014 che sale a 110 milioni di euro dai 31 milioni di rosso lasciati in eredità pre-commissariamento.

A incidere pesantemente la svalutazione dei prestiti deteriorati (cosa evidentemente non fatta nella stagione pre-commissariale) per oltre 170 milioni. Ma non basta. I commissari mettono ordine nella classificazione dei prestiti e il peso dei crediti malati lordi sale a oltre 700 milioni di euro, il 25% del portafoglio. Le perdite portano i livelli di capitale ben sotto i requisiti della Vigilanza e solo l’aumento di capitale da 139 milioni riservato al Banco Desio, che diventa il primo azionista dell’istituto, mette in sicurezza la banca.

Ma c’è una coda. Pur pulito il bilancio, il nuovo azionista - il Banco Desio - procederà a nuove svalutazioni sui portafogli della Spoleto per almeno un’ottantina di milioni in poco più di un anno dalla presa di controllo.

Cosa dice tutto ciò? Che nella Vecchia Spoleto c’era un buco potenziale di quasi 200 milioni che andava prima o poi svelato e che il commissariamento ha portato alla luce. Dire che la banca (solida?) è stata svenduta appare a giudicare dai numeri nient’altro che una boutade.

© Riproduzione riservata