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Sui BoT i tassi sono negativi, ma le tasse si pagano lo stesso

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Il fronte fiscale

Sui BoT i tassi sono negativi, ma le tasse si pagano lo stesso

Il recente collocamento di Bot semestrali a un tasso di rendimento negativo, pari al -0,055% (si veda Il Sole 24 Ore del 28 ottobre) rappresenta sicuramente una buona notizia, sia per le casse dell’Erario, che per i contribuenti in generale, in quanto, la spesa relativa agli interessi passivi gravanti sul debito pubblico italiano rappresenta una buona fetta della spesa pubblica complessiva.

I risparmiatori che investono in questi strumenti finanziari, invece, oltre a subire una perdita “in conto capitale” devono anche sostenere gli oneri fiscali connessi a tale tipologia di investimento, che trovano applicazione anche in assenza di rendimento e quindi di un “reddito imponibile”.

L’imposta di bollo

L’imposta di bollo dovuta sugli strumenti finanziari, pari al 2 per mille (su base annuale) del valore dell’investimento, avendo natura patrimoniale, non colpisce infatti gli eventuali rendimenti derivanti dall’effettuazione di un’operazione finanziaria, ma l’operazione di investimento in quanto tale, che rappresenta un indice di capacità contributiva. Ne deriva che, siccome l’imposta di bollo è dovuta anche in relazione agli investimenti in titoli di Stato che danno luogo a rendimenti negativi, il suo peso finisce per incrementare il “tasso effettivo” del rendimento negativo prodotto dall’investimento. Tuttavia, per calmierare l’impatto negativo che i titoli di Stato con rendimenti molto bassi ovvero negativi possono avere sui risparmiatori, il ministero dell’Economia, con il decreto del 15 gennaio 2015, da un lato ha disposto la riduzione delle commissioni massime che gli intermediari finanziari possono applicare alla clientela per la sottoscrizione in asta dei Bot, e dall’altro ha previsto che nel caso di rendimenti negativi non è possibile addebitare alcun onere a titolo di commissione.

In ogni caso, per gli altri titoli di Stato che garantiscono un rendimento positivo, il trattamento di favore che il legislatore ha riservato a tale categoria di strumenti finanziari costituisce sicuramente un “vantaggio competitivo” rispetto alla tassazione applicabile a titoli similari emessi da società private. Lo “spread” tra la tassazione del 12,5% (riservata ai titoli di Stato) e quella del 26% (applicabile agli altri strumenti finanziari) rende sicuramente più appetibili i primi rispetto ai secondi a parità di rischio, durata e rendimento lordo.

Il calcolo del rendimento

Per il calcolo del rendimento dei Bot detenuti dai risparmiatori è necessario in primo luogo calcolare la ritenuta fiscale del 12,5% dovuta sullo scarto di emissione, ossia sulla differenza tra il valore di rimborso (100) e il prezzo d’emissione. Successivamente bisogna sommare al prezzo d’emissione le commissioni bancarie e l’imposta sostitutiva dovuta al fine di ottenere il prezzo di aggiudicazione netto. Il differenziale tra il valore di rimborso (pari a 100) e il prezzo d’aggiudicazione netto rappresenta il valore degli interessi netti prodotti dall’investimento qualora il risparmiatore detenga il titolo fino alla scadenza. Rapportando tale valore al prezzo di aggiudicazione netto si ottiene il tasso di rendimento netto del Bot, che può essere sia su base trimestrale, che semestrale o annuale. Al fine di rapportare i tassi infrannuali a un tasso annuale è sufficiente moltiplicare tale importo per 360 e dividerlo per il numero dei giorni di durata del titolo.

Nell’asta del 28 ottobre, siccome i Bot semestrali sono stati emessi sopra la pari, non è dovuta alcuna imposta sostitutiva del 12,5%, in quanto non si è realizzato il presupposto d’imposta, mentre è dovuta l’imposta di bollo del 2 per mille. Resta ferma l’applicazione dell’imposta sulle plusavalenze nel caso in cui il risparmiatore realizzi un capital gain rivendendo il titolo prima della scadenza.

Infine, troveranno piena applicazione le disposizioni in materia di commissioni bancarie introdotte nel decreto del Mef, che compenseranno parzialmente gli effetti negativi connessi al rendimento negativo prodotto dai titoli di Stato.

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