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Atene, 15 miliardi per le banche

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Atene, 15 miliardi per le banche

Il governo greco ha presentato ieri il piano di ricapitalizzazione dei quattro principali istituti bancari, a cui poi il parlamento dovrebbe dare il via libera nei prossimi giorni. Un passo importante che anticipa i risultati degli stress test e Asset quality review della Bce, i cui risultati dovrebbero essere resi noti oggi.

Per la ricapitalizzazione delle quattro maggiori banche elleniche ancora sottoposte ai controlli di capitale dovrebbero, secondo indiscrezioni, servire 15 miliardi di euro di cui 5-6 miliardi messi sul piatto da investitori privati e altri 3 miliardi ricavati dalla trasformazione di bond in azioni. Le quattro banche hanno già iniziato a scambiare i bond per ricapitalizzarsi. Tutto questo dovrebbe lasciare l'intervento pubblico sui 7-8 miliardi di euro, una dimensione, abbastanza contenuta rispetto alle stime iniziali. Il ministro delle Finanze Euclid Tsakalotos ha detto che anche la Bers, la banca per la ricostruzione e lo sviluppo, parteciperà all'operazione.

Sebbene con scarso coordinamento , il processo di approvazione delle riforme va avanti. Certo la troika non è rimasta soddisfatta, nell'ultima visita ad Atene, di constatare che solo un terzo dei provvedimenti prioritari su 49 accetati, in cambio degli da 86 miliardi di euro, sono stati approvati e ha chiesto uno sforzo per poter dare la tranche da 3 miliardi a novembre.

Intanto le banche greche, che secondo il ddl del governo non potranno dare stipendi superiori a quello del Governatore della banca centrale di Grecia e distribuire bonus ai membri del board mentre gli istituti ricevano aiuti di stato, hanno fatto a gara per aumentare preventivamente il loro capitale così da trovarsi in migliori condizioni nel momento della pubblicazione degli stress test .

La Banca del Pireo, il secondo istituto di credito del paese, ha offerto nei giorni scorsi la possibilità ai suoi obbligazionisti junior di scambiare i loro crediti con azioni ordinarie, un passo che aumenta Core Tier one ratio, una misura chiave della solidità del capitale della banca.

Anche le altre tre banche — la Banca nazionale di Grecia, Alpha Bank (ieri S&P's ha declassato a D, default, da SD, selective default, il suo rating) e Eurobank - hanno fatto mosse simili. La decisione di aumentare il capitale è stata messa in atto prima che venissero resi noti i risultati degli stress test della Bce a fine ottobre così da ridurre l'ammontare di capitale necessario. I test permetteranno di capire quanto capitale sarà necessario alle banche greche per ricapitalizzarsi e sono parte del terzo piano di salvataggio da 86 miliardi di euro, di cui 25 riservati alle banche, dopo che a fine giugno è stato applicato il controllo dei capitali.

I privati sono intervenuti per sopperire alle necessità del cosiddetto “baseline” scenario, mentre per lo scenario “avverso” dovrebbe intervenire il fondo pubblico ellenico HFSF che acquisterebbe azioni e obbligazioni Cocos emesse dalle banche greche e pieni diritti di voto.

Quanto al premier Alexis Tsipras, spera che questa ricapitalizzazione sarà l'ultima, visto che le banche greche sono già state soccorse con fondi significativi in passato, ma senza ottenere risultati duraturi.

Nicolas Véron, analista presso il think-tank Bruegel di Bruxelles, si è mostrato ottimista circa la possibilità che il settore del credito greco, nonostante i controlli di capitale e il peso dei non performing loans (pari al 33,8% del totale, e le sofferenze dei crediti al consumo che toccano il 49,5% del totale), possa recuperare il terreno perduto.
Sembra lontano il 3 agosto quando venne riaperta la Borsa di Atene alle contrattazioni dopo cinque settimane di chiusura. Banca del Pireo e Banca nazionale di Grecia vennero sospese dopo aver toccato perdite del 30%, il limite massimo consentito dalla Borsa di Atene, nel primo giorno di apertura dopo l'introduzione dei controlli di capitale. Addirittura la Banca nazionale di Grecia, dopo la débacle del primo giorno di ritorno alle grida, capitalizzava 2,97 miliardi , meno della sua controllata turca, Finansbank.
L'idea che ha guidato la troika su come si dovesse operare la ricapitalizzazione è stata quella di equilibrare l'intervento pubblico con l'afflusso di capitali privati . Una mossa tale da evitare che le banche ricapitalizzate con i prestiti dei creditori “cadessero” in mano agli uomini del governo radicale di sinistra di Syriza.

L'altro scoglio che i creditori hanno evitato è l'applicazione del bail-in, la direttiva che la Grecia ha già recepito e che prevede dal 1° gennaio prossimo in tutta Europa, in caso di salvataggi bancari con soldi pubblici, che per l'8% delle passività siano chiamati in causa prima gli azionisti, i creditori senior e anche i depositanti non garantiti sopra i 100mila euro.

Poiché un haircut dei depositi non garantiti colpirebbe non i conti degli oligarchi russi, come avvenne nel 2013 a Cipro, ma le Pmi greche che usano quei soldi (si parla di 20 miliardi di euro) per pagare stipendi e fornitori, si è evitata questa via. Una decisione saggia perché altrimenti sarebbe stato spazzato via ciò che resta dell'economia greca.

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