Finanza & Mercati

Telecom verso la conta in assemblea, soci istituzionali in allerta

  • Abbonati
  • Accedi
IL RIASSETTO DELLE TLC

Telecom verso la conta in assemblea, soci istituzionali in allerta

  • –di Antonella Olivieri

Xavier Niel, il patron di Iliad, è salito al 15,1% di Telecom Italia, con una «posizione lunga» (come risulta da Consob) che però in teoria è potenziale, visto che è costruita con strumenti derivati. Non tutti uguali però, perchè accanto alle opzioni che danno diritto all’acquisto di azioni a partire da metà 2016 fino a scavallare nel 2017, c’è anche un contratto diverso: un equity swap sul 5,1% di Telecom.

Perché? Sugli strani movimenti nell’azionariato dell’incumbent la Consob ha aperto un indagine a tutto campo, che riguarda anche la natura dei contratti stipulati e la titolarità dei diritti di voto. Dalle comunicazioni ufficiali per ora emerge solo che la «partecipazione lunga complessiva del 15,143% del capitale con diritto di voto» è ripartita in due blocchi. E cioè: «una partecipazione potenziale pari al 10,033% del capitale con diritto di voto derivante dalla stipula di sei differenti contratti di opzione call (diritto d’acquisto, ndr.) che prevedono le seguenti date di regolamento secondo determinate condizioni contrattuali: un contratto relativo a un 4,889% prevede il regolamento (cioè il pagamento, ndr.) in data 21 giugno 2016; un contratto relativo a uno 0,998% prevede il regolamento in cinque tranche tra un giorno lavorativo precedente e tre giorni lavorativi successivi il 21 settembre 2017»; tre contratti per l’«1,049%» ciascuno regolabile con le stessse modalità di cinque giorni intorno alle date del 26 marzo 2017, 26 giugno 2017, 13 gennaio 2017. Il secondo blocco riguarda invece «altre posizioni lunghe» non meglio specificate per il «5,109% del capitale con diritto di voto». Una manovra articolata, dunque, con date di pagamento spostate al di là nel tempo. Non si hanno però informazioni sulle effettive date di spendibilità dei diritti acquisiti. E, soprattutto, non c’è chiarezza sulle motivazioni di questa scalata “virtuale”, la prima della storia di Piazza Affari. Consob non ha però ancora completato i lavori e si limita perciò a ribadire che la questione «è all’attenzione degli uffici».

Non sembra casuale comunque che un 5,1% sia legato a un equity swap. Da ricostruzioni effettuate sul mercato si ricava infatti l'impressione che si tratti di strumenti derivati, ma facilmente trasformabili in azioni. Bastano in teoria 24 ore per avere le azioni sottostanti a un equity swap e, superata la soglia del 5%, a norma di legge, un azionista può chiamare un’assemblea. Indicazioni che qualcosa si stia muovendo in tal senso si raccolgono già sul mercato, con gli investitori istituzionali in preallerta.

Per fare cosa? A logica per cambiare un consiglio che non rispecchia l’evoluzione dell’azionariato, ma dove apparentemente il socio di riferimento – che è Vivendi con il 20,03% - non ha intenzione di far sentire la propria voce nel board prima della scadenza naturale nella primavera del 2017, salvo non essere invitata espressamente a integrare il cda, come dichiarato in un’intervista a «Il Corriere della Sera» dal ceo Arnaud de Puyfontaine. Anche le opzioni possono avere natura diversa: se fossero “all’americana” – come parrebbe più logico nel contesto – le azioni sarebbero “chiamabili” nel giro di tre giorni, permettendo allo sfidante francese di presentarsi con una posizione che, a stare alle voci, potrebbe arrivare a pareggiare e forse sorpassare il gruppo presieduto da Vincent Bollorè. Anche in questo caso non sembra esserci però l’intenzione di superare la soglia dell’Opa: così almeno sembra pensarla la Borsa, dove il titolo Telecom si è calmato venerdì.

Una situazione ancora fumosa, dunque, e destinata ad avere un impatto immediato sulla partita Metroweb che ha tra le controparti anche la Cdp, e cioè lo Stato. Invece di passare alla fase dell’esclusiva, come chiesto dal board Telecom, si andrà verso una trattativa parallela ancora preliminare. I due azionisti di Metroweb – il fondo infrastrutturale privato F2i e il Fondo strategico italiano (Fsi) della Cassa depositi e prestiti – avevano siglato con Vodafone e Wind una lettera d’intenti non vincolante, non esclusiva che scadeva ieri e che, a questo punto, sarà rinnovata così com’è fino a fine anno. Da questa parte, i piano attuale sul tavolo riguarda la cablatura dei principali centri cittadini italiani, una cinquantina, senza il ricorso ad aiuti pubblici. Quel che resta da definire è l’effettivo impegno dei due operatori a far confluire i clienti sulla nuova infrastruttura, una sorta perciò di “minimo garantito”. Sul fronte Telecom invece, lunedì scorso si è tenuto un incontro tra il cfo Piergiorgio Peluso, Mauro Maia di F2i e Barnaba Ravanne, dove si è convenuto che occorra riformulare un nuovo piano industriale alla luce delle novità intervenute dopo la rottura dei contatti la scorsa primavera. Si continua dunque sui due binari, senza fare (per ora) scelte definitive.