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Bancarotta Seat Pg, interdetti ex amministratori e sindaci

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Bancarotta Seat Pg, interdetti ex amministratori e sindaci

Undici ex manager di Seat Pagine Gialle interdetti da ogni carica per dodici mesi e tre ex sindaci sospesi. Sono le misure cautelari decise dal Tribunale di Torino nell’ambito dell’inchiesta per bancarotta fraudolenta a carico dei vertici dell’azienda nel periodo 2003-2004. Il concordato preventivo, che ha fatto rinascere Seat Pg dalle proprie ceneri, è stato la chiave di volta che ha scoperchiato nuovamente il vaso di Pandora degli ultimi 12 anni di storia della società. A partire dal peccato originale: il maxi-dividendo da 3,578 miliardi approvato dall’assemblea nel 2004 su proposta dei fondi azionisti di maggioranza con il 50,1% (Cvc, Permira, Investitori Associati e Bc Partners). Sono partite in concomitanza con l’avvio della procedura di concordato, nel luglio 2013, le indagine che dovranno verificare se ci sia stato reato di bancarotta fraudolenta in relazione alle operazioni straordinarie del 2003-2004. Il reato viene contestato a undici componenti dell’ex Cda e tre del collegio sindacale, in carica al momento delle operazioni sotto esame, e raggiunti ieri dalle misure cautelari interdittive eseguite dalla Guardia di finanza su disposizione della Procura di Torino. Tra loro l’ex ad Luca Majocchi e il presidente Enrico Giliberto. Gli interessati faranno ricorso contro le misure cautelari interdittive.

Le misure interdittive a carico degli ex vertici di Seat Pagine Gialle e dei tre sindaci sono state dunque decise nell’ambito dell’inchiesta avviata dalla Procura di Torino nel 2013 contro il management dell’azienda nel periodo 2003-2004 per il reato di bancarotta fraudolenta. Si tratta di un periodo di interdizione di 12 mesi a carico degli 11 manager, attualmente in pensione o in carica presso altre società, e di un anno di sospensione per i tre professionisti coinvolti.

Le misure riguardano, fra gli altri, l’allora amministratore delegato Luca Majocchi, che oggi è consigliere delegato di Emilceramica (149,5 milioni di ricavi e 11 di utile netto nel 2014) e di Caolino Panciera (30 milioni di fatturato e 1,7 di utile), oltre ad essere amministratore unico di Finconsult, e l’ex presidente Enrico Giliberti, oggi consigliere in Reno de Medici. Nel board del 2003-2004, inoltre, sedevano Dario Cossutta, Luigi Lanari, Michele Marini, Nicola Volpi (oggi nel cda dell’Inter), Lino Benassi (oggi nel board di Dea Capital e Dea Capital Real Estate, di Lunelli, Zignago e Ladurner Ambiente, dove è anche vicepresidente), Marco Reboa, Stefano Mazzotti, Alberto Tazartes (amministratore unico di Conte Rosso e consigliere della spac Space 2) e Guido Paolo Gamucci (consigliere in Klikkapromo e in diverse srl).

Ad eseguire le misure cautelari, così come modificate dalla riforma del Codice di procedura penale dell’aprile scorso che ha introdotto un periodo più lungo di interdizione o sospensione, il Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Torino, al termine dell’inchiesta coordinata dal Procuratore aggiunto Vittorio Nessi e dal sostituto Valerio Longi. Il focus delle indagini resta il maxi dividendo distribuito tra il 2003 e il 2004. Procura e Guardia di Finanza ricostruiscono le operazioni con cui i fondi lussemburghesi di private equity, attraverso un’articolata catena societaria, acquisirono nel 2003 il pieno controllo di Seat Pg e beneficiarono - «attraverso gli amministratori dell’epoca, alcuni dei quali con interessenze nei fondi stessi» come chiarisce una nota degli inquirenti – della distribuzione del maxi dividendo finanziato con un’operazione tutta a debito verso la società di directories. Un passaggio chiave nella ricostruzione degli inquirenti, perché avrebbe fatto lievitare l’indebitamento della società a quasi 4 miliardi a fine 2004 rispetto ad un indebitamento netto di 648 milioni di euro di inizio agosto 2003. Un peso non sostenibile tanto da portare l’azienda torinese al concordato preventivo a distanza di dieci anni, nell’ottobre 2013, dopo diversi e tortuosi tentativi di ristrutturazione del debito. Una scelta, secondo la ricostruzione, mossa «da logiche di puro profitto dei soci di riferimento, contraria agli interessi della società, in quanto non finalizzato ad un miglioramento della struttura patrimoniale e/o finanziaria della stessa ed a danno anche del ceto creditorio».

La vicenda giudiziaria corre parallela rispetto alla sortedella società, la cui maggioranza è stata acquisita da Italia Online, del magnate egiziano Naguib Sawiris. Iol, che dopo l’Opa su Seat Pg detiene l’80,23%, si fonderà con la società di directories creando così un nuovo gruppo di cui faranno parte anche Libero e Virgilio. La sfida industriale che aspetta Seat Pg è ora totalmente nuova.

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Aggiornamento del 24 luglio 2020: Il 18 giugno 2020 il Tribunale di Torino, all’esito del giudizio di primo grado, ha assolto “perché il fatto non sussiste” l’ex ad Luca Majocchi e tutti gli altri imputati (l’ex presidente Enrico gli ex consiglieri di amministrazione Lino Benassi, Dario Cossutta, Guido Paolo Gamucci, Luigi Lanari, Michele Marini, Stefano Mazzotti, Marco Reboa, Alberto Tazartes, Nicola Volpi e Bruce Hardy Mclain, e i sindaci all'epoca dei fatti Enrico Cervellera, Vincenzo Ciruzzi e Andrea Vasapolli) . Dell’assoluzione è stata data notizia il giorno stesso sul sito del Sole 24 Ore (“Seat Pagine Gialle, assolti tutti gli imputati al processo per bancarotta“ https://www.ilsole24ore.com/art/seat-pagine-gialle-assolti-tutti-imputati-processo-bancarotta-AD15zoY)"