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Così il robot trader gestisce il «fattore attentato»

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TECNOLOGIA E FINANZA

Così il robot trader gestisce il «fattore attentato»

Molti investitori, domani sui mercati, nei primi minuti di contrattazione staranno alla finestra. Altri, invece, agiranno nell’immediato. Pronti a sfruttare ogni microsecondo successivo all’avvio degli scambi. Di chi si tratta? Ovviamente, dei trader ultra veloci.

«La terribile tragedia di Parigi –sottolinea Stefano Marmi esperto di finanza quantitativa della Scuola Normale Superiore di Pisa – creerà probabilmente nervosismo in Borsa. Perlomeno nelle fasi iniziali». Quindi i flash boys, abituati a fare migliaia e migliaia di operazioni al secondo, si infileranno nelle pieghe dei prezzi per fare profitti con la volatilità. Come al solito.

Gli High frequency trader, però, sono solo un risvolto di un fenomeno più ampio: la compravendita automatizzata. I cosiddetti robot, non necessariamente legati alla velocità d’esecuzione, che in Europa scambiano il 42% dei volumi. Insomma, attori importanti dei mercati rispetto ai quali diversi domandano: come reagiranno all’apertura dei listini?

«A ben vedere - è l’indicazione di un operatore del settore contattato dal Sole24ore - la terribile variabile di un attacco terroristico non è prevista». Simili situazioni non sono definibili. Ciò significa, quindi, che i trader automatici non affronteranno l’evento? La risposta è no. Semplicemente la ricondurrano a uno scenario previsto.

In tal senso è utile ricordare che la struttura logica a base di molte strategie dei robot può riassumersi nel seguente modo: «Se accade qualcosa .., allora compra o vendi…». Ebbene: «quel accade qualcosa» è spesso indentificato con l’insieme di variazioni dei prezzi di un titolo. Un mix di valori che, statisticamente, permette di definire quale andamento (all’ingiù o all’insù) sarà più probabile per l’azione.

A fronte di una simile impostazione, può quindi ben comprendersi gli scenari che si prospettano. Nel momento in cui, in scia alla paura per ciò che è successo a Parigi, diventasse predominante la pressione delle vendite, il trader automatico imposterebbe la sua strategia al ribasso. Anche nel caso di «panic selling». Al contrario: se il flusso di ordini dovesse cambiare direzione, allora il robot muterebbe la sua operatività, andando in acquisto.

Ma non è solo una questione di prezzi. Diversi systematic trading, seppure c’è chi sottolinea che la loro diffusione è ancora limitata, sfrutteranno l’enorme flusso di notizie in arrivo in questi giorni dalla Francia. I loro software, soprattutto in dote agli High frequency trader, tenteranno di cogliere ogni piccolo umore del «cyber spazio» per impostare le mosse.

Con il che, evidentemente, può configurarsi anche un effetto di amplificazione del trend di mercato. Cioè: nel momento in cui dovesse concretizzarsi una forte volatilità in Borsa, il rischio è che l’attività dei robot possa accentuarne la portata. Un po’ come, viene ricordato da diversi operatori, era successo in un altro tragico evento: l’11 settembre del 2001.

«In realtà - sottolinea Enrico Malverti esperto del settore - la situazione appare piuttosto diversa. Premesso che si tratta di due terribili tragedie che ci hanno colpito profondamente, nell’attacco alle Torri Gemelle la pressione al ribasso era già presente prima dell’attentato. Quindi i trader automatici, attivi anche allora, si sono accodati all’andamento in atto». E non solo. «Il crollo delle Twin Tower, primo vero attacco all’Occidente, avvenne a mercati aperti. Quindi l’impatto sui listini fu devastante». Nel caso dell’orrore di Parigi, invece, le Borse erano tutte chiuse. «Questo non permette di avere certezze su cosa accadrà domani. E tuttavia: disporre di due giorni per tentare di capire le dinamiche e la portata di ciò che è successo nella Capitale francese è un fattore importante».

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