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Siamo in guerra, ma perché le Borse salgono e Parigi è la…

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scenari sui mercati

Siamo in guerra, ma perché le Borse salgono e Parigi è la migliore d’Europa?

Diciamocela tutta: molti analisti, almeno nel brevissimo, non ci hanno preso. Nel week end le previsioni della maggior parte dei gestori indicavano un lunedì nero e sedute successive turbolente. Ma a conti fatti, per quanto sia ancora presto per tracciare un bilancio definitivo, la prima reazione dei mercati finanziari ai tragici eventi di «venerdì 13» è stata più che positiva. Ieri le Borse europee hanno chiuso invariate mentre Wall Street ha messo a segno un corposo rialzo, superiore al punto percentuale. Oggi i future per l’apertura della Borsa di New York sono positivi e questo spinge ulteriormente le Borse europee a salire in modo netto con Francoforte vicina al 2%, Piazza Affari oltre l’1% e con la Borsa di Parigi maglia rosa con un rialzo del 2,15 per cento.

Viene certo da porsi questa domanda: come mai nel giorno in cui la Francia dichiara guerra all’Isis e non solo a parole (nella notte sono proseguiti i bombardamenti sulla capitale del califfato Raqqa) incassando l’appoggio dell’Unione europea, la sua Borsa risulta la migliore dell’Europa, in un clima generale molto positivo?

Certo, i venti di guerra enfatizzano il cinismo delle Borse con le azioni dei titoli del settore della difesa (si producono più armi) e del comparto energetico (il prezzo del petrolio può salire in caso di tensioni geopolitiche) che sono tra i primi a beneficiarne. Ma basta questo per spiegare questa reazione dei mercati che ha difatti sorpreso gli analisti che nel week end vestivano più i panni di “Cassandra”?

Tanto per chiarire e aggiungere un elemento non di poco conto al dibattito ieri si è mosso in prima persona il guru degli investimenti Warren Buffett, la cui credibilità sulla piazza finanziaria è conclamata. L’ “Oracolo di Omaha” (così ancora lo chiamano a Wall Street) nonché a capo del fondo Berkshire Hathaway, ha dichiarato che non sta vendendo asset a seguito degli attacchi di Parigi. Parole forti, come a voler tranquillizzare il mercato.

«La realtà è che in questo momento non si sta focalizzando affatto sugli attacchi terroristici e sulla dichiarata guerra all’Isis. Il mercato ragiona per tematiche e quasi mai si muove contemporaneamente su due tematiche. In questo momento la tematica predominante resta quella delle banche centrali con l’attesa di un potenziamento del Qe a dicembre e l’annuncio sui tassi Usa nello stesso mese - spiega Paolo Belvederesi di Zeygos -. La tematica guerra, in sostanza, non è ancora entrata in agenda. Se non per il fatto che il rialzo a cui stiamo assistendo in queste sedute è di natura tecnica, legato prevalentemente alla chiusura di posizioni short su alcuni settori, come quello energetico, dove la maggior parte dei fondi hedge erano al ribasso. Nelle ultime ore molti prime broker hanno ridotto la leva, visto che è aumentata la volatilità, e stanno difatti chiedendo ai fondi hedge di chiudere la posizione short. Come si chiude una posizione short? Comprando il titolo che in precedenza era stato venduto allo scoperto, con la leva. Ecco perché gli energetici in questo momento sono il settore che sale di più. Molti fondi stanno approfittando per chiudere la posizione e rimettere la “palla al centro” su un settore dove erano posizionati al ribasso, quando ormai manca un mese di trading prima della chiusura delle posizioni dell’anno».

In sostanza, gli eventi di «venerdì 13» un’influenza l’hanno avuta. Hanno fatto aumentare un po’ la volatilità “costringendo” i fondi hedge a chiudere le posizioni al ribasso, quindi a comprare i titoli che in precedenza avevano venduto allo scoperto, in particolare quelli del comparto energetico. Al di là di questo i mercati, che amano spingersi per una tematica dominante per volta, in questo momento restano focalizzati sulla politica monetaria, e non ancora sulla guerra all’Isis. Questa al momento non è in grado di scalfire, come tematica dominante, quella delle banche centrali e quindi cosa decideranno presto Bce e Fed.

A tal proposito, secondo le banche d’affari le nuove tensioni potrebbero spingere la Bce ad ampliare il «Qe», la manovra di stimoli monetari varata a marzo, il 3 dicembre oltre le stime. Se fino a poco tempo fa si pensava che l’istituto guidato da Mario Draghi avrebbe “semplicemente” ridotto il tasso sui depositi da -0,2% a -0,3%, forse adesso, alla luce delle novità geopolitiche, potrebbe non bastare. Secondo gli analisti di Bofa Merrill Lynch la Bce aumenterà anche l’importo degli acquisti, da 60 a 70 miliardi di euro al mese, e la scadenza (da settembre 2016 a settembre 2017).

Un altro fattore che sta trainando le Borse europee è certamente il rinnovato calo dell’euro, sceso oggi ai minimi da aprile a quota 1,06 dollari (alimentato dal rialzo del dollaro in scia alle attese per un rialzo dei tassi Usa già a dicembre).

«È difficile legare gli andamenti del mercato azionario con gli episodi di guerra se non, più in generale, a un timore di perdita di fiducia e di riduzione dei consumi - spiega Elena Ferrarese, portfolio manager di Amundi Sgr -. Al momento gli elementi non sono sufficienti per poter quantificare un eventuale impatto sul Pil europeo. La supervisione della Banca centrale europea e la dichiarata volontà di agire attraverso le politiche monetarie a sostegno della ripresa economica hanno probabilmente ridotto i timori di impatti negativi conseguenti agli attentati di venerdì scorso a Parigi».

Secondo Alfonso Maglio, portfolio manager di Marzotto sim «nel contesto, pur permanendo un rischio geopolitico elevato, riteniamo che l'andamento dei mercati continuerà ad essere influenzato dall'azione delle banche centrali. In particolare il mercato azionario e dei corporate europei potrebbero fornire ulteriori spunti grazie alla politica ulteriormente accomodante annunciata da parte della Bce, la quale potrebbe estendere gli acquisti a titoli sovranazionali, corporate ed addirittura equity. Gli eventuali benefici su quest'ultima asset class riteniamo però possano arrivare più dalla continuazione del fenomeno di switch da bond a basso rendimento ad equity con upside potenziale che non da un acquisto diretto da parte della Bce».

«I motivi per cui le Borse, a cominciare da quelle europee, stanno reagendo agli attentati di Parigi senza brusche cadute, anzi con qualche significativo rialzo, possono essere tanti, alcuni nobili, altri meno. Un motivo nobile potrebbe essere che i mercati stanno apprezzando la coesione dimostrata in queste prime ore dai Paesi occidentali nel dare una risposta forte e convinta alla minaccia terroristica. Un secondo motivo nobile potrebbe essere che le Borse, come la gente che è scesa in piazza a Parigi, non vogliono mostrarsi deboli e impauriti di fronte alla minaccia degli attentati - argomenta Massimo Terrizzano, Responsabile fondi di Bnp Paribas Investment Partners -. Forse, più cinicamente, ci stiamo un po' tutti abituando a convivere con questi tragici episodi e ci rendiamo conto che, seppure privati della spensieratezza e della libertà di muoverci che avevamo prima, ci adattiamo alle nuove circostanze e riprendiamo la strada verso la lenta ripresa che stavamo percorrendo».

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