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L’accademica con la valigia: la lunga strada di Annamaria Lusardi per spingere l’educazione finanziaria

Sarà scontato dirlo ma è il classico caso del “nemo profeta in patria”. La piacentina trapiantata a Washington D.C. Annamaria Lusardi ha messo insieme Standard & Poor's Ratings Services Global Financial Literacy Survey, McGraw Hill Financial e il Global Financial literacy excellent center per realizzare un sondaggio tra oltre 150mila adulti in 148 paesi di tutto il mondo.

D'altra parte il risultato del suo paese di origine, l'Italia, che esce malconcio da questo sondaggio: al 63esimo posto a livello mondiale e in fondo alla classifica europea, con solo un terzo degli italiani in grado di padroneggiare tre dei quattro pilastri dell'educazione finanziaria ossia i concetti di inflazione, diversificazione, interessi comporti e capacità di calcolo. Un risultato che certamente stride con il peso economico e con il ruolo che il paese intende avere a livello internazionale e nettamente inferiore rispetto ai livelli di paesi come Germania, Regno Unito e Francia, in cui i due terzi degli adulti mostrano competenze adeguate.

La professoressa Lusardi insegna da decenni nelle università statunitensi, da Princeton a Boston, poi a Chicago e alla Columbia University, per passare ora nella capitale statunitense, alla George Washington University School of Business (GWSB) perché “è lì che bisogna essere per incidere nel sistema”. Autrice di una sessantina di pubblicazioni e due libri sui temi del risparmio e dell'educazione finanziaria, nel 2010 fonda il Global Financial literacy excellent center (Gflec) che poi opera a stretto contatto con il Consumer financial protection bureau, l'autorità di controllo del mercato fortemente voluta da un'altra donna, Elisabeth Warren, operativa dopo la crisi dei mutui subprime scoppiata nel 2007, con le relative conseguenze. Una vicenda che ha reso evidente la difficoltà degli individui di prendere decisioni consapevoli ed efficienti e che ha spinto l'accademica Annamaria Lusardi a essere sempre più operativa in progetti sperimentali e attività di advisory dei policy maker.

È proprio il Dipartimento del Tesoro a partire dal 2009, l'obiettivo del pressing della professoressa Lusardi per sensibilizzare i custodi dell'immenso forziere Usa sulla necessità di rafforzare una parte importante del mercato finanziario, la domanda di servizi e prodotti, migliorandone l'efficienza complessiva. Ne è nata dapprincipio una gara su larga scala tra gli studenti statunitensi sulla materia, con i ragazzi vincitori ospitati alla Casa Bianca. Ma è stato solo il primo passo per allargare sempre più le alleanze con le istituzioni a stelle e strisce per portare avanti la battaglia sulla financial literacy negli Stati Uniti ma non solo. Figura chiave di una materia che negli Usa viene presa sul serio negli ultimi anni, Lusardi è considerata una figura acclamata nei contesi accademici e dai think tank statunitensi , fino a diventare tra i massimi esperti in materia di financial literacy a livello internazionale.

Non è casuale la collaborazione con l'Ocse, da sempre tra i soggetti protagonisti sulla materia, in particolare con l'inserimento dei temi di alfabetizzazione finanziaria nei test Pisa degli studenti delle scuole medie e delle superiori. “Il dato sull'Italia è preoccupante – sottolinea Annamaria Lusardi – non solo e non tanto per l'insoddisfacente risultato del nostro sondaggio tra gli adulti, ma perché si combina con un livello se possibile ancor più insufficiente tra gli studenti: con gli italiani penultimi in classifica, davanti solo ai giovani colombiani. A differenza della situazione italiana, i paesi asiatici mostrano un livello di competenza decisamente superiore a quello dei nostri ragazzi: il che significa che quei paesi in via di sviluppo potranno davvero svilupparsi, mentre da noi le prospettive non sono rosee”.

Le iniziative sui temi dell'educazione finanziaria in Italia non mancano e recentemente hanno iniziato a coordinarsi a dovere, abbandonando così l'epoca del solitario protagonismo. La Fondazione Rosselli in questa fase sta campionando le esperienze in essere per mettere a fattor comune le esperienze e le prassi da adottare. Rilevanti, tra le altre, le iniziative della Fondazione per l'educazione finanziaria, nata sulle orme di Patti Chiari, il consorzio interbancario nato nel decennio scorso; o iniziative come quelle del Museo del Risparmio di Torino, un centro di esperienza multimediale, più che un vero e proprio museo, frequentato gratuitamente da migliaia di studenti ogni anno. Ciononstante gli italiani restano in fondo alla classifica. “L'unica speranza – dice Lusardi – è che si muovano i singoli e facciano pressione sui legislatori perché inseriscano i temi della financial literacy

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