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Borse in altalena. Domina ancora l’attesa per la Bce

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la giornata dei mercati

Borse in altalena. Domina ancora l’attesa per la Bce

Andamento titoli
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Andamento altalenante per i mercati azionari europei, in una giornata in cui i movimenti sembrano ancora una volta condizionati dalla riunione Bce di giovedì prossimo. L’indice Ftse Mib ha chiuso in calo dello 0,6%. Peggio ancora è andata a Francoforte, in calo di quasi l’1% dopo il «profit warning» di Linde. Tiene invece Wall Street (qui gli indici), che chiude in rialzo di quasi l’1 per cento. Poco mosso lo spread BTp-Bund a 95 punti base, con il rendimento del decennale italiano però in lieve crescita all’1,44%. L’euro recupera qualche posizione e torna sopra 1,06 dollari (cambio euro/dollaro e convertitore di valuta).

Draghi rischia di scontentare gli operatori troppo ottimisti
Da giorni l’attesa per il consiglio direttivo della Bce che si terrà a Francoforte dopodomani sta tenendo incatenato il mercato. L'attenzione degli investitori è rivolta ormai alla misura dell'intervento che Mario Draghi dovrà operare per scongiurare ancora una volta il pericolo deflazione: gli operatori prevedono un taglio di almeno 10 centesimi dei tassi sui depositi (al momento già a -0,20%) oltre a un possibile allungamento e rafforzamento del piano di riacquisiti di attività dell'Eurozona (il cosiddetto “Pspp”, che vale per adesso 60 miliardi al mese fino al prossimo settembre). I listini si sono già mossi in avanti per scontare in gran parte tali mosse e lo stesso Draghi avrà il suo bel da fare per non scontentarli. A proposito di Banche centrali, quella australiana ha lasciato stanotte i tassi invariati come era nelle attese.

Segnali contrastanti per la Cina
Intanto in Europa e nel resto del mondo si prosegue con dati sull'andamento dell'economia che disegnano una situazione contrastante. In Cina l'indice dei direttori d'acquisto (Pmi) del settore manifatturiero è sceso a novembre di due decimi a 49,6 punti, cioè al livello più basso dall’agosto 2012. L’indicatore Caixin sempre per il settore manifatturiero, che include però aziende più piccole ed esportatrici, è invece cresciuto di 3 decimi a 48,6 punti. Bene anche l'indice Pmi delle società legate ai servizi, salito a 53,6 punti da quota 53,1. La notizia più rilevante in terra cinese resta tuttavia l’inclusione dello yuan fra le valute per le riserve internazionali (Sdr, Special Drawing Rights) da parte del Fondo monetario: a partire dal primo ottobre 2016 la divisa di Pechino avrà un peso del 10,92% nel paniere e seguirà dollaro (41,73%) ed euro (30,93%).

Fiducia delle imprese italiane ai massimi da quattro mesi
Anche in Eurozona erano in programma gli indici Pmi manifatturieri: quello italiano ha registrato a novembre un incremento superiore alle attese a 54,9 da 54,1 punti, in crescita anche la Germania (52,9) e la Spagna (53,1), mentre la Francia è rimasta stabile a quota 50,6. Nel complesso l’indicatore generale dell’Eurozona è salito a 52,8 punti. Sempre in Italia, il tasso di disoccupazione è sceso all’11,5% in ottobre, mentre il Pil del terzo trimestre è aumentato dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,8% nei confronti del terzo trimestre del 2014.

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