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L’Opec non taglia la produzione, cade il prezzo del petrolio

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VERTICE A VIENNA

L’Opec non taglia la produzione, cade il prezzo del petrolio

Afp
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L’Opec ha lasciato invariato il tetto di produzione come previsto alla vigilia. Si è chiuso dunque senza accordo il vertice convocato a Vienna, ha detto la presidente dell'organizzazione, la nigeriana Diezani Alison-Madueke, spiegando che il tetto massimo di produzione del cartello rimane fermo a 30 milioni di barili al giorno. Smentite dunque le indiscrezioni riportate da agenzie di stampa internazionali su un aumento del tetto di produzione, voci che avevano fatto cadere bruscamente le quotazioni del petrolio. Il light crude di New York è arrivato a cedere il 3% a 39,65 dollari al barile, il Brent di Londra il 2,8% a 42,80 dollari al barile (segui le quotazioni) prima di risalire la china. Scendono anche i titoli azionari del settore: l’Eurostoxx degli energetici cede il 2,1%, quello dei minerari il 2,3 per cento.

Alla vigilia del vertice, la maggior parte degli analisti aveva scommesso che il tetto della produzione massima giornaliera sarebbe stato lasciato invariato a 30 milioni di barili. Si dubitava, infatti, che i «falchi» dell'Opec abbiano al momento la forza di spingere l'Arabia Saudita e i suoi alleati del Golfo Persico a un taglio dell'output che risollevi i prezzi, crollati dall'anno scorso proprio in seguito alla decisione, sostenuta da Riad, di mantenere la produzione invariata per non perdere quote di mercato e contrastare concorrenti quali la Russia e i produttori di shale oil statunitensi, che sopportano costi produttivi maggiori.

Secondo fonti del cartello riportate da Reuters, invece, il tetto produttivo sarebbe stato addirittura alzato a 31,5 milioni di barili al giorno, una scelta che fotografa la situazione attuale, che vede l'Opec pompare greggio abbondantemente al di sopra dei livelli concordati. Lo scorso mese, infatti, l'Opec ha prodotto circa 32 milioni di barili di petrolio al giorno.

In realtà alla vigilia del vertice di Vienna il dibattito era centrato piuttosto sull’opportunità di tagliare le quote di produzione per arrestare la caduta delle quotazioni. La notizia di un presunto aumento è dunque parsa poco credibile in attesa delle conferenze stampa finali che hanno confermato lo status quo. I Paesi del cartello continuano ad apparire divisi sull'opportunità di operare una stretta in risposta alla debolezza dei prezzi. L'Arabia Saudita, primo produttore mondiale e di fatto capofila dell'organizzazione, si è presentata alla riunione smentendo che vi fosse una sua proposta di riduzione dell'offerta concertata con i Paesi non Opec. Questa ipotesi quindi slitta in avanti, al prossimo vertice, secondo una strategia del «wait and see».

Torna l’Indonesia, Opec a 13
L'Opec ha inoltre riammesso l'Indonesia tra i suoi membri. Risalgono così a tredici i membri del cartello, dal quale Giakarta era uscita nel 2009 dopo essere diventata importatrice netta di idrocarburi. «Per l'Indonesia, tornare nell'Opec darà molti benefici: le opportunità di accordi diretti per l'acquisto di petrolio e prodotti petroliferi consentirà risparmi significativi», ha commentato il ministro dell'Energia indonesiano, «essere tornati sul palcoscenico internazionale è inoltre importante per attrarre investitori in Indonesia».

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