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Telecom verso il pienone in assemblea

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Telecom verso il pienone in assemblea

  • –Antonella Olivieri

Caccia all’ultimo voto in vista dell’assemblea Telecom del 15 dicembre. A ieri sera si era registrato per partecipare all’adunanza il 55,4% del capitale, già oltre il 54% che era affluito alla vigilia di Natale di due anni fa per la revoca del cda chiesta dalla Findim di Marco Fossati e a brevissima distanza dal record storico del 57% toccato nell’ultima assemblea dello scorso maggio. Lo ha comunicato la stessa Telecom che, con la volontà di assicurare la massima trasparenza, fornirà un aggiornamento della situazione fino alla vigilia dell’assemblea.

Ci sono ancora due giorni, oggi e lunedì, e la mattina di martedì, prima delle 11 quando i soci sono convocati, per registrare altre azioni. Ma il grosso degli investitori istituzionali si è già presentato e chi manca ancora lo fa perchè vuole tenere le carte coperte fino all’ultimo. In teoria la stessa Vivendi potrebbe aver depositato finora il 20,1% già denunciato e avere altre azioni di riserva da spendere, magari prese in prestito: l’importante è dimostrare la disponibilità dei titoli fin dal 4 dicembre, giorno del “record date”. Nei giorni scorsi era circolata la voce che il gruppo presieduto da Vincent Bolloré avesse trovato il sostegno di un 5%-6% del capitale, non ancora sufficiente però ad assicurare la maggioranza per la nomina dei quattro candidati proposti per il board (i tre top manager operativi e un’indipendente).

Il bacino di voti su cui Vivendi può contare probabilmente viene in buona parte dagli arbitraggisti che hanno preso posizione sulla conversione delle risparmio, operazione che, sulla carta, il primo azionista potrebbe bloccare visto che serve la maggioranza dei due terzi. Però l’ordine del giorno dell’assemblea - che non c’è intenzione di modificare - prevede prima il voto sulla conversione in sede straordinaria e solo dopo, in sede ordinaria, il voto sull’integrazione del consiglio.

«Sono sicuro che Vivendi non vuole lasciare», ha detto l’ex azionista di Wind Naguib Sawiris, chiamandosi fuori dalla partita. «Il mercato delle tlc, così come vedete, è esausto: perciò sono in corso fenomeni di consolidamento». Se questa osservazione sia riferita anche a Telecom non è dato sapere, nè è chiaro il disegno di Vivendi per l’incumbent tricolore e tantomeno quello dello sfidante “virtuale” Xavier Niel. Intanto però gli azionisti di Barclays depennano un candidato: la fusione con Orange (nuovo nome di France Telecom) - che, secondo il quotidiano francese L’Expansion, da ultimo, avrebbe aperto un dossier su Telecom Italia - avrebbe poche chance di creare valore, con sinergie basse e rischi di esecuzione alti.

La possibilità che qualcuno faccia un passo indietro nel board Telecom per far spazio al nuovo socio francese al momento non sembra concreta. Dimissioni tardive dal consiglio metterebbero in dubbio la reale “indipendenza” degli amministratori uscenti e la cooptazione di propri consiglieri - che andrebbe comunque sottoposta all’approvazione dell’assemblea - non riscatterebbe Vivendi dalla sconfitta “politica” già subita con il no compatto all’integrazione a 17 del board decretato dai proxy advisor che guidano il comportamento degli investitori istituzionali in assemblea. Per Bollorè, che presiede una quasi public company di cui è il primo azionista, è una posizione oltremodo scomoda, dato che i grandi fondi internazionali sono presenti in entrambi i gruppi. Vivendi, insomma, a questo punto non ha altra scelta che giocare la partita fino in fondo. L’unica “consolazione” è che il pacchetto del 20% in Telecom è stato costituito a un prezzo medio di 1,14 euro, sostanzialmente allineato con le ultime quotazioni (ieri le ordinarie hanno chiuso in calo dell’1,9% a 1,122 euro).

La mobilitazione per l’assemblea evidenzia che le opzioni montate da Niel e le operazioni legate al convertendo di Telefonica non hanno prosciugato il mercato. Da inizio luglio, quando Niel ha “prenotato” il primo pacchetto del 4,9%, a fine novembre, gli scambi sono stati pari all’intero capitale ordinario di Telecom, con volumi superiori del 20% rispetto alla media del primo semestre negli ultimi tre mesi. Ma si è mosso anche il capitale di risparmio - passato di mano per i due terzi negli ultimi cinque mesi - con scambi che a novembre sono stati pari a quasi il triplo della media della prima metà dell’anno. Dalla conversione delle azioni senza diritto di voto, che sono al portatore e quindi “anonime”, potrebbe emergere qualche nuovo socio ordinario di peso, visto che i titoli di risparmio sono pari a oltre il 30% del capitale sociale complessivo.

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