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Il nodo dei 670 miliardi di opzioni che venerdì potrebbero far male alle…

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MERCATI in fibrillazione

Il nodo dei 670 miliardi di opzioni che venerdì potrebbero far male alle Borse

C’è una ragione in più per sperare che Janet Yellen accompagni il primo rialzo di tassi da nove anni e mezzo con un messaggio dovish, ossia da colomba assoluta, riguardo il percorso di stretta monetaria. A ricordarlo è Marko Kolanovic, uno dei più ispirati analisti quantitativi, tanto da essere stato soprannominato da Bloomberg “Gandalf” per la sua vena predittiva in occasione del crash borsistico dello scorso agosto. Un recente report di Jp Morgan, firmato proprio da Kolanovic che è il capo degli analisti quantitativi della banca d’affari statunitense, teme infatti che un errore di comunicazione della Federal Reserve sul ritmo della stretta monetaria possa portare a un violento e rapido crollo delle quotazioni.

La ragione, spiega il report, è squisitamente tecnica. Venerdì 18 dicembre, meno di 48 ore dopo la decisione della Fed, scadranno qualcosa come 1100 miliardi di dollari di opzioni sull’indice S&P 500, il principale di Wall Street. E' una cifra record, che sfiora la metà del debito pubblico italiano. Più della metà (670 miliardi di dollari) sono opzioni “put”, ossia strumenti finanziari che permettono di guadagnare se il mercato scende. E di queste, nota Kolanovic, ben 215 miliardi hanno strike price - ossia, semplificando, livelli obiettivo - poco sopra i 1900 punti dello S&P 500. Buona parte di questi contratti di opzione sono gestiti da robot, sofisticati software di trading ultraveloci.

Tutto questo significa che, in caso di Fed deludente, i prezzi potranno precipitare fino a toccare gli strike price delle opzioni, portandosi sotto i 1900 punti dello S&P (ossia il 5% più in basso di dove si trova ora l’indice, che già ha perso oltre il 5% dai massimi di qualche giorno fa).

A questo si aggiunge il rischio di un mercato poco liquido, in particolare alla fine dell’anno. «La profondità del mercato è scesa di oltre il 60% negli ultimi due anni - spiega Kolanovic - e questo non dà alle Borse la capacità di assorbire grandi shock, esattamente come avvenuto il 24 agosto scorso», il giorno del crollo dei mercati legato alla Cina. La speranza è quindi che domani Janet Yellen, anche in caso di rialzo dei tassi, non mandi ai mercati segnali inquietanti sul ritmo della stretta monetaria. Solo così finirà in fumo l’ultima profezia di “Galdalf” Kolanovic.

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