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Banca Etruria: tre inchieste su conflitti d’interesse, fatture…

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PROCURA DI AREZZO

Banca Etruria: tre inchieste su conflitti d’interesse, fatture false e truffe degli amministratori

Tre possibili filoni di inchiesta, allo studio della procura di Arezzo, ruotano intorno alla vicenda del commissariamento di Banca Etruria, con quattro ipotesi di reato allo studio: ostacolo alla vigilanza e fatture false, relativamente al primo dossier (con indagini già chiuse); un possibile conflitto di interessi che avrebbe portato alcuni amministratori ad avere vantaggi per 185 milioni; l’ipotesi di truffa nei confronti degli obbligazionisti, per la quale non è stato ancora aperto formalmente un fascicolo ma che molto probabilmente prenderà avvio dagli esposti delle associazioni dei consumatori, difensori di clienti ritenuti raggirati dai funzionari bancari.
Il primo dossier, già noto, vede indagati l’ex dg Luca Bronchi e l’ex presidente Giuseppe Fornasari e la vicenda è simile a quella di molte piccole o medio banche italiane, con crediti deteriorati mai svalutati nel bilancio. Per quanto riguarda la banca aretina le sofferenze ammontavano a 2 miliardi, ovvero 3 volte il valore del capitale, come sottolinea la relazione di Bankitalia. In più le fatture false sarebbero servite a pagare, tra il 2013 e il 2014, consulenti per almeno 15 milioni, più altri servizi fittizi non meglio chiariti.

Il secondo dossier potrebbe riguardare invece l’attività amministrativa che va dal 2009 al 2014, fino al cda presieduto da Lorenzo Rosi, anche se al momento non ci sarebbero avvisi di garanzia (e non risulta indagato il padre della ministra Maria Elena Boschi, Pierluigi Boschi, vicepresidente di Banca Etruria per 8 mesi e membro del consiglio dal 2011). Il possibile conflitto di interessi dovrebbe riguardare i 13 ex amministratori e i 5 ex sindaci, che hanno cumulato 198 posizioni di fido a loro concessi per ben 185 milioni. Ne sono stati utilizzati 142 con perdite per la banca di 18 milioni. Inoltre 90 milioni sono finiti tra gli incagli e le sofferenze, e non sono mai stati restituiti (si legga Il Sole 24 Ore del 9 dicembre). La voragine provocata dei “favori” sarebbe così aumentata.
Infine il terzo dossier, che dovrebbe arrivare in concomitanza con l’esposto degli obbligazionisti difesi dalle associazioni dei consumatori. La procura aretina avrebbe già messo la lente da tempo - prima del decreto salva-banche - sulla possibile truffa ai danni della clientela, che potrebbe essere stata ingannata proprio da alcuni funzionari di filiale, più o meno consapevolmente. Il capo della procura di Arezzo Roberto Rossi, che coordina le indagini affidate al nucleo Tributario della Gdf di Arezzo, starebbe lavorando proprio su questa nuova questione.

Al momento le quattro “bad bank” commissariate - Banca Etruria, CariFerrara, CariChieti e Banca Marche - hanno accumulato 12.459 posizioni obbligazionarie negative, per un totale di 350 milioni, di cui metà derivanti da vendite istituzionali e metà retail. La maggior parte delle obbligazioni (per 10.559 posizioni) sono state vendute direttamente dai quattro istituti bancari, il resto tramite altri istituti di credito.

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