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Una partita energetica cruciale per l’Italia

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analisi

Hub europeo del gas: una partita energetica cruciale per l’Italia

Spesso accusata di latitanza sul fronte della politica estera, l’Italia stavolta è scesa in campo con decisione. E probabilmente non è un caso che il terreno di scontro sia quello dell’energia, tassello fondamentale per garantire il futuro sviluppo del nostro Paese.

Schierarsi di fatto a favore di una proroga delle sanzioni europee contro la Russia non dev’essere stata una scelta facile per il governo Renzi, considerato che nella Ue siamo il secondo partner commerciale di Mosca. Ma è questo il momento giusto per giocare una partita che non possiamo permetterci di perdere.

Il raddoppio del gasdotto Nord Stream - che Gazprom ha progettato in alleanza con società tedesche, francesi, austriache e britanniche, ma non italiane - rischia di far naufragare l’aspirazione a trasformare la Penisola in un hub europeo del gas: un traguardo che non è più possibile fermare o modificare, ora che i lavori per la Trans Adriatic Pipeline sono iniziati e che la nostra Snam è sul punto di diventarne socia.

Dal 2019, se tutto va secondo i piani, il Corridoio Sud comincerà a trasportare in Italia il gas del Caspio e il combustibile dovrà necessariamente prendere la via dei mercati europei. Si tratta di un’occasione irripetibile per rafforzare il nostro ruolo sullo scacchiere energetico europeo. Ma se tutto il gas russo (di cui peraltro non potremo fare a meno nei prossimi anni) punterà dritto verso la Germania rischiamo di restare relegati alla periferia del mercato. Se non altro perché il gas azero, recapitato via Tap, soddisferà appena l’1% dei consumi europei, mentre quello russo vale oltre il 20 per cento.

Pretendere che Bruxelles imponga a Gazprom e soci di aprire a terzi l’utilizzo di Nord Stream 2 è forse azzardato: in fondo anche al Tap è stata concessa l’esenzione dalle regole del Terzo pacchetto energia, per consentire un più agevole rientro dagli investimenti. Ma Roma ha ancora il dente avvelenato per la vicenda di South Stream, il gasdotto al quale Mosca ha rinunciato principalmente a causa dell’intransigenza della Commissione Ue su questo aspetto.

Nel progetto originario South Stream sarebbe dovuto arrivare fino all’Italia. L’Eni era uno dei maggiori azionisti e Saipem aveva vinto la gara per realizzare la tratta sotto il Mar Nero: contratto stracciato di punto in bianco da Gazprom quando i tubi erano già arrivati sul posto, pronti per essere assemblati.

Nord Stream 2 non ha nessun vantaggio da portare all’Italia: può solo penalizzarci. Con gli Usa che si sono già dichiarati contrari al progetto e con un folto gruppo di Paesi europei che (per altre ragioni) ha già iniziato a dare battaglia in Europa, il Governo Renzi è sceso in campo al momento giusto e nella circostanza giusta. E non è escluso che riesca a vincere la partita.

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