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Etruria, indagata anche la banca. Sul Dl salvabanche fascicolo a Roma

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la procura

Etruria, indagata anche la banca. Sul Dl salvabanche fascicolo a Roma

La Federconsumatori ha presentato ieri in procura ad Arezzo il suo esposto contro Banca Etruria, a nome di 1.500 tra azionisti e obbligazionisti toscani, prevalentemente di Arezzo. Il numero complessivo di coloro che chiedono risarcimento è oltre i 2mila. Si parla di «persone anziane e prive di competenza in materia finanziaria, spesso con bassa scolarizzazione, che si sono viste contattare telefonicamente o raggiungere a casa o addirittura in ospedale, nelle case di riposo da funzionari». Gli inquirenti starebbero valutando il reato di truffa vista l’alterazione dei profili Mifid.

Si allunga intanto l’elenco degli indagati: otto tra persone fisiche e giuridiche. Per ostacolo alla vigilanza risulterebbe sotto inchiesta anche la banca stessa, in base alla legge 231 sulla responsabilità giuridica. Per lo stesso reato risulta indagato l’ex presidente Giuseppe Fornasari, l’ex dg Luca Bronchi e il manager David Canestri. Avrebbero «omesso di comunicare nell’operazione di dismissione immobiliare Palazzo della Fonte fatti e circostanze determinanti per la precisa vlutazione dell’esistenza della clausola “true sale” (effettiva cessione) e per l’iscrizione della plusvalenza nel bilancio 2012» e «fornito non corretta e aggiornata rappresentazione sulla reale situazione patrimoniale e economica», si legge nell’avviso di conclusione indagine.

Per emissione di fatture false sono indagati sempre Fornasari e Bronchi, più l’ultimo presidente Lorenzo Rosi. Si aggiungono anche il presidente e l’ad della Methorios, Fabio Palombo e Ernesto Mocci. La banca è azionista della società di consulenza, e a sua volta la Methorios risulta azionista della società “Palazzo della Fonte”, dove la stessa banca è socia e nella quale ha conferito 82 milioni di immobili. Palombo e Mocci risultano indagati per due fatture per «operazioni inesistenti». Si parla di evasione dell’Iva per il 2013, «avvalendosi di due fatture emesse dalla Methorios». Per mancata dichiarazione di conflitto di interessi risultano indagati Rosi e l’ex membro del cda Bruno Nataloni, per vantaggi da 185 milioni. Secondo quanto dichiarato alla Reuters, Rosi dice di non aver ricevuto avvisi di garanzia.

Oltre a questi reati, non si esclude che possano emergere altri elementi, dove si possa ravvisare il falso in bilancio e la bancarotta fraudolenta. Tra le prerogative del commissario speciale che si occupa della bad bank, Giuseppe Santoni, c’è anche la possibilità di muovere un’azione di responsabilità.

Intanto gli effetti della norma «salva banche» finiscono sotto inchiesta alla Procura della Repubblica di Roma. Il fascicolo d’indagine, per il momento, è a modello 45, ossia senza indagati né ipotesi di reato. Una cosiddetta indagine «esplorativa» tesa ad accertare se siano stati compiuti illeciti a danno di circa 150mila piccoli azionisti e sottoscrittori di obbligazioni subordinate con Banca Marche, CariFerrara, Banca Etruria e del Lazio e CariChieti.

L’indagine è stata aperta dal procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, sulla base di un esposto di Adusbef e Federconsumatori giunto all’ufficio requirente capitolino lo scorso 3 dicembre. Le due associazioni hanno sostanzialmente affermato che nella vicenda attorno al decreto legislativo 180 del 2015 sono ravvisabili i reati di «truffa, appropriazione indebita, omessa vigilanza della Banca d'Italia e di altri soggetti in primis la Consob che hanno provocato un danno enorme, bruciando il risparmio» di «130mila piccoli azionisti e 20mila bond holders sottoscrittori di obbligazioni subordinate» delle quattro banche. Si tratta del secondo fascicolo d’indagine aperto dalla Procura di Roma sulle «popolari». Il primo risale a febbraio scorso e riguarda la presunta «rivelazione di informazioni privilegiate» sul contenuto dell’allora decreto legge di riforma delle popolari. Una norma il cui contenuto sarebbe circolato in ambienti finanziari ben prima del 20 gennaio scorso, data in cui il premier Matteo Renzi ha illustrato la modifica. Il risultato sarebbe stato una sorta di speculazione da parte di alcuni soggetti, che avrebbero fatto man bassa di azioni. L’indagine aperta in questi giorni dal procuratore Pignatone, invece, ha lo scopo di verificare l’esistenza di eventuali reati compiuti in danno dei correntisti rimasti a bocca asciutta.

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