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Cdp svela il piano al 2020: 160 miliardi per la crescita

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Investimenti

Cdp svela il piano al 2020: 160 miliardi per la crescita

Sullo sfondo c'è, per cominciare, un mutato contesto macroeconomico e «una nuova fase per l'Italia», per dirla con le parole del ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, che consentono, con tassi decisamente meno ostici, margini più ampi in termini di flessibilità finanziaria. E c'è poi, tassello nient'affatto trascurabile, lo scatto in avanti assicurato, tra le pieghe della nuova legge di stabilità, dal riconoscimento di Cassa depositi e prestiti come istituto nazionale di promozione. Che significa, in soldoni, la regia delle iniziative (e dei relativi stanziamenti) collegati al piano Juncker e la gestione dei fondi pubblici nazionali e di quelli strutturali targati Ue. Ed è questa la cornice del nuovo piano industriale 2016-2020 presentato ieri nella sede del Mef dallo stesso ministro Padoan e dai vertici della Cassa, il presidente Claudio Costamagna e l'ad Fabio Gallia. E la scelta di Via XX Settembre è tutt'altro che casuale come lascia subito intendere il titolare dell'Economia, aprendo la presentazione del nuovo business plan non prima di aver rivendicato che è stata proprio l'Italia a spingere in Europa per un ruolo attivo delle banche di promozione nazionale tra le quali Cdp è pronta a giocare la sua partita.

«Il piano di sviluppo della Cassa - esordisce Padoan - arriva in un momento quanto mai opportuno perché si integra con le altre misure prese dal governo e si mette a cavallo tra la tutela del risparmio e lo stimolo agli investimenti privati e pubblici. Nel piano c'è una strategia complessa e ricca. Questo si traduce in numeri importantissimi in termini di sostegno all'economia e di politica economica».

Ed eccoli i numeri del nuovo piano che promette di muoversi secondo un approccio di sistema e in modo complementare al sistema finanziario senza per questo snaturare il ruolo di Cassa o, peggio, metterne a repentaglio il profilo di rischio e un adeguato livello di redditività (su cui resta alta la guardia delle fondazioni) e senza perdere di vista il collegamento con il territorio, che è scritto nel dna di Cdp: 160 miliardi di risorse mobilitate da qui al 2020, cui si affiancheranno altri 105 miliardi di euro, per effetto di quel ruolo di catalizzatore di fondi, nazionali ed esteri, pubblici e privati, che Cdp conta di ritagliarsi. E riflettori puntati su quattro aree prioritarie che serviranno a canalizzare la spinta alla crescita del paese: supporto alle istituzioni governative e agli enti locali, in ossequio a quei 165 anni di storia che campeggiano sulle slide della presentazione del piano; potenziamento delle infrastrutture; sostegno alle imprese (su cui è indirizzata la fetta più consistente delle risorse messe in campo dalla Cassa, si veda altro pezzo in pagina); sviluppo del patrimonio immobiliare.

Il presidente Costamagna riassume così in poche battute lo spirito del nuovo business plan, il primo, chiarisce, a essere redatto insieme al management delle società dell'universo Cdp e frutto di uno sforzo corale, suggellato dalla presenza, in sala, di tutta la prima linea della Cassa (dal cfo Fabrizio Palermo a Leone Pattofatto, responsabile partecipazioni e ad di Cdp Reti) e dei vertici di alcune controllate, a cominciare dal numero uno di Sace, Alessandro Castellano. «È un piano a cinque anni - spiega il presidente - mentre di solito nel mondo bancario i piani sono a tre anni, ma la caratteristica della Cassa è quella di investitore di medio-lungo termine». E, altro aspetto del piano, prosegue Costamagna, «è la parola promozione. Il ruolo di Cassa è la promozione degli investimenti nel nostro paese. L'obiettivo è attrarre capitali per sviluppare e dare sostegno all'economia». E che la congiuntura sia prolifica, Costamagna lo dice a chiare lettere: «Non ho mai visto come in questo momento interesse per la “carta” italiana da parte degli investitori, quindi dobbiamo approfittarne».

Dal canto suo, come spiega poi nel dettaglio Gallia, Cdp promette un'azione ancora più incisiva e organica, a partire dal supporto agli enti pubblici, che beneficeranno di 15 miliardi di risorse (+22% rispetto al quinquennio precedente). La Cassa punta cioè ad ampliare la sua tradizionale mission di primo finanziatore degli enti per porsi come un advisor a 360 gradi al fianco delle amministrazioni, in modo da supportarle nella valorizzazione dei propri asset (non solo quelli immobiliari, ma anche sul fronte delle partecipazioni nelle utilities) e nell'ottimizzazione dei fondi strutturali, rimasti spesso nel cassetto in questi anni, anche grazie al rilancio della cooperazione internazionale.

Poi c'è il capitolo infrastrutture dove, promette Gallia, Cdp «vuole favorire un cambio di passo e giocare un ruolo proattivo attraverso un'attività di advisory dei soggetti che sono titolati alla realizzazione delle grandi opere». L'impegno? Anche qui lo sforzo è consistente: la spa di Via Goito intende mobilitare risorse per 24 miliardi(+23%), lavorando altresì su un crinale, assicura l'ad, non da poco: «Dobbiamo ampliare - avverte Gallia - l'accesso al mercato dei capitali. Oggi il grosso delle infrastrutture è finanziato attraverso il canale bancario, ma ci sono molti investitori in cerca di nuovi investimenti, di “carta” come si dice in gergo tecnico. Noi dobbiamo spingere per portare questi progetti sul mercato».

Insomma, la Cassa anche come strumento di stimolo e facilitatore dell'incontro tra progetti e capitali pubblici e privati, che è poi la logica che percorre pure l'area del real estate (3,8 miliardi di risorse, +110% sul quinquennio precedente). Su questo versante, chiarisce l'ad Gallia, «ci sarà una forte accelerazione del nostro impegno». Tradotto: oltre alla valorizzazione del patrimonio pubblico, il piano tratteggia un ruolo chiave per la Cassa nel social and affordable housing, nonché nella riqualificazione e sviluppo di aree strategiche. Senza dimenticare il turismo attraverso la valorizzazione delle strutture ricettive, che passa per la creazione di un veicolo di investimento ad hoc.

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