Il livello di capitale (ricordate il Cet1 sopra il 10%?) può in questo momento essere adeguato e non presentare rischi. Ma in prospettiva più è alta la mole di prestiti malati sul patrimonio, più svalutazioni andranno fatte, più le perdite potrebbe far scendere il capitale sotto i requisiti di Vigilanza e imporre nuovi aumenti di capitale. L'abbiamo visto di recente con Vicenza e Veneto Banca e questo circolo vizioso ha caratterizzato la storia recente di Mps, Carige e il Banco Popolare che hanno prodotto perdite significative dalla svalutazione dei crediti a rischio e hanno dovuto ricapitalizzare per somme importanti.
A giugno del 2015 come rileva lo studio di Fitch, Mps aveva crediti malati netti pari a oltre 2 volte il patrimonio. Erano addirittura oltre le tre volte, prima degli aumenti di capitale che hanno ridotto il rapporto. Anche il Banco Popolare ha prestiti malati pari a 2 volte il patrimonio. Tanto per dare un'idea di confronto, Intesa e UniCredit hanno prestiti malati che valgono 0,7 volte il patrimonio. Ben messe, cioè con crediti a rischio che non superano il capitale anzi abbondantemente sotto questa soglia ci sono Credem, Sondrio, Bpm, Ubi. Per Carige, Credito Valtellinese e Vicenza invece le sofferenze e incagli netti superano l'intero capitale della banca.