L'antidoto alla montagna di sofferenze è l'aumento del tasso di accantonamento, cioè di copertura dei crediti malati. Più ci sono sofferenze più la banca deve accantonare più fondi per svalutarle. Non deve stupire infatti che Mps, la banca più esposta sui crediti malati sia anche quella che ha il più alto tasso di copertura delle sofferenze. Come ha rilevato Fitch nel suo studio sullo stato di salute patrimoniale delle banche italiane, Mps ha un tasso di copertura per le sofferenze al 65% il più alto in assoluto. E quello che riguarda tutti i crediti malati è al 55%. Cosa vuol dire ciò. Che la banca fronteggia il rischio delle perdite cumulate dei crediti malati svalutando quote alte degli stessi. Lo si fa in nome della solidità. L'effetto collaterale è una fonte di perdite più elevata rispetto a chi accantona meno perché ha meno prestiti a rischio di non rientro. Detto questo, che vale sul piano teorico, ogni banca applica variabili di una propria strategia.
Ad esempio, pur avendo quote di crediti a rischio ben sotto la media ci sono banche come UniCredit, Sondrio, Intesa, Credem che hanno alti tassi di copertura, tutti sopra il 50%. Una scelta autonoma della banca iperprudenziale che è un segno di affidabilità ulteriore. Addirittura Intesa, UniCredit, Sondrio, Credem coprono le sole sofferenze fino al 60%.
In situazioni più esposte figurano il Banco Popolare e Ubi. Entrambe coprono le sofferenze sotto la media del sistema con un tasso al 40%. Scelte che possono essere legate alla qualità delle garanzie sui prestiti a rischi. Puoi accantonare meno se le tue garanzie reali e immobiliari sui prestiti in sofferenza sono più alte della media del sistema. Ma va verificato se dopo lo sboom dei prezzi immobiliari, quelle garanzie coprono ancora il prestito.